Romania, oltre 16 miliardi dal programma SAFE

Situata alle frontiere esterne dell’Unione europea, la Romania si appresta a ricevere il più grande finanziamento europeo per il riarmo dopo quello assegnato alla Polonia: 16,6 miliardi di euro per fare di Bucarest un “pilastro della sicurezza nel Mar Nero”

14/10/2025, Mihaela Iordache - Riarmo
Elicottero militare Puma parcheggiato sulla pista presso la base aerea Mihail Kogălniceanu, Romania. © Cristi Dangeorge/Shutterstock

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Elicottero militare Puma parcheggiato sulla pista presso la base aerea Mihail Kogălniceanu, Romania. © Cristi Dangeorge/Shutterstock

La Romania riceverà prestiti per oltre 16 miliardi di euro nell’ambito del programma SAFE – Security Action for Europe, il nuovo strumento dell’Unione Europea dedicato al riarmo e alla sicurezza comune. Si tratta del secondo più grande stanziamento europeo, dopo quello concesso alla Polonia.

Con un valore complessivo di 150 miliardi di euro, il programma SAFE intende sostenere gli Stati membri negli investimenti strategici nell’industria della difesa, in un contesto di crescente instabilità ai confini orientali del continente.

Secondo le autorità di Bucarest, il pacchetto rappresenta un passo decisivo verso la modernizzazione delle forze armate e il rafforzamento della capacità industriale nazionale. La stampa romena lo definisce già come “il più grande programma di sicurezza e armamento nella storia del Paese”.

SAFE sarà operativo fino al 31 dicembre 2030 e offrirà prestiti a lunga scadenza, con una durata massima di 45 anni e un periodo di grazia di 10 anni per il rimborso. Dei 16,6 miliardi destinati alla Romania, 12,5 miliardi andranno direttamente alla difesa e il resto sarà utilizzato per l’infrastruttura.

Entro la fine di novembre, i governi dovranno presentare a Bruxelles l’elenco dei progetti ammissibili al finanziamento, sulla base delle priorità nazionali.

Il ministro romeno delle Finanze, Alexandru Nazare, ha spiegato che gli acquisti effettuati tramite SAFE saranno esenti dall’IVA e che i prestiti, garantiti dal bilancio dell’UE, “eliminano la pressione sul bilancio nazionale”.

Bucarest si è impegnata a mantenere una spesa per la difesa non inferiore al 2,2% del PIL, di cui circa l’1% destinato agli appalti militari. Tale quota sarà coperta nei prossimi cinque anni dal programma SAFE, assicurando così finanziamenti costanti.

Infrastrutture strategiche

Oltre alle spese militari, 4 miliardi di euro saranno dedicati a progetti di trasporto strategico. Tra i più importanti figurano i capolinea autostradali Pașcani-Suceava-Siret, che collegheranno la Moldavia interna alla capitale, e l’asse Iași-Ungheni, che unirà la Romania alla Repubblica di Moldova. Il valore complessivo dei due progetti supera i 3 miliardi di euro.

“Saremo in grado di sviluppare fabbriche di equipaggiamenti militari e di entrare a far parte delle catene del valore dell’industria europea della difesa”, si legge in un comunicato di Palazzo Victoria, la sede del governo romeno. L’esecutivo prevede, per i prossimi cinque anni, acquisizioni militari realizzate in partnership con altri Paesi europei, con l’obiettivo di potenziare la capacità di deterrenza e di integrazione produttiva.

Il presidente Nicușor Dan ha sottolineato che il programma SAFE “sarà anche un’opportunità per sviluppare l’industria della difesa romena, perché ci saranno equipaggiamenti che saranno prodotti in Romania, e anche un’opportunità per sviluppare un’infrastruttura che servirà sia l’ambito militare che quello civile”.

Europa in allerta

Negli ultimi mesi, diversi Paesi europei – tra cui Polonia, Estonia e Romania – hanno denunciato la violazione del proprio spazio aereo da parte di droni russi. Mosca continua invece a negare ogni coinvolgimento, ma Bruxelles spinge per rafforzare la difesa comune e punta a migliorare entro un anno la capacità di rilevamento dei droni sul territorio dell’UE.

