Romania, sguardo fisso sul Mar Nero

La nuova politica estera rumena guarda ancor più agli USA e ad un ruolo imprescindibile nella regione del Mar Nero. Basescu, su questo, sembra trovare poche opposizioni. Alcuni analisti temono però che in questo modo si rischi di complicare il percorso rumeno verso l’UE

07/03/2005, Redazione -

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La costa rumena sul Mar Nero

Di Victor Roncea – IWPR
Traduzione a cura dell’Osservatorio sui Balcani

Il nuovo Presidente della Romania ha affermato che la Romania, affacciandosi sul Mar Nero e vicina al Caucaso, potrebbe rappresentare per l’Occidente un’ottima postazione per eventuali operazioni contro militanti islamici e crimine organizzato.

Ma non tutti sono concordi con questa nuova linea assunta dalla politica estera rumena ritenendo possa complicare i piani per entrare nell’UE nel 2007. Altri affermano invece che si tratterebbe solo di parole.

Traian Basescu, 53 anni, in passato capitano di navi, ritiene che l’enfasi strategica rispetto al Mar Nero sia inevitabile se la Romania vuole riuscire ad avere un ruolo nelle prossime contrapposizioni in merito alla sicurezza, al petrolio, alle migrazioni e, naturalmente, se vuole aver voce in capitolo nella guerra al t[]ismo.

In parallelo Bucarest sta promuovendo l’idea di un asse strategico che la colleghi a Washington, Londra, Medio Oriente e Mosca.

"Ci confrontiamo attualmente con molte minacce alla sicurezza globale con il Mar Nero che sta divenendo un ponte quanto per il t[]ismo tanto per le migrazioni, per il traffico di stupefacenti e di esseri umani", ha dichiarato recentemente Basescu.

"Sono tutte minacce nei confronti della NATO, dell’UE e degli altri Paesi della regione".

Le strategie di Basescu trovano molti sostenitori in Romania, ma non tutte le voci dissenzienti sono state messe a tacere.

Il governo ha ricevuto anche molte critiche dall’estero per il suo aver appoggiato incondizionatamente gli USA durante la guerra in Iraq, in particolare da Francia e Germania.

L’ex Primo ministro, Adrian Nastase, ha affermato che l’uso che Basescu fa della parola "asse" in riferimento ai legami tra Washington, Londra e Bucarest, sia perlomeno "sfortunato".

"Ricorda a molti in Europa la Seconda Guerra Mondiale" ha affermato Nastase. L’ex Premier ha poi aggiunto che il tentativo di ri-orientare la politica estera rumena stia creando una non necessaria ansia al Paese.

Alcuni analisti politici sono scettici sui nuovi piani strategici della Romania verso est, temendo che rischino di destabilizzare il suo cammino verso l’UE.

"Prima di guardare ad est Basescu dovrebbe ricordarsi che l’ingresso nell’UE rimane l’obiettivo principale", ha affermato Bogdan Chireac, giornalista del quotidiano Adevarul.

"La Romania non dev’essere messa nella posizione di scegliere tra la NATO e l’Unione europea" ha aggiunto "è nell’interesse del Paese stringere legami forti con tutte le democrazie occidentali".

Ciononostante l’agenda fedelmente filo-americana del nuovo Presidente sta sollevando poche critiche in Romania. Non vi sono sostanziali differenze politiche su questa questione.

Il sostegno alla coalizione guidata dagli USA contro il t[]ismo è condiviso da tutto lo spectrum politico e, diversamente da quanto accade in altri Paesi dell’Europa centrale ed orientale la Romania non si trova strattonata tra un crescente dissenso interno in merito alla guerra in Iraq ed il desiderio di mantenere stretti legami con Washington.

Dopo essere entrata nella NATO lo scorso anno, la Romania ha prontamente mostrato il suo sostegno alla missione USA in Iraq mandandovi proprie truppe. Attualmente sono 730 i soldati in Iraq, altri 500 sono invece in Afghanistan.

In contrasto con molti Paesi europei, che hanno iniziato a ritirare i propri soldati, Bucarest sta invece rinforzando la sua presenza in queste aree problematiche. Recentemente ha inviato altri 100 membri della propria fanteria in Iraq.

Non vi sono neppure molte discussioni sulla proposta della Romania (assieme alla Bulgaria) di mettere a disposizione dell’America le proprie basi militari ed i propri porti.

La Romania ha dimostrato forte entusiasmo quando gli USA hanno segnalato che erano interessati ad accettare l’offerta. "L’esercito USA è pronto ad affittare alcuni siti militari nell’est Europa, probabilmente entro la fine di quest’anno", ha annunciato durante una visita in Romania a metà dello scorso gennaio James Jones, generale USA e comandante delle forze USA e NATO in Europa.

Jones, la cui visita aveva lo scopo di ispezionare basi militari che avrebbero potuto ospitare le truppe americane o i siti per costruirne di nuove, ha ringraziato la Romania per il sostegno dato in Afghanistan ed in Iraq e per l’offerta di ospitalità rivolta all’esercito USA. "Questo consoliderebbe il fianco NATO sul Mar Nero", ha affermato Jones.

"Come membro della NATO la Romania ha già dimostrato di essere un partner affidabile in molti luoghi caldi del globo" ha dichiarato ad IWPR Quinton Quale, ambasciatore britannico a Bucarest.

"L’alleanza s’appoggia alle specifiche caratteristiche militari e geostrategiche dei propri membri" ha aggiunto "ed in questo contesto la posizione della Romania sul Mar Nero è vincente".

Ed è questo il messaggio che Basescu cerca di far passare. "Dato che la NATO sta assumendo un ruolo sempre più amplio nel contesto delle nuove questioni di sicurezza globale, la Romania dovrebbe divenire un partner chiave per quanto riguarda il confine orientale dell’Alleanza", ha affermato ad un recente summit NATO a Bruxelles.

Ciononostante Vladimir Socor, un analista di lungo corso presso la Fondazione Jametown, ritiene che le nuove attenzioni rumene sul Mar Nero potrebbero inavvertitamente andare a braccetto con gli obiettivi russi nella regione, piuttosto che con quelli NATO.

"Le nuove proposte di Basescu in merito alla sicurezza nell’area del Mar Nero, con l’intenzione di creare un gruppo operativo per combattere traffico d’armi, di droghe, di esseri umani e la proliferazione di armi di distruzione di massa, potrebbe, nei fatti, escludere la stessa NATO in questo tipo di operazioni" ha recentemente scritto Socor nell’ Eurasia Daily Monitor, "e terrebbe le forze navali dell’Alleanza fuori dal Mar Nero".

Secondo Socor, la proposta che tre Paesi NATO (Turchia, Romania e Bulgaria) assieme alla Russia creino questo gruppo operativo, sarebbe in linea con le idee russe sia del periodo sovietico che dopo il 1991 in merito ad una regionalizzazione delle questioni inerenti alla sicurezza in Europa.

"E’ una loro offerta tipica quella di creare gruppi in aree strategiche di cui farebbero parte Paesi NATO assieme però alla Russia, come attore con più peso degli altri, ed escludendo in tal modo la NATO come istituzione in sé" ha ricordato.

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