Romania: il braccio di ferro con Enel
Enel ha annunciato di essere intenzionata a vendere gli asset di ben sei società romene di distribuzione di energia. Il governo romeno non ha gradito l’annuncio. Bucarest si appella al rispetto degli accordi e fa valere la clausola di acquisto firmata per una delle società, chiedendo a Enel 500 milioni di euro
La partita energetica in Romania sta entrando nel suo autunno caldo. A scombinare le carte, già un po’ confuse, della strategia del governo è arrivato in piena estate l’annuncio di Enel sulla vendita dei suoi asset in ben sei società di distribuzione, acquistate appena nove anni fa nelle privatizzazioni massicce pre-adesione all’UE lanciate da Bucarest.
Una notizia che non ha fatto piacere al governo romeno che ha subito fatto la sua contromossa chiedendo più di 500 milioni a Enel per una clausola d’acquisto firmata per una delle società. E i toni, anche se formalmente restano amichevoli, denotano un braccio di ferro diplomatico molto forte tra Bucarest e l’alleato di un tempo, il partner di molti affari, Enel.
Viaggio a Roma
Lo ha confermato il viaggio del ministro per l’Energia romeno Razvan Nicolescu, ufficialmente in visita a Roma per il meeting dell’European Agency for the Cooperation of Energy Regulators (ACER), che, però, in due occasioni in due giorni ha incontrato i vertici di Enel, prima separatamente e poi con il suo omologo, il ministro Federica Guidi.
Poche e chiare le parole di Nicolescu: “Enel deve essere leale con la Romania”. Un messaggio neanche troppo velato a chi, pensando di fare cassa (Enel conta di ricavare circa 4,4 miliardi dalle vendite in Romania e Slovacchia), ha lanciato sul mercato asset che per Bucarest restano strategici.
"Ho incontrato il ministro Guidi con cui ho discusso di molti temi, la cooperazione a livello europeo e non solo. E anche un po’ di Enel – ha dichiarato il ministro – e ho avuto una cena di lavoro anche con i vertici della società italiana. Ho preso nota delle loro priorità e io ho presentato quelle del nostro governo – ha precisato Nicolescu – siamo particolarmente interessati all’acquisto delle azioni di una delle compagnie di distribuzione, Enel Distributie Dobrogea, che si trova in un’area piena di tensioni, