Romania: il governo della sfiducia

È durato nove mesi. Martedì il parlamento ha votato la sfiducia al governo del liberale Florin Cîțu. La politica in Romania non riesce a garantire quella continuità necessaria ad affrontare i problemi del paese

07/10/2021, Mihaela Iordache -

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Votazione presso il parlamento rumeno - © M.Moira/Shutterstock

La Romania è in piena crisi politica mentre il paese chiede aiuti internazionali per far fronte alla pandemia di Covid-19. Martedì il governo guidato dal liberale Florin Cîțu non ha ottenuto la fiducia del parlamento a seguito di una mozione di sfiducia.

Quest’ultima, titolata «Stop alla povertà e all’aumento dei prezzi, basta con il governo di Cîțu” è stata avviata dal principale partito dell’opposizione – partito Socialdemocratico – ma è stata votata da ben 281 parlamentari, un risultato storico per il numero alto dei voti.

Il premier Florin Cîțu – nonostante recentemente sia stato eletto presidente del partito che rappresenta, il Partito Nazionale Liberale (PNL) – è spesso criticato anche da molti colleghi di partito in particolare tra quelli che vorrebbero il ritorno (anche come capo del Governo) dell’ex primo ministro Ludovic Orban.

Ad appoggiare invece Cîțu sino all’ultimo momento è stato il presidente del paese, Klaus Iohannis che l’altro ieri dopo la caduta del governo, a soli nove mesi dalla formazione, ha dichiarato che “la parola che caratterizza oggi meglio la Romania è crisi“, aggiungendo che la situazione "è stata generata da politici cinici che indossano la maschera del riformismo dichiarando solo a parole la preoccupazione per i romeni”.

Il presidente del paese ha poi puntato il dito verso l’USR (l’Unione Salvate la Romania) che dopo scontri con il premier ha deciso un mese fa di ritirarsi dal governo di cui faceva parte ed ha poi votato assieme all’opposizione la mozione di sfiducia. A contribuire alla caduta del governo (che era ormai di minoranza e formato dai Liberali e dall’UDMR-Unione Democratica dei Magiari della Romania) vi sono stati anche i parlamentari di AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni, un partito dell’ultradestra-populista formato nel 2019 che si definisce conservatore, patriota, nazionalista, unionista e novax.

L’atteggiamento di molti politici rispetto alla pandemia di coronavirus e la loro scelta di non vaccinarsi ha contribuito a rendere la Romania uno dei paesi con meno persone vaccinate dell’UE. La posizione dei politici novax viene spesso presentata nei lunghi dibattiti di alcune televisioni di Bucarest, le stesse televisioni che danno ampio spazio ad argomenti che evocano nostalgie del periodo dell’ex dittatore Nicolae Ceaușescu.

Mentre la politica è in perenne crisi il paese è in caduta libera sia per quanto riguarda la gestione della pandemia, sia dal punto di vista sociale ed economico. Tra i capitoli aperti gli aumenti dei prezzi dell’energia e gas, aumenti che milioni di romeni non potranno permettersi. Questi ultimi guardano ora alle istituzioni affinché riescano ad intervenire.

Dalla cronaca poi arrivano altri elementi sullo stato drammatico delle infrastrutture. “Lo stato ha fallito nel proteggere i cittadini” ha dichiarato il presidente della Romania Iohannis dopo l’incendio di un ospedale di Costanza, città sul Mar Nero, avvenuto lo scorso primo ottobre e dove 9 pazienti del reparto di terapia intensiva hanno perso la vita. "È un nuovo terribile dramma che conferma la carente infrastruttura del sistema sanitario romeno, un sistema obsoleto, duramente provato e messo sotto una pressione inimmaginabile dalla quarta ondata della pandemia di Covid-19", ha aggiunto Iohannis. Solo un anno fa 15 pazienti Covid morivano in un incendio ad un ospedale di Piatra Neamt (est del paese).

Intanto la gestione della pandemia e la campagna di vaccinazione fanno dalla Romania un paese nel pieno di quella che lo stesso presidente ha definito una “catastrofe” in riferimento ai 330 decessi registrati mercoledì con 15.000 contagi al giorno per un paese di circa 20 milioni di abitanti. 

Il capo del Dipartimento per le Situazioni di Emergenza, Raed Arafat ha annunciato che la Romania attiverà il Meccanismo di protezione civile dell’UE per acquisire il farmaco Tocilizumab, usato nella cura dei casi di Covid19. Inoltre le autorità romene hanno annunciato che da martedì non ci sono più posti letto nei reparti di terapia Intensiva per i casi di Covid. Gli ospedali romeni hanno sospeso per 30 giorni i ricoveri e gli interventi chirurgici non urgenti. Queste misure non si applicano ai pazienti oncologici, per i pazienti che hanno bisogno della dialisi, per le donne incinte e per i casi urgenti.

Ora la Romania si trova un governo sfiduciato dal parlamento. Sta al presidente del paese il compito di nominare una persona in grado di formare una nuova alleanza di governo. Potrebbe essere riproposta la stessa formula di centro destra tra i liberali, gli europeisti di USR e l’Unione dei Magiari della Romania. Ma l’USR ha posto una condizione: non ci deve essere una nuova nomina di Florin Cîțu per la guida del nuovo esecutivo di Bucarest. Intanto il presidente prende tempo e annuncia consultazioni con i partiti per la prossima settimana perché, dice, “c’è bisogno di alcuni giorni perché la gente scenda con i piedi per terra”. Nel frattempo, il Partito Social Democratico all’opposizione insiste per un governo di tecnici ed elezioni anticipate, ad appena un anno dalle ultime.

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