Romania: più dialogo, meno odio

Il progetto "Less hate, more speech" punta a stimolare una discussione più civile e con meno aggressività verbale sui media online romeni. Un’intervista 

22/03/2017, Francesco Martino -

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"Less hate, more speech", partito nel 2014, è un tentativo ambizioso di studiare il comportamento online degli utenti che commentano su alcuni importanti siti romeni, per capire quale tipo di interazione stimoli un atteggiamento più costruttivo, diminuendo al tempo stesso i casi di "hate-speech" e la necessità di moderare i commenti. Ne abbiamo parlato con Roxana Bodea, una delle ricercatrici responsabili del progetto.

Quali sono gli obiettivi principali del progetto?

Obiettivo principale è determinare in quali condizioni chi commenta on-line tende a mostrare un atteggiamento più tollerante nei confronti degli altri utenti e dei moderatori. Nel progetto sono stati coinvolti sia ricercatori che giornalisti. Da parte dei giornalisti l’obiettivo è soprattutto di capire come mantenere alto l’interesse dei commentatori, diminuendo al tempo stesso la necessità di moderazione, grazie a livelli più bassi di hate-speech ed intolleranza all’interno delle proprie pagine. Per i ricercatori era invece interessante studiare quali fossero le condizioni necessarie a produrre questo tipo di risultati.

Quanti e quali media avete coinvolto nel progetto?

Abbiamo cominciato con due siti on-line: Gazeta Sporturilor uno dei web-site sportivi più letti in Romania (è la versione on-line dell’unico quotidiano sportivo presente sul mercato romeno) per puoi aggiungere il blog Tolo.ro, prodotto da Catalin Tolontan, caporedattore di Gazeta Sporturilor, ma anche uno dei giornalisti investigativi più rispettati in Romania. Il suo blog ha infatti un target diverso del quotidiano, perché soprattutto nell’ultimo anno e mezzo si è concentrato su indagini che spaziano nel sociale, come ad esempio nel campo della sanità.

All’inizio del 2016 abbiamo aggiunto due website minori: Blogsport.ro, che è basato soprattutto su editoriali, sempre in campo sportivo, e Paginademedia.ro un sito dedicato alla comunità di chi si occupa di media e marketing. Con Gazeta Sprturilor avevamo già collaborato in passato, ecco perché nel 2014 – quando il progetto è partito – abbiamo deciso di includerlo. Abbiamo poi aggiunto anche siti che parlassero di media perché i giornalisti erano uno dei target group con cui ci interessava comunicare e interagire.

La maggior parte dei portali coinvolti trattano tematiche sportive…

Sicuramente il tema sportivo ha attirato il nostro interesse in modo particolare, sia per l’ampia diffusione (Gazeta Sporturilor conta circa 3,5 milioni di accessi unici al mese) che per la forte passione, che spesso rischia di sfociare in comportamenti aggressivi, che gli amanti dello sport mettono nei loro commenti.

Come avete posto le basi di lavoro del progetto?

Dopo aver sviluppato il gruppo di lavoro che include l’Università di Bergen (Norvegia), l’Università dell’Europa centrale di Budapest (Ungheria) e i media partner, abbiamo sviluppato sia la parte prettamente teorica che un gruppo di lavoro che si è preoccupato di sviluppare la gestione dei commenti.

La strategia di gestione è il frutto di uno sforzo collaborativo tra i soggetti del progetto: abbiamo assunto cinque giornalisti moderatori, che insieme al resto del team hanno sviluppato un set di regole da seguire nella gestione dei commenti. In una seconda fase abbiamo poi raccolto tutti i dati pervenuti nell’arco di 14 mesi per poterli rielaborare dal punto di vista teorico.

Per elaborare una strategia coerente abbiamo tenuto incontri settimanali, per discutere con i moderatori partendo dai casi concreti che questi incontravano durante la loro attività quotidiana. Proprio elaborando dei casi reali siamo arrivati a stilare una serie di indicazioni da applicare per la moderazione dei commenti.

Che tipo di strategia alla moderazione avete messo in atto?

