Romania: il monumento della vergogna

A Piteşti, sede in passato di un carcere dove venivano torturati i dissidenti politici, è stato eretto un monumento in omaggio ad ex membri della Securitate, la polizia politica del regime di Ceaușescu

29/09/2022, Mihaela Iordache -

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L'entrata dell'ex carcere di Piteşti - Di Alin Muresan - Centrul de Studii in Istorie Contemporana (Contemporary History Study Center - Romania), CC BY-SA 3.0

In Romania è stato inaugurato di recente un monumento che ha suscitato polemiche che richiamano in causa la memoria storica dei romeni. E accaduto il 14 settembre nel cimitero militare di Piteşti (città a 120 km dalla capitale Bucarest) dove è stato inaugurato un monumento che intende essere un omaggio agli “eroi” dell’ex Securitate romena.

L’iniziativa è della sezione della contea di Arges dell’Associazione del personale militare in riserva e in ritiro del Servizio Romeno di Informazioni (ACMRR-SRI). Il monumento è infatti un omaggio sia per gli ex agenti del SRI che agli ex lavoratori della Securitate. 

La famigerata Securitate era la polizia politica del regime di Ceaușescu. La sua storia inizia nel 1948 quando viene fondata con il Decreto 221 del 30 agosto “La Direzione Generale della Sicurezza del Popolo” (poi negli anni cambierà il nome). Ispirata al modello sovietico, la Securitate è stata la polizia politica del regime comunista in Romania, un sistema repressivo e di t[]e contro “i nemici del popolo” che non accettavano l’ideologia del partito secondo cui formare “l’uomo nuovo” era essenziale. Chi non accettava le linee del partito finiva nelle prigioni, negli ospedali psichiatrici e nei lager di lavoro forzato.

“La dimensione della repressione attuata dalla Securitate è difficile da quantificare, in quanto i dati disponibili in questo momento sono incompleti e imprecisi. I documenti ci indicano comunque oltre 70.000 detenuti politici in quegli anni”, si legge sul sito dell’Istituto per l’investigazione dei crimini del comunismo. Ma molti documenti sono stati distrutti e molti detenuti sono stati condannati senza alcun processo.

Sul tema c’è poi anche il rapporto della commissione presidenziale che ha portato alla condanna del comunismo in Romania. Secondo questo documento, il numero delle persone che hanno subito la diretta repressione del regime supera le 600.000. Nel 2006 su iniziativa del presidente Traian Băsescu, una commissione presieduta dallo storico Vladimir Tismăneanu ha permesso si arrivasse alla condanna del comunismo da parte del parlamento romeno. Anni dopo, lo stesso Băsescu è stato accusato di essere stato un collaboratore della Securitate anche se lui ha sempre negato.

Tra le decine di prigioni dove erano rinchiusi e torturati i nemici del regime comunista vi era anche quella di Piteşti, meglio conosciuta come “Esperimento Piteşti”. Le atrocità commesse nel carcere di Piteşti (tra 1949 e 1951) sono state definite dal premio Nobel Aleksandr Solgenitsin come “la più grande barbarie del mondo moderno”. Inaugurare quindi un monumento per gli eroi della Securitate proprio a Piteşti viene percepito come un atto di grave empietà. 

Sergiu Rizescu (90 anni, presidente della filiale di Arges-Piteşti dell’Associazione dei detenuti politici AFDPR) ha espresso sulla stampa romena tutta la sua indignazione. Per Rizescu, lui stesso incarcerato nella prigione di “rieducazione” di Piteşti, non si può parlare di eroi nel caso degli agenti dell’ex Securitate, che hanno torturato e ucciso persone solo perché non abbracciavano le idee del socialismo. Dal suo canto il vicepresidente nazionale dell’AFDPR, Leonard Cîmpeanu, aggiunge che ultimamente in Romania sono sempre più frequenti gli elogi all’indirizzo della Securitate: “Invece di riconoscere che i detenuti politici sono stati rinchiusi in prigione e torturati, constatiamo che si fa un’apologia della Securitate in Romania e per questo AFDPR condanna la leggerezza con cui è stato eretto questo monumento e chiediamo che venga rimosso”. 

Daniel Sandru, direttore dell’Istituto per l’Investigazione dei Crimini del Comunismo e la Memoria dell’Esilio Romeno (IICCMER), un ente pubblico, spiega che non si può parlare di “eroi” della Securitate, come si fa nel monumento di Piteşti: “Anche la sola attività informativa della Securitate, invocata da chi ha promosso l’iniziativa, ha avuto una forte impronta repressiva. Era uno dei modi in cui lo stato repressivo e totalitario si difendeva e rinforzava”. Gli organizzatori dell’evento di Piteşti hanno dedicato il monumento ai militari che hanno operato sul "fronte invisibile" nell’attività di difesa dei valori fondamentali della Romania, “utilizzando l’arma dell’informazione per fermare e contrastare le minacce alla nazione romena”. “Questa – specifica Sandru – è solo propaganda presa pari pari dagli slogan dell’Unione sovietica”.

Alexandru Muraru, rappresentante speciale del governo romeno per la promozione delle politiche della memoria, della lotta all’antisemitismo e alla xenofobia e consigliere onorario del primo ministro Nicolae Ciucă, ha chiesto alle autorità locali la rimozione del monumento. ”La Securitate era il braccio armato del Partito Comunista che manteneva al potere un’élite cleptocratica, abusiva, dittatoriale e criminale. Ogni tentativo di relativizzare il ruolo svolto dalla Securitate è un affronto alle vittime del regime comunista e ci porta fuori dall’orbita europea, dove è sacrosanta la conservazione e il consolidamento di una cultura della memoria nei confronti di coloro che hanno subito regimi totalitari", ha affermato Muraru.

Il cosiddetto “Esperimento Piteşti” consisteva nella distruzione psichica, fisica e morale dei giovani detenuti attraverso i metodi della più atroce tortura. Le vittime diventavano poi esse stesse degli aguzzini. È stato il più brutale esperimento di lavaggio del cervello attraverso torture e umiliazioni nell’Europa dell’est. Si stima che circa 1000 oppositori del regime vennero torturati a Piteşti e almeno 30 di loro vi trovarono la morte.

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