Romania, l’investimento decennale sulle acque reflue

Bucarest ha impiegato quasi 40 anni e milioni di fondi europei per depurare le sue acque reflue. Oggi gestisce uno degli impianti di trattamento più moderni dell’Europa orientale. Ma perché ci sono voluti così tanto tempo e così tanti fondi per costruirlo?

18/09/2025, Laura Popa -

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Glina, Romania: L'impianto di trattamento delle acque reflue del sistema fognario di Bucarest © LCV/Shutterstock

(Originariamente pubblicato dal nostro partner di progetto PressOne )

Prima della costruzione dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Glina (SEAU Glina), tutto ciò che veniva scaricato dai residenti di Bucarest confluiva direttamente nel fiume Dâmbovița. Da lì, raggiungeva l’Argeș, per poi riversarsi nel Danubio e infine nel Mar nero.

Secondo lo studio di fattibilità che ha costituito la base per la prima fase del progetto Glina, "lo scarico di acque reflue non trattate da Bucarest era considerato il principale fattore di degrado della qualità delle acque nei fiumi Dâmbovița e Argeș, nonché una delle principali fonti di inquinamento del Danubio".

Nel 1985, il dittatore Nicolae Ceaușescu aveva promesso di avviare i lavori per l’impianto di depurazione regionale, "un progetto su larga scala concepito per raccogliere le acque inquinate scaricate nel fiume Dâmbovița e purificarle ad un livello di limpidezza tale da poter essere riutilizzate più volte: per alimentare i sistemi di irrigazione intorno a Bucarest e per consentire la navigazione sul fiume Dâmbovița".

Dopo la Rivoluzione e diversi episodi di inquinamento da olio combustibile che hanno colpito il fiume Dâmbovița, i lavori a Glina erano stati interrotti, lasciando l’impianto di depurazione fuori servizio. Erano rimasti solo ricordi e una serie di bacini lungo il Dâmbovița.

Nel 2000, la Romania ha avviato ufficialmente i negoziati con Bruxelles per l’adesione all’Unione europea. All’epoca, Bucarest era l’unica capitale europea senza un impianto di depurazione delle acque reflue. Quattro anni dopo, nel 2004, nel tentativo di colmare il divario di sviluppo tra la Romania e il resto dell’Unione europea, è stato firmato un memorandum per finanziare la ristrutturazione dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Bucarest (investimento da realizzare in due fasi), e i lavori sono ripresi.

65 milioni di euro di fondi UE ricevuti prima dell’adesione

Secondo una risposta fornita dal Comune di Bucarest a PressOne, la costruzione dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Glina (SEAU Glina) si è svolta in due fasi, entrambe con finanziamenti europei a fondo perduto.

"Una prima fase dei lavori di costruzione è stata realizzata tra il 2007 e il 2011 nell’ambito del progetto ‘Ristrutturazione dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Bucarest’, finanziato con fondi europei, prestiti della Banca europea per gli investimenti e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, nonché con il bilancio locale", secondo la risposta inviata alla redazione.

Attraverso lo Strumento per le politiche strutturali di preadesione, la Romania ha ricevuto sostegno finanziario per diversi investimenti relativi alla tutela ambientale e ai trasporti. La maggior parte dei fondi è stata destinata a importanti progetti infrastrutturali per la gestione delle acque reflue e dei rifiuti, tra cui la ristrutturazione dell’impianto di Glina.

La stessa risposta fornita a PressOne dal Comune di Bucarest mostra che il 65% dei finanziamenti, per la prima fase della ristrutturazione dell’impianto di Glina, proveniva da fondi preadesione non rimborsabili.

Quindi, sul valore totale del progetto di oltre 101 milioni di euro, 65 milioni di euro provenivano dall’Unione europea, oltre 34 milioni di euro da prestiti della Banca europea per gli investimenti e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, mentre circa 3 milioni di euro provenivano dal governo romeno.

Inizialmente, a seguito della prima fase del progetto, si prevedeva che la SEAU Glina avrebbe trattato meccanicamente e biologicamente una portata di 10 m³/secondo. Il trattamento meccanico sarebbe stato effettuato utilizzando griglie a barre per rimuovere le impurità, mentre il trattamento biologico avrebbe degradato tutta la materia organica e rimosso il fosforo, tossico per gli ecosistemi acquatici.