Abbiamo naturalmente deciso di moderare tutti casi di hate-speech, di aggressività e di istigazione alla violenza, ma seguendo il principio di non censurare il divertimento, o comunque la passione nei commenti, se non nei casi in cui questi superavano la soglia – che a noi sembrava minima – di rispetto e tolleranza nei confronti degli altri utenti. Al tempo stesso l’idea era quella di moderare il commento, e mai il commentatore. In altre parole, di non tentare mai di interpretare quanto il commentatore aveva in mente, ma di soffermarsi invece su quanto effettivamente espresso, tenendo anche conto del contesto.

Che tipo di reazione alle nuove strategie di moderazione avete riscontrato nei lettori?

L’analisi dei dati è ancora in corso, è ancora presto per tentare di capire meglio che tipo di effetti ha avuto il nostro sforzo. Sicuramente alcuni elementi sono già visibili: ad esempio in uno degli esperimenti, in cui avvertivamo con degli alert gli utenti quando il commento sarebbe andato incontro a moderazione, spesso lo stesso autore tornava volontariamente sui propri passi.

Quali altri esperimenti di gestione dei commenti sono state utilizzate?

Tra le strategie impiegate in modo sperimentale c’è stata quella di inserire tre stelline al posto di commenti offensivi, oppure quella di pubblicarli ugualmente, ma con un font estremamente ridotto. Al tempo stesso i moderatori hanno evidenziato con colori diversi quei commenti che, per un motivo o per l’altro, venivano considerati particolarmente positivi.

Quale di queste strategie ha evidenziato i risultati migliori?

E’ difficile evidenziare o identificare una strategia migliore delle altre. Quello che abbiamo potuto constatare è che se i lettori vengono coinvolti, attraverso un sistema di moderazione le cui regole sono note a entrambe le parti, si può notare una diminuzione interessante del numero dei commenti che hanno bisogno di moderazione. Forse, quindi, le parole chiave sono coinvolgere i lettori e mostrare rispetto, sia da una parte che dall’altra.

L’intolleranza verbale è un problema diffuso sui media romeni?

Di certo, rispetto ai commenti, c’è una forte sensazione di problematicità all’interno della comunità dei giornalisti in Romania. Secondo i dati che abbiamo raccolto, circa l’84% dei giornalisti interpellati ritiene che la sezione commenti sia prevalentemente dominata da intolleranza e violenza verbale. I dati raccolti durante il progetto sembrano però smentire almeno parzialmente questa percezione: ad esempio su Gazeta Sporturilor, nel periodo maggio 2015 – maggio 2016, circa il 21% dei commenti aveva bisogno di un intervento di moderazione, mentre sugli altri siti la percentuale era ancora più bassa (su Tolo.ro circa il 14%).

Ci sono gruppi etnici, politici, di genere particolarmente soggetti ad aggressività verbale su internet?

Prevedibilmente, abbiamo notato che alcuni gruppi come ad esempio i rom oppure la comunità ungherese di Romania sono più spesso vittime di attacchi verbali nei commenti on-line. Al tempo stesso, abbiamo notato che i moderatori avevano delle sensibilità diverse rispetto a gruppi diversi. Per i rom e gli ungheresi, spesso sotto i riflettori dell’intolleranza, c’era una reattività nella moderazione superiore a quella verso altri gruppi meno tipicamente attaccati, come ad esempio gli asiatici, verso cui la sensibilità era evidentemente meno sviluppata.

Come definire la sottile linea rossa tra moderazione e censura?

Per il progetto abbiamo iniziato studiando le regole già applicate da una serie di media on-line a livello internazionale, cercando ed evidenziando i tratti comuni, per poi aggiungere considerazioni da noi fatte a partire dal contesto locale. Naturalmente esiste il rischio che la moderazione possa trasformarsi in aperta censura: credo però che con la nostra politica di moderazione siamo riusciti a trovare un compromesso sostenibile tra il diritto all’espressione libera del pensiero e quello ad essere protetti dall’aggressività e dalla discriminazione, escludendo i commenti apertamente razzisti o quelli che invitavano alla violenza, senza per questo arrivare a una moderazione rigida e censoria.

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