Romania: le nostre strade, i loro confini
La costruzione di infrastrutture autostradali si intreccia inevitabilmente con l’ambiente circostante. In Romania, la necessità di dotare le nuove autostrade di corridoi per la fauna selvatica resta spesso un’intenzione solo sulla carta. Un’intervista

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Orsi bruni nei Carpazi, Romania - - © Hecke61/Shutterstock
(Originariamente pubblicato dal nostro partner di progetto PressOne )
Mentre la Romania si appresta a recuperare decenni di ritardo nella costruzione di autostrade, le infrastrutture inevitabilmente si intrecciano con l’ambiente. Il paese beneficia di cospicui finanziamenti europei per nuove strade.
Tuttavia, per poter accedere ai fondi UE, i progetti devono soddisfare i requisiti ambientali, compreso l’obbligo di realizzare i corridoi per la fauna selvatica: ecodotti, cavalcavia, passaggi progettati per permettere agli animali di attraversare le strade in sicurezza.
In pratica, però, questi obblighi vengono spesso ignorati o ridimensionati, come spiega Mihai Pop, dottore di ricerca in conservazione degli orsi, in un’intervista per PressOne.
Come dobbiamo intendere l’idea di un equilibrio tra lo sviluppo delle infrastrutture e la conservazione degli habitat delle specie di grandi dimensioni?
La possibilità di muoversi liberamente è fondamentale per la sopravvivenza di una specie. Oggi le principali barriere sono di origine antropica e le infrastrutture lineari rischiano maggiormente di limitare la circolazione delle specie.
Per avere una strada ben costruita è necessario coinvolgere anche gli ecologi e i biologi per garantire che gli aspetti infrastrutturali siano integrati in un dato ecosistema. Una strada non è semplicemente una linea disegnata su una mappa: una volta costruita, diventa un piccolo ecosistema all’interno di un contesto più ampio.
I politici non dovrebbero quindi escludere le parti interessate dalla fase di pianificazione temendo che il processo divenga più complesso. L’affermazione secondo cui gli ecologi non avrebbero alcun ruolo in queste discussioni è inaccettabile.
Adottare misure per ridurre la frammentazione degli habitat è un obiettivo strategico per la conservazione della fauna selvatica. Si tratta però anche di garantire la sicurezza dei nostri viaggi su queste strade ad alta velocità.
Le analisi hanno dimostrato che nelle aree in cui le autostrade sono più permeabili – cioè dove sono presenti ponti o gallerie, non necessariamente destinati alla fauna selvatica – le collisioni tra animali selvatici e veicoli, con conseguenti decessi e danni materiali, sono inferiori. Nelle aree in cui sono stati costruiti appositamente diversi ecodotti, i numeri sono ancora più bassi.
Per quanto riguarda i progetti attualmente in corso, ritiene che vengano seguite le migliori pratiche internazionali per la protezione degli animali, in particolare degli orsi?
Gli studi ambientali realizzati per la nuova autostrada Pitești-Sibiu, che attraversa l’habitat degli orsi lungo la valle del fiume Olt, sono tra i migliori in Romania.
Tuttavia, tra i ricercatori si ancora dibatte sulle dimensioni, la forma e il sistema di costruzione dei passaggi per gli animali. Alcuni sostengono che i cavalcavia siano migliori, altri invece ritengono che i sottopassaggi siano ideali. Altri ancora affermano che più corridoi ci sono, meglio è. Per me ciò che conta non è la quantità, bensì la qualità.
Una volta raggiunto un certo livello di permeabilità, qualsiasi ulteriore investimento è un costo superfluo. L’importante è che questi passaggi siano adattati al paesaggio locale e costruiti nelle aree dove determinate specie sono effettivamente presenti. Gli animali dovrebbero percepire queste infrastrutture come parte integrante del proprio habitat, come luoghi dove possono trascorrere del tempo senza sentirsi minacciati.
Il problema principale è che tendiamo a concentrarci sulla costruzione di ecodotti negli habitat degli orsi e non prendiamo in considerazione la loro progettazione anche in altre aree. Crediamo siano necessari solo nelle zone boschive, ma in realtà servono anche in altre aree e per molte altre specie animali.
Quali sono le aree più critiche della Romania dove la mancanza o la scarsa presenza di corridoi ecologici ha un impatto diretto sulle popolazioni di orsi?
La contea di Mureş è l’unica area per la quale disponiamo di dati a lungo termine sugli spostamenti degli orsi. Qui il gruppo Milvus ha investito risorse e sforzi per identificare aree sensibili per gli orsi. In una società che funziona, studi analoghi, anziché dalle ong, vengono condotti dalle istituzioni statali in tutte le aree dove è prevista la costruzione di nuove infrastrutture lineari.
Quando tutte le infrastrutture attualmente in fase di progettazione (nuove autostrade, superstrade, linee ferroviarie ad alta velocità) saranno completate, la Romania sarà divisa in una ventina di “isole”, collegate tra loro solo attraverso passaggi verdi o ecodotti. Questa soluzione a lungo termine avrà un impatto significativo sulla pianificazione della conservazione della biodiversità e sulla gestione della fauna selvatica.
Le specie di grandi dimensioni, come cervi, orsi e cinghiali, con ogni probabilità saranno maggiormente colpite per via della riduzione del flusso genico da un’”isola” all’altra.
Per quanto riguarda nello specifico l’habitat degli orsi, dobbiamo comprendere che non tornerà mai ad essere quello di un tempo. I Carpazi della Romania non saranno mai più un ecosistema compatto, unitario e leggermente frammentato, capace di fornire continuamente un riparo ai carnivori. Diventeranno un arcipelago di isole selvagge. Più piccole sono le isole, maggiori sono i problemi.
Tuttavia, anche volendo limitarci al contesto delle nuove autostrade, ci sono risorse finanziarie sufficienti per i corridoi ecologici. Allora cosa manca per rendere questi progetti effettivamente funzionali e sostenibili?
Mancano una corretta comprensione del fenomeno e un autentico senso di responsabilità. Le autorità non hanno la capacità o la volontà di comprendere cosa significhi effettivamente uno studio basato sulla scienza e implementato in modo adeguato. Ancora oggi la scelta dipende da quanto “colorito” sia il progetto, ma due foto e tre grafici non fanno uno studio scientifico.
Un altro problema è che il sistema di gestione della fauna selvatica in Romania è ancora molto conservativo e non accetta facilmente nuove metodologie e soluzioni.
Chi e come può difendere il diritto degli orsi ad un proprio habitat? Esistono appositi programmi o iniziative?
Al momento, il diritto all’habitat è tutelato dalla legislazione europea. Tuttavia, per quanto riguarda l’orso, è probabile che avvengano certi cambiamenti.
In Romania ci sono stati, e ci sono ancora, alcuni progetti per promuovere la connettività e la conservazione degli habitat. Si tratta di progetti realizzati da ong, università e istituzioni pubbliche. Anche se la biodiversità è in fondo alle priorità del governo, i rappresentanti statali in una certa misura promuovono questi progetti, soprattutto perché attraggono finanziamenti europei.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.
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