Tuttavia, in linea con gli standard europei, si è reso necessario "ridurre la capacità di trattamento biologico e introdurre un trattamento aggiuntivo per la rimozione del fosforo, con i seguenti parametri: la fase meccanica può gestire una portata di 10 m³/s, mentre le fasi biologica e di rimozione del fosforo sono limitate a 5 m³/s", hanno dichiarato i rappresentanti del Comune nella loro risposta alla redazione.

Nel 2011, sette anni dopo la firma del memorandum di finanziamento, l’impianto di trattamento delle acque reflue di Glina è entrato in funzione, sebbene solo a metà della sua capacità, e la sua gestione è stata affidata ad Apa Nova Bucharest.

Un altro decennio per la seconda fase del progetto

Con l’adesione della Romania all’Unione europea, il Paese ha dovuto allineare la propria legislazione agli standard UE. Ciò ha comportato anche limiti più severi per le sostanze presenti nelle acque superficiali e, ad esempio, nuove regole per la gestione dei fanghi derivanti dal trattamento meccanico delle acque reflue. Pertanto, SEAU Glina è entrata nella seconda fase del suo progetto di ampliamento e modernizzazione, che includeva anche la costruzione di un inceneritore di fanghi, unico nel suo genere in Romania.

“Nel contesto dei limiti rigorosi imposti alle concentrazioni di inquinanti nei corpi idrici naturali, nonché della necessità di una soluzione di gestione integrata dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue, è stata realizzata la seconda fase di ammodernamento e ampliamento della SEAU Glina, completata nel dicembre 2023. I lavori sono stati finanziati attraverso il Fondo di coesione, il bilancio statale e il bilancio locale", secondo la risposta fornita alla redazione.

Secondo il Comune, il valore totale ammissibile per l’ampliamento della SEAU Glina e la costruzione dell’inceneritore ha superato i 152 milioni di euro, finanziato attraverso una combinazione di fondi non rimborsabili della politica di coesione europea, prestiti della Banca europea per gli investimenti, il bilancio del governo nazionale e il bilancio del Comune.

In una risposta fornita a PressOne dal ministero degli Investimenti e dei progetti europei, il progetto "Completamento dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Glina" è stato incluso nel Programma operativo settoriale per l’ambiente per il periodo di finanziamento UE 2007-2011. La stessa risposta mostra anche che il progetto è stato suddiviso in fasi, ovvero prorogato al successivo periodo di finanziamento, 2014-2020.

Il motivo? Ci sono voluti quattro anni solo per firmare il contratto di finanziamento, secondo i rappresentanti del Comune di Bucarest, beneficiario del progetto.

Ritardi nel completamento dei lavori

"Sebbene la gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori sia stata avviata nel gennaio 2013, il contratto non è stato firmato fino a giugno 2017, a causa di numerosi ricorsi, rivalutazioni e ritardi nella risoluzione di questi casi da parte dei tribunali e del Consiglio nazionale per la risoluzione dei ricorsi", ha spiegato il Comune nella sua risposta a PressOne.

I rappresentanti del Comune hanno inoltre affermato che, vista la data di firma del contratto di finanziamento per la seconda fase del progetto, "non è stato effettuato alcun pagamento nell’ambito del Programma operativo settoriale per l’ambiente".

L’ampliamento della SEAU Glina e la costruzione dell’inceneritore di fanghi hanno incontrato molteplici ostacoli, tra cui, secondo il Comune, il lungo processo di approvazione, le modifiche alla legislazione edilizia, "l’emergere e la diffusione della pandemia di COVID-19" e la necessità di ampliare l’impianto elettrico. Pertanto, secondo la scadenza originale, l’ampliamento dell’impianto e la costruzione dell’inceneritore avrebbero dovuto essere completati entro la fine del 2019, ma la scadenza è stata posticipata a metà del 2022.

In realtà, i lavori sono stati ultimati solo a dicembre 2023. In caso contrario, il Comune avrebbe dovuto proseguire il progetto utilizzando il proprio bilancio.

