Romania, le nuove sfide di Dan presidente

Il vincitore delle elezioni presidenziali in Romania, Nicușor Dan, ha giurato lunedì 26 maggio come nuovo capo dello Stato. Il suo insediamento arriva dopo un periodo di instabilità politica e sociale, la crisi più grave che il paese abbia attraversato negli ultimi decenni

28/05/2025, Mihaela Iordache -

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Nicușor Dan - © LCV/Shutterstock

Il nuovo capo dello Stato eredita una Romania profondamente scossa: dalla sfiducia nella democrazia ai conti pubblici fuori controllo, dalle tensioni geopolitiche alla crescente frattura sociale interna.

Un presidente indipendente in un paese diviso

Nicușor Dan (55 anni), matematico, attivista civico, nonché per due volte sindaco della capitale Bucarest, è riuscito a imporsi come figura alternativa alla politica tradizionale, vincendo inaspettatamente al ballottaggio contro il sovranista George Simion.

In un paese fortemente polarizzato tra europeismo e sovranismo, Dan dovrà affrontare innumerevoli sfide a partire dalla formazione di un nuovo esecutivo, in un parlamento estremamente frammentato, in cui il Partito Socialdemocratico (PSD) detiene la maggioranza relativa ma non ha ancora deciso se entrare in coalizione con altre forze politiche.

Il presidente vorrebbe nominare come primo ministro il liberale Ilie Bolojan, conosciuto come un buon amministratore in qualità di ex sindaco della città di Oradea. Ma senza una maggioranza stabile, si rischia un governo di minoranza con scarsa capacità di attuare riforme. E portare avanti le riforme è proprio il punto centrale del programma di Dan.

Davanti alle camere riunite del Parlamento, il capo dello Stato ha parlato di un  quadro macroeconomico difficile. Il deficit di bilancio ha toccato il 9,3% del PIL nel 2024 e si prevede che superi l’8,6% anche quest’anno, anche se il nuovo presidente spera di poter limitare lo scompenso per le casse pubbliche nel 2025 al 7,5%. Per farlo, serviranno però scelte impopolari, tra cui la diminuzione della spesa pubblica, la lotta all’evasione fiscale e una riforma del sistema di impiego statale.

Anche per questo motivo, Dan ha chiesto ai cittadini di continuare a impegnarsi "con tutta la loro forza sociale" per "esercitare una pressione positiva sulle istituzioni dello stato romeno, affinché si riformino. Vi assicuro che sarò un presidente aperto alla voce della società e un partner per i cittadini", ha poi ribadito.

Anche il sistema giudiziario è nel mirino: Dan ha sottolineato la necessità di abbreviare i tempi dei processi e di rivedere le modalità di promozione dei magistrati: "Bisogna ridefinire le procedure di promozione dei magistrati e riflettere sul diritto della Corte costituzionale".

L’implementazione delle riforme dipenderà in grande misura dalla capacità del nuovo presidente di costruire una coalizione riformista in Parlamento.

Politica estera: tra UE, NATO e gli USA

La Romania, al centro di un’area strategica per la sicurezza europea e al confine con l’Ucraina, occupa un ruolo significativo nella geopolitica del Vecchio continente. Il presidente Dan  ha dichiarato di voler partecipare attivamente alla costruzione di un’architettura di difesa autonoma europea, riducendo le dipendenze critiche nei settori dell’energia e della tecnologia. 

Allo stesso tempo, Dan ha riaffermato la necessità di rafforzare il partenariato strategico con gli Stati Uniti e di potenziare la presenza del Paese nella NATO. Ha promesso un incremento della spesa per la Difesa fino al 2,24% del PIL nel 2025, in linea con gli impegni presi a livello internazionale.

Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha nominato un nuovo ambasciatore a Bucarest lo stesso giorno in cui l’ambasciatrice Kathleen Kavalec, nominata dalla precedente amministrazione della Casa Bianca, ha annunciato le sue dimissioni. Il nuovo ambasciatore designato è Darryl Nirenberg, un avvocato con 40 anni di esperienza nelle relazioni internazionali.

"Ci aiuterà a rafforzare i nostri legami con la Romania, a sostenere la nostra partnership militare e a promuovere e difendere gli interessi economici e di sicurezza dell’America all’estero", ha scritto Donald Trump a riguardo della nomina del nuovo ambasciatore, in un post su X.  

Negli ultimi mesi, i rapporti tra Washington e Bucarest sono stati caratterizzati da tensioni e critiche all’indirizzo dello stato della democrazia in Romania, a causa dell’annullamento delle elezioni presidenziali lo scorso dicembre. 

Ricucire e migliorare i rapporti con gli Stati Uniti sarà un’altra sfida che spetta al nuovo presidente romeno. Sempre su X, Dan ha ringraziato Trump per la nomina del nuovo ambasciatore aggiungendo che "non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con il Presidente Trump e la sua amministrazione, per rafforzare ulteriormente il partenariato strategico tra Romania e Stati Uniti. I nostri Paesi sono legati da decenni di cooperazione, sostenuta da valori condivisi e interessi comuni.”

Una democrazia ferita

L’annullamento delle elezioni del 2024 ha lasciato però una ferita profonda nella fiducia collettiva. Le accuse di brogli elettorali e interferenze russe hanno messo in discussione la tenuta stessa delle istituzioni. Dan promette il ripristino della fiducia nella democrazia romena. Tra le misure annunciate ci sonno la nomina di magistrati indipendenti, la lotta alla corruzione e una riduzione dell’influenza dei partiti tradizionali sul sistema politico.

Nicușor Dan arriva alla presidenza come simbolo di rinnovamento. Sulla stampa romena ci sono articoli che lo nominano come “il presidente cittadino”. Se riuscirà a trasformare la spinta civica che lo ha portato al potere in una forza riformatrice, la Romania potrà uscire rafforzata da uno dei suoi periodi più difficili dopo la Rivoluzione dell’89.

Nel frattempo formare una coalizione di governo si sta rivelando una delle sfide più complesse  e Dan ha già avvertito che i negoziati con i partiti  parlamentari potrebbero protrarsi per settimane. Il parlamento uscito dalle elezioni dell’anno scorso è estremamente frammentato, con profonde divergenze ideologiche tra le forze pro-europee, i populisti e i nazionalisti.

Il Partito Socialdemocratico (PSD) controlla il maggior numero di seggi, ma non ha ancora chiarito se intende partecipare ad una coalizione di governo. Senza il PSD le forze europeiste non possono mettere insieme una maggioranza solida.

Un governo di minoranza è un’alternativa possibile, ma potrebbe diventare vulnerabile davanti a pressioni politiche, compromettendo la stabilità necessaria per attuare le riforme annunciate.

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