Romania: il marketing della sanità

In Romania la sanità pubblica è al limite del tracollo, in particolare a causa della carenza di personale. In quest’approfondimento gli investimenti in agenda, il marketing all’estero del presidente Băsescu e recenti polemiche sulla fecondazione in vitro

26/03/2014, Daniela Mogavero -

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Ormai essere premier, presidente o ministro di un paese significa anche saper fare promozione, marketing, pubblicità. Ne sa qualcosa il capo di stato romeno Traian Băsescu che, nell’attesa si sblocchi il tormentato iter della riforma della sanità, approfitta dei suoi viaggi di stato per trovare partner internazionali per sviluppare il settore del turismo sanitario, delle cure termali e delle cliniche private in Romania.

Il settore sanitario romeno, infatti, soffre strutturalmente di mancanza di fondi e di un’endemica corruzione, motivo per cui la riforma auspicata punta sul rilancio di servizi base per tutti, ma anche di assicurazioni sanitarie volontarie e partnership pubblico-private per le strutture ospedaliere. Una strategia che potrebbe avere due esiti diversi: il miglioramento delle cure di base, ma anche, come rovescio della medaglia, lo sviluppo di un settore dedicato solo ai più ricchi, come del resto già sta accadendo ad esempio per la fecondazione in vitro, sulla quale è in atto una polemica che vede tra i protagonisti un altro esponente politico di casa Băsescu, l’europarlamentare e neomamma Elena.

Investite nelle terme

Ritornando però a Băsescu padre, l’ultima occasione in cui ha cercato di conquistare l’attenzione di investitori stranieri è stato il viaggio di stato in Turchia dove ha chiesto apertamente agli imprenditori turchi, presenti al forum bilaterale, di investire nel settore del turismo termale romeno.

“Il turismo è un settore nel quale esistono ancora buone opportunità di investimento, ma forse non è opportuno chiedere proprio a voi di puntare sul nostro turismo nel momento in cui in Turchia si sta registrando un boom di progetti nello stesso settore. Per questo vi chiedo di fare qualcosa che in Turchia non potreste realizzare: investire nel turismo termale – ha detto Băsescu nella inedita versione di promoter – la Romania ha eccellenti condizioni climatiche e risorse termali, la salute sgorga dalla terra, abbiamo acque con qualità terapeutiche fuori dall’ordinario e cure specifiche per la terza età. Un potenziale straordinario e un investimento con un profitto garantito – ha continuato ormai sull’onda della pura promozione – Un investimento garantito, da sfruttare sia in estate che in inverno”.

E se questo appello non fosse bastato Băsescu ha aggiunto che in Romania ci sono opportunità di investimento anche nel settore sanitario privato, possibilità offerta dalla riforma ferma ai box per mancanza di fondi pubblici.

La strategia di Băsescu rivela, quindi, un paese che cerca in tutti modi di raggiungere un obiettivo ma che sa non potrà farlo senza l’aiuto esterno. Nel 2013 Bucarest e il Fondo Monetario Internazionale sono stati ai ferri corti sulla sezione della riforma della Sanità che riguarda le cliniche private, con il risultato finale che il governo romeno ha stralciato i fondi destinati alle strutture private dal Fondo di assicurazione nazionale per la salute. Questa mossa potrebbe spaventare nuovi e potenziali investitori, ma è anche vero che la Romania è uno dei paesi che ha lasciato più margine di manovra ai privati che vogliano investire nel settore.

Sistema sanitario al tracollo

Resta il fatto che il settore sanitario romeno è quasi al tracollo. Secondo la Banca Mondiale “l’accesso alle cure è sbilanciato verso i ceti più abbienti. La metà della popolazione povera non può accedere alle cure necessarie e la maggior parte dei fondi stanziati per il settore si perdono in servizi e trattamenti inefficienti e inutili”.

Inoltre secondo l’analisi della Raffeisen Bank sul settore in Romania “il rapporto tra dottori e pazienti è di 2 ogni 1.000 abitanti, la media più bassa d’Europa. Inoltre da quando la Romania è entrate nell’UE la mancanza di personale medico è aumentata, riducendo le opportunità per i cittadini di accedere a servizi di qualità”. Le conseguenze si riflettono, poi, nell’aspettativa di vita che secondo l’Organizzazione mondiale per la Sanità è di sei anni inferiore alla media europea, 69,2 anni per gli uomini e 76,2 per le donne. La principale causa di morte è quella legata a problemi cardiovascolari (62,1%).

Gli investimenti in programma

Nel programma governativo 2013-2015 per la Sanità romena si prevede di investire 7,740 milioni di euro di Fondi europei per lo sviluppo regionale, 3,7 milioni di Fondi strutturali e 6,6 milioni di euro di denaro pubblico del budget romeno. Una buona iniezione di liquidità che però potrebbe perdersi nei rivoli della burocrazia e della corruzione che attanagliano il paese, insieme a problemi di strategia che tagliano fondi su programmi di rilievo.

Un esempio? La fecondazione in vitro. Nel 2011 era stato creato un fondo da 1,3 milioni di euro destinato alle coppie che volevano accedere ai servizi di procreazione assistita. In Romania una coppia su sei non riesce a concepire naturalmente. Il programma di sostegno è stato sospeso all’inizio del 2013 – evidentemente non più ritenuto prioritario – dopo solo due anni in cui lo stato aveva contribuito alla nascita di 300 bambini in provetta. Il sistema prevedeva che ogni coppia potesse accedere gratuitamente al primo tentativo di impianto, sia presso ospedali pubblici che cliniche private.

E sul tema recentemente si è scatenata una polemica che ha visto protagoniste la deputata Psd Lucretia Rosca, segretario della commissione parlamentare per la Salute e la famiglia e l’eurodeputata romena Elena Băsescu. Focus del dibattito: chi vuole un figlio e non può averlo deve essere ricco.

Rosca interrogata sul tema della fecondazione assistita come materia da sostenere con fondi statali, ha dichiarato: "Un bambino è un dono di Dio. Conoscete quel detto romeno: ‘Chi ce l’ha, si prenda cura di lui. Chi non lo ha, non lo desideri’. Il sistema sanitario e il budget pubblico sono così risicati che non possono coprire anche questo".

Parole che hanno fatto infuriare Elena Băsescu che sul suo profilo Twitter ha scritto senza fare tanti giri di parole: "Un bambino è una benedizione. E, a mio avviso, il completamento di una donna. Da questo punto di vista, sentire un deputato Psd, ironia della sorte anche donna, che dice queste cose, è la prova di una stupidità e insensibilità degna di un bruto".

Eba, l’acronimo con cui la Băsescu ha corso per le Europee, non si è fermata qui, e ha rilanciato il tema della fecondazione assistita anche sul fronte demografico e patriottico. La Romania, infatti, soffre di un tasso di natalità sempre in calo dal 1989, quando dopo la caduta del regime di Ceaușescu, venne abrogata la legge contro l’aborto, passando da una media di tre figli per ogni donna a 1,3: uno dei più bassi dell’UE.

"La Romania perde anno dopo anno decine di migliaia di persone – ha scritto Elena Băsescu – quindi questo atteggiamento è solo un segno di mancanza di patriottismo e di mancata comprensione delle priorità nazionali. Se Ponta e il suo governo vogliono fare il bene della Romania dovrebbero stanziare i fondi per i programmi che sono stati sospesi nuovamente nel 2013 per le donne che non riescono a rimanere incinta in modo tradizionale. E’ un interesse vitale nazionale, non un lusso o un capriccio, non importa quello di cui ci vogliono convincere i ‘tromboni’ del Psd", è stata la stoccata finale della figlia del presidente romeno.

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