Romania: stipendi bassi, mancano lavoratori

I romeni se ne vanno all’estero, alla ricerca di una vita più dignitosa e le autorità per sopperire all’anemia di lavoratori aprono all’Asia e all’Africa. Proprio la carenza di manodopera potrebbe vanificare gli investimenti per la ripresa post Covid-19

28/09/2021, Mihaela Iordache -

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Nella fabbrica della Dacia-Renault a Mioveni, Romania (punghi/Shutterstock)

Nell’ultimo anno e mezzo è stata la crisi sanitaria globale a travolgere le economie, ora, la possibile ripresa, rischia in molti paesi europei di essere messa in pericolo dalla mancanza di manodopera. Accade anche in Romania dove negli ultimi anni milioni di cittadini sono emigrati in cerca di una vita migliore.

Una situazione che rischia di annullare i possibili benefici dei piani nazionali di ripresa e resilienza che stanno per partire.

Per arginare la carenza di manodopera il governo di Bucarest sta aumentando ogni anno le quote destinate ai lavoratori provenienti dall’Asia o dall’Africa: Nepal, Turchia, Sri Lanka, Bangladesh, India e Etiopia i paesi maggiormente coinvolti.

È solo attraverso l’immigrazione che si riesce a supplire almeno in parte alla grande richiesta di manodopera nei settori del turismo, ristorazione o edilizia. Settori da dove sono partiti per lavorare all’estero milioni di romeni (le stime parlano di circa quattro milioni di romeni che lavorano attualmente all’estero).

Le differenze con altri paesi UE

La causa principale della fuga dei cittadini romeni sono gli stipendi, tra i più bassi dell’Unione Europea. Infatti a quasi 15 anni dall’entrata della Romania nell’UE lo stipendio minimo nazionale è il terzo più basso tra tutti i 27 paesi. Secondo Eurostat, all’inizio dell’anno lo stipendio minimo in Romania era di 458 euro, in Ungheria di 442 euro, mentre in Bulgaria di 332 euro.

Vista la grande richiesta di manodopera straniera quest’anno il governo di Bucarest ha stabilito il possibile ingresso di 25.000 cittadini stranieri, dovendo poi aumentare di ulteriori 10.000. Quote maggiori rispetto all’anno prima.

Presso le frequentatissime terrazze del centro storico di Bucarest molti camerieri sono immigrati. Stessa cosa accade nelle aziende agricole. I camerieri romeni invece servono il caffè a Roma o a Barcellona.

In Romania 1 milione e mezzo di lavoratori riceve lo stipendio minimo netto di circa 300 euro. Con questi soldi un romeno può comprare solo il 30% dei beni alimentari di base che potrebbe può permettersi un cittadino di un altro stato europeo più sviluppato. 

Nel frattempo le grandi imprese della Romania hanno iniziato ad aprire propri centri di preparazione professionale dove persone senza esperienza vengono specializzate. Questo accade in città come Timișoara (dove l’indice di disoccupazione è dell’1%) o di Cluj dove le società aprono scuole professionali con fondi europei. Gli imprenditori lamentano però il fatto che molti lavoratori romeni dopo essersi specializzati in Romania partono verso paesi occidentali.

Lavoratori stranieri

Restano dunque i lavoratori originari dall’Asia o dall’Africa che possono guadagnare in Romania anche 20 volte di più rispetto ai loro paesi. Nell’ambito della ristorazione un lavoratore straniero può ricevere fino a 500 euro netti al mese più vitto e alloggio, sottolinea la stampa romena. Circa 400 euro più vitto e alloggio ricevono anche gli operai dal Nepal, Vietnam o India assunti nei cantieri aperti sul litorale del Mar Nero. Di solito si tratta di contratti della durata di due anni. 

La capitale Bucarest e la città di Cluj (la “Silicon Valley“ romena) si riconfermano i posti della Romania con gli stipendi più alti.

Un po’ di numeri

L’indice della disoccupazione in Romania si aggira intorno al 5%. Con ampie differenze però tra nord e sud, e tra ovest ed est. Differenze che corrispondono anche ai divari sociali che vi sono tra le varie contee e città del paese. I lavoratori guadagnano più o meno a seconda dell’area in cui vivono. Uno specialista IT della contea di Vaslui ad esempio (est del paese) ha uno stipendio anche tre volte più basso rispetto ad uno di Cluj, per lo stesso identico lavoro.

Nella capitale Bucarest e a Cluj gli stipendi partono da 950 euro al mese e arrivano fino a 5000 euro. Tra i mestieri meglio pagati, oltre agli specialisti IT, vi sono medici, avvocati, bancari e controllori del traffico aereo.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale la Romania ha registrato nel 2020 una perdita del PIL del 3,9%, facendo meglio di molti altri paesi europei. Per quest’anno il FMI stima una crescita economica del 7%. La crescita economica a medio termine dipenderà anche dal modo in cui la Romania saprà valorizzare le risorse finanziarie del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). 

Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è arrivata a Bucarest nell’ambito delle visite NextGenerationEU. “Per la Romania, il PNRR non è solo il documento in base al quale potremo beneficiare di uno stanziamento di 29,2 miliardi di euro, ma anche la garanzia che gli investimenti e le riforme saranno le coordinate dei prossimi anni. La Romania si unisce, come è naturale, agli obiettivi che caratterizzano le economie sviluppate: la modernizzazione delle infrastrutture dei trasporti e della sanità, l’economia verde, la digitalizzazione”, ha dichiarato il primo ministro romeno, Florin Cîțu.

Se queste risorse si trasformeranno o meno in sviluppo e ripresa dipenderà però – almeno per l’Europa dell’Est – proprio dalla disponibilità sufficiente di manodopera e da stipendi che possano garantire una vita dignitosa.

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