In Romania, il Consiglio Supremo per la Difesa del Paese (CSAT) ha recentemente approvato le nuove normative che consentono l’abbattimento di aerei o droni pericolosi.

Secondo il ministro della Difesa Ionuț Moșteanu, “nel caso dei droni e degli aerei militari a pilotaggio umano, che non rispettano la legislazione nazionale, l’ordine di abbattimento spetterà al comandante militare responsabile della sicurezza dell’area”. In caso di aerei civili, invece, la decisione sarà presa direttamente dal ministro della Difesa nazionale.

“Abbiamo aerei a pilotaggio militare e civile. Nel caso di quelli militari, ancora una volta, la decisione e l’intera procedura sono coordinate ed eseguite dal comandante della missione in conformità con tutte le norme NATO per l’intercettazione di aerei militari e abbiamo assistito a un caso recente anche in Estonia”, ha aggiunto Moșteanu.

La questione droni è stata ribadita anche dal ministro degli Esteri Oana Toiu, che in un’intervista all’agenzia Reuters ha dichiarato che “la Romania spera di iniziare rapidamente a produrre droni difensivi sul suo territorio insieme all’Ucraina”, destinati “sia all’uso interno che agli alleati dell’Unione Europea e della NATO”. I negoziati con Kyiv, ha precisato Toiu, erano cominciati prima delle recenti violazioni dello spazio aereo nel fianco orientale dell’Alleanza Atlantica.

Gli acquisti militari e il riarmo nazionale

Alla fine di settembre, l’esercito romeno ha chiesto al Parlamento l’approvazione per l’acquisto di 216 nuovi carri armati e 76 veicoli derivati, nell’ambito del programma “Main Battle Tank”, destinato a completare i 54 carri Abrams già ordinati dagli Stati Uniti.

L’acquisto dei 54 carri armati ha un valore di circa un miliardo di euro, con la possibilità di un’ulteriore tranche da 500 milioni destinata a munizioni e sistemi d’arma complementari. La consegna di tutte le apparecchiature è prevista entro il 2028.

La seconda fase, molto più ampia, prevede la produzione o l’acquisizione sul territorio nazionale di 216 nuovi carri armati e 76 veicoli derivati, per un valore complessivo stimato di 6,5 miliardi di euro.

Parallelamente, Bucarest ha firmato in passato con Washington un contratto per 32 aerei F-35, del valore di 6,5 miliardi di dollari, con consegna a partire dal 2030. Ma per ora, il focus rimane sul SAFE perché i crediti europei copriranno quasi l’intero fabbisogno militare dei prossimi cinque anni.

Romania e la geostrategia del Mar Nero

Nel nuovo equilibrio europeo, segnato da conflitti e da una crescente ricerca di autonomia strategica, la Romania si propone come “pilastro della sicurezza nel Mar Nero”.

Il mese scorso, il presidente Nicușor Dan ha informato le Commissioni Difesa del Parlamento di una richiesta ufficiale degli Stati Uniti per l’utilizzo di strutture militari romene, tra cui la 57ª base aerea di Mihail Kogălniceanu.

In una lettera indirizzata al Parlamento, il capo dello Stato ha spiegato che “nel contesto del peggioramento della situazione di sicurezza in Medio Oriente, caratterizzato da acute tensioni e implicazioni esistenziali, gli Stati Uniti d’America, al fine di proteggere le proprie capacità e i propri interessi, hanno deciso di aumentare le proprie forze nella regione. Tenendo conto del posizionamento geostrategico della Romania, hanno chiesto alle nostre autorità di poter utilizzare strutture militari come la 57ª base aerea di Mihail Kogălniceanu.”

Il presidente ha poi sottolineato che tale collaborazione “può rivelarsi utile per proteggere gli interessi americani in Medio Oriente, ma al tempo stesso conferma il ruolo essenziale della Romania nell’architettura di sicurezza euro-atlantica e la rilevanza strategica delle nostre basi nel Mar Nero per gli Stati Uniti d’America”.

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