L’inceneritore di fanghi, unico nel suo genere in Romania

Secondo i rappresentanti del Comune di Bucarest, la costruzione dell’inceneritore di fanghi ha risposto alla necessità di una gestione dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue conforme ai requisiti europei. L’alternativa sarebbe stata quella di utilizzarli come fertilizzante sui terreni agricoli o di smaltirli in discariche ecologiche.

"L’Ordinanza n. 344/2004, un regolamento governativo romeno, ha definito rigide restrizioni qualitative e procedure di applicazione per l’uso agricolo dei fanghi. Applicando i fanghi ai terreni agricoli, le sostanze pericolose in essi contenute potrebbero rappresentare un rischio per la salute umana, il suolo e l’ambiente in generale", ha affermato il Comune nella sua risposta alla redazione.

Anche l’opzione di smaltire i fanghi in discarica è stata ritenuta impraticabile a lungo termine, poiché "le capacità disponibili diminuirebbero rapidamente, con conseguente carenza di terreni e maggiori costi di smaltimento", ha aggiunto il Comune.

Pertanto, per evitare che i fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue di Bucarest diventassero una fonte di inquinamento, si è deciso di costruire l’inceneritore.

Composto da due forni, l’inceneritore può trattare 33 tonnellate di fanghi all’ora, bruciandoli ad una temperatura di 800 °C.

"L’impianto di incenerimento tratta i fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue. Il processo di combustione dei fanghi nell’inceneritore produce principalmente gas di scarico, che vengono trattati e rilasciati in atmosfera, rifiuti non pericolosi noti come ceneri e rifiuti pericolosi denominati residui", si legge nella risposta alla redazione.

Inoltre, parte dei gas prodotti durante l’incenerimento dei fanghi viene catturata e convertita in elettricità per alimentare l’inceneritore stesso.

Nonostante il Comune affermi che l’inceneritore funzioni senza problemi, Apa Nova, responsabile di SEAU Glina, sostiene che durante la fase di collaudo sono stati rilevati problemi.

Si prevede che i nuovi investimenti dureranno fino al 2040

Attualmente, la SEAU Glina ha una capacità di trattamento delle acque reflue di 11,9 m³/s, l’equivalente di 1 miliardo di litri d’acqua al giorno, ma questo valore si riferisce a condizioni di tempo asciutto. In caso di pioggia, qualsiasi volume superiore al limite di progetto non viene più trattato.

"L’impianto di trattamento delle acque reflue tratta completamente tutte le acque reflue raccolte e convogliate attraverso la rete fognaria durante la stagione asciutta. In caso di pioggia, la SEAU raccoglie le acque reflue dalla rete fognaria fino alla sua capacità di progetto, dato che la rete fognaria di Bucarest è di tipo misto, come nella maggior parte delle città europee", hanno affermato i rappresentanti del Comune di Bucarest.

Secondo il Comune, si prevede che l’impianto di trattamento terrà il passo con lo sviluppo di Bucarest fino al 2040 circa.

"I parametri di progettazione della SEAU Glina si basano sul flusso medio di acque reflue previsto per l’anno 2040, corrispondente ad una popolazione equivalente (…) Sulla base di esperienze simili con la gestione e la manutenzione di impianti di trattamento della capacità di Glina, la sua durata stimata potrebbe raggiungere i 25-30 anni", si legge nella risposta alla redazione.

Né l’ampliamento dell’impianto (che ne aumenta la capacità di trattamento delle acque reflue) né la costruzione dell’inceneritore di fanghi sarebbero stati possibili senza finanziamenti europei, hanno affermato i rappresentanti del Comune,: "Secondo le conclusioni dello studio di fattibilità, realizzare l’investimento senza finanziamenti UE non sarebbe stato sostenibile".

Glina è anche oggetto di controversie politiche. Sebbene il progetto sia stato completato durante il primo mandato di Nicușor Dan come sindaco, l’ex sindaca Gabriela Firea si è attribuita il merito di aver sostenuto l’investimento.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto Cohesion4Climate, cofinanziato dall’Unione Europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.