Romania: perché andrò al Festival di Dilema Veche

Si apre domani, ad Alba Iulia in Romania, il Festival di Dilema Veche, settimanale romeno partner di OBC nel progetto ECPMF . Ma perché vale la pena parteciparvi?

20/08/2015, Andrea Pipino -

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Festival Dilema Veche 2014

(Pubblicato originariamente da Dilema Veche e ripreso e tradotto da VoxEurope )

Perché non vedo l’ora di partecipare al festival di Dilema Veche ad Alba Iulia? Per tanti motivi. Professionali e personali.

Perché Dilema Veche è il primo giornale romeno che ho letto, sforzandomi di capirci qualcosa: conservo ancora una foto del 2009 seduto a un tavolino di un ristorante sul lago di Snagov mentre sfoglio il numero che aveva in copertina una storia sulla morte del giornalismo. Perché mi piace quello che scrive Mircea Vasilescu.

Perché ho l’impressione che Dilema sia un po’ figlio di un’idea di giornalismo che è abbastanza simile a quella che cerchiamo di coltivare a Internazionale . Perché il primo pezzo romeno che ho selezionato per Internazionale era proprio un pezzo di Dilema: un bellissimo, toccante reportage di Liliana Nicolae da un piccola località sul delta dal Danubio, un villaggio “la capătul geografiei, unde poţi să cazi în mare”.

Perché sono curioso di capire come funziona un festival giornalistico fuori dall’Italia, e specialmente un un paese che è stato comunista. Perché ho un sacco di domande fare ai miei colleghi romeni: su Victor Ponta, su Klaus Iohannis, sulle manifestazioni durante le ultime elezioni presidenziali, sulla mobilitazione contro la miniera d’oro di Rosia Montana. E perché sono impaziente di confrontare le mie impressioni sul paese con quelle degli altri giornalisti europei.

E, se devo essere proprio sincero, non vedo l’ora di partecipare al festival perché non sono mai stato ad Alba Iulia. Perché l’idea di attraversare di nuovo i Carpazi mi affascina come la prima volta che l’ho fatto, più di vent’anni fa. Perché prima o poi spero di imbattermi in una locanda come quella raccontata da Mihai Sadoveanu in Hanul Ancuţei. Perché mi piace incontrare quelle belle facce di anziani, pacifiche e serene, che mi ricordano il signor Piscoci del film A fost sau n-a fost?  Perché spero di trovare qualche minuto per andare a cercare in qualche vecchio negozio di antiquariato i dischi dei Phoenix e dei Mondial che mi mancano. E perché devo comprare Aurora di Cristi Puiu  ed "Europolis" di Jean Bart.

E poi non vedo l’ora di arrivare ad Alba Iulia per assaggiare un bicchierino, o due, di tsuica. E perché sicuramente avrò l’opportunità di mangiare una pastrama de berbecut fatta come si deve e degli șoric fragranti, come a Roma sono impossibili da trovare. E poi perché andare al festival mi dà la possibilità di passare per Bucarest. E ormai Bucarest è un po’ la mia città adottiva. Passare accanto a Casa Scînteii arrivando dall’aeroporto, lasciarsi alle spalle l’Arco di trionfo, costeggiare il palazzo che ospita il museo Enescu, l’Ateneul Roman, il vecchio comitato centrale.

Tutto mi sembra familiare. Il caldo soffocante d’estate, il cielo grigio e opprimente di novembre e la fleşcăraia alla fine dell’inverno. E non vedo l’ora di partire soprattutto perché avere la possibilità di viaggiare e di conoscere persone e posti in questo modo è un grande privilegio. E perché sono questi i momenti in cui sono felice di fare questo mestiere.

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