Romania-Iraq: ansia per i tre giornalisti rapiti
La Romania è tra i molti Paesi dell’ex blocco sovietico presenti in Iraq con proprie truppe. Ed ora è piombata nell’incubo rapimenti. Tre giornalisti rumeni sono stati rapiti a Baghdad lunedì scorso. Un articolo della nostra corrispondente
Noi giornalisti romeni abbiamo scritto molte volte di colleghi stranieri rapiti in Iraq. Sperando ogni volta di non avere più l’occasione di parlare di queste drammatiche vicende che riguardano giornalisti che non fanno altro che svolgere il loro mestiere, quello di informare l’opinione pubblica.
Abbiamo sempre scritto che non è giusto che i ribelli per motivi economici o politici usino i giornalisti come bersagli per i loro ricatti. In questi giorni però ci tocca scrivere di tre nostri colleghi romeni sequestrati. Marie Jeanne Ion, 32 anni, è una di loro. La conosco dall’Università e le avevo promesso – quando era stata in chiesa per il mio matrimonio – di essere presente un giorno anch’io al suo.
E’ stata proprio lei a dare per prima la notizia del suo rapimento, con il suo cellulare. Assieme a Marie Jeanne sono stati rapiti anche Sorin Dumitru Miscoci, 30 anni, e Eduard Ovidiu Ohanesian, 37 anni. Su di loro ancora nessuna informazione, nessuna rivendicazione, il che rende insopportabile e drammatica l’attesa. Sono tutti giovani intorno ai 30 anni, nessuno sposato ma con speranze per il futuro e una grande passione per il loro mestiere.
Lunedì sera la notizia del rapimento ha scosso tutte le redazioni della stampa romena. Marie Jeanne Ion, era caporedattore e inviata speciale della tv privata Prima Tv, Sorin Dumitru Miscoci, cameraman di Prima Tv e Eduard Ovidiu Ohanesian scriveva per il quotidiano Romania Libera. Sono stati rapiti nella capitale irachena proprio nel giorno in cui il presidente della Romania,Traian Basescu faceva una visita lampo ai contingenti romeni dell’Iraq e Afganistan.
Lo svolgimento dei fatti
A solo due ore della sua trasmissione in diretta da Bagdad, quando aveva dato le ultime notizie sulle misure di sicurezza prese nella città, Marie Jeanne Ion ha telefonato alla redazione di Prima Tv di Bucarest.
Erano le 19 e 55 di lunedì e in redazione era in corso la riunione di sommario per la giornata di martedì. Al telefono ha risposto Dan Dumitru, direttore del settore informazione. E’ calato subito un silenzio premonitore. Dumitru ha sentito la voce disperata della sua inviata speciale a Bagdad, Marie Jeanne che supplicava in inglese i suoi rapitori, mentre sul fondo si sentivano parole in lingua araba. Subito è stato inserito il viva voce e tutti i redattori hanno potuto sentire pietrificati la loro collega che gridava : "Don’t kill us," "Non ammazzateci, siamo giornalisti di un paese povero che non ha soldi per pagare". Poi la linea telefonica è caduta.
I giornalisti di Prima Tv hanno provato immediatamente a mettersi in contatto con la collega. Si sono sentite voci e si è capito che il cameraman Miscoci era stato messo nel portabagagli della macchina dei rapitori. Marie Jeanne ha la possibilità ancora di parlare: "Mi hanno rapita. Chiamate l’ambasciata. Sono in una macchina. Mi portano a Hamiryiah". Poi la linea è stata interrotta nuovamente.
I colleghi da Bucurest non hanno rinunciato a contattare nuovamente Marie Jeanne. Dopo qualche minuto che sembrava un’eternità sul telefono del direttore Dumitru è arrivato un sms: "M-au rapit. Nu e o gluma.Ajutor!!!(Mi hanno rapito. Non è uno scherzo.Aiuto)". Da quel momento nessun collegamento con i giornalisti romeni è stato più possibile.
Il direttore dell’informazione di Prima Tv ha subito contattato le autorità competenti che hanno richiesto massima riservatezza affinché la notizia non venisse diffusa prima del giorno dopo.
Il primo a fare un commento su quanto era avvenuto è stato il Presidente romeno Traian Basescu. A mezzanotte, appena rientrato nel Paese da una visita lampo in Iraq e Afganistan, ha dichiarato: "Tutte le strutture dello stato sono in allerta e sono decise a risolvere questo problema. Sono stati contatati non solo i servizi segreti romeni, ma anche quelli dei Paesi alleati".
I tre giornalisti romeni rapiti si trovavano in Iraq da cinque giorni. Avevano fatto un’intervista al premier uscente Allawi e volevano incontrare anche il Presidente Al-Yawar.
Silenzio
Dopo quasi due giorni dal rapimento non si ha ancora alcuna notizia sui tre giornalisti rapiti e la tensione in merito alla loro sorte sta crescendo in Romania. Ieri mattina, il corrispondente in Iraq di un’altra tv privata romena, Antena 1, aveva annunciato che il gruppo t[]ista diretto da Abu Asaf al Zarqawi avrebbe contattato la base militare romena in Iraq dichiarandosi responsabile del rapimento dei tre giornalisti romeni e di un giornalista americano, senza offrire però altri particolari o chiedere riscatto. Notizie non confermate. La direzione di Prima Tv è sempre in contatto con le autorità e con la televisione araba Al Jazira.
I giornalisti di Prima Tv, preoccupati dalla situazione in cui si trovano i loro colleghi, hanno chiesto al loro direttore di mettersi in contatto con Giuliana Sgrena per sapere come vengono trattati i prigionieri in Iraq. E’ stato allora contattato il direttore del Manifesto, Gabriele Polo, che gentilissimo ha rilasciato una dichiarazione per Prima TV in cui ha raccontato come hanno passato i colleghi italiani le drammatiche settimane mentre la Sgrena era nelle mani dei rapitori.
Le famiglie dei giornalisti rapiti stanno passando naturalmente giorni da incubo. La madre del cameraman, Sorin Miscoci, ha rivolto un appello ai sequestratori: «Prego con tutto il cuore che lascino in vita mio figlio: ha solo fatto il suo mestiere con passione». Intorno alle famiglie si sono stretti i giornalisti, gli amici, cittadini semplici, legati dello stesso dolore in merito al destino dei primi cittadini romeni rapiti in Iraq.
Le dichiarazioni
Allerta massima naturalmente per i servizi segreti romeni che stanno collaborando con quelli dei Paesi alleati in Iraq. L’attività del gruppo operativo di crisi appositamente costituito è coordinato dal presidente del paese, Traian Basescu che ha provato di tranquillizzare l’opinione pubblica, dichiarando che "La Romania ha sia la volontà che la capacità di difendere i suoi cittadini". Il coordinatore regionale per politiche sociali in Iraq, la romena Simona Marinescu, ha mostrato invece la sua preoccupazione per la vita dei tre giornalisti romeni rapiti lunedì sera. Marinescu ha affermato che la situazione è grave perché sono passati quasi due giorni dal rapimento è non è emersa ancora nessuna notizia o rivendicazione.
Assieme ai tre giornalisti è sparito anche Mohamad Munaf, doppia cittadinanza -irachena e americana – con affari in Romania. Munaf avrebbe supportato una parte delle spese del viaggio dei giornalisti in Iraq, facilitato gli incontri dei giornalisti con le autorità di Bagdad ed è stato il loro l’interprete. Sembra che Munaf sia sparito insieme ai giornalisti. Un amico e partner d’affari di Munaf, Omar Hayssam – doppia cittadinanza, siriana e romena – ha dichiarato che mercoledì mattina è stato contattato telefonicamente per due volte da una persona di accento iracheno che avrebbe chiesto 4 milioni di dollari per la liberazione dei giornalisti romeni.
Omar Hayssam è membro del Partito Socialdemocratico rumeno, attualmente all’opposizione ed amico del padre di Marie Jeanne, Vasile Ion, senatore dello stesso partito.
Hayssam è tra i più ricchi uomini d’affari della Romania ed è attualmente sotto inchiesta penale. Opera nel campo immobiliare, alimentare e della lavorazione del legno. Il direttore dell’informazione di Prima Tv, Dan Dumitru, ha affermato di non credere in quanto riportato da Hayssam: "in realtà Hayssam vuole solo farsi pubblicità, sfruttando il caso dei giornalisti rapiti a Bagdad".
I tre giornalisti agivano indipendentemente dal team di giornalisti con i quali il presidente Traian Basescu ha visitato domenica scorsa i militari romeni schierati in Iraq. Durante la sua visita, il capo dello stato romeno, aveva dichiarato che la Romania non intende ridurre il numero di militari che ha mandato in Iraq e che continuerà a partecipare alle missioni internazionali per la ricostruzione del Paese.
Dall’inizio delle operazioni militari in Iraq, la Romania ha mandato nella zona circa 800 soldati. L’incidente che riguarda il rapimento dei giornalisti romeni accade negli stessi giorni in cui è stato reso noto un sondaggio di opinione realizzato dal Centro per la Sociologia Urbane e Regionale (CURS) secondo quale il 55% dei romeni non sono d’accordo con la presenza dei militari romeni in Iraq.
Al momento non si sa ancora se il rapimento è avvenuto per ottenere un riscatto oppure per far pressioni sulla Romania affinché ritiri le proprie truppe dall’Iraq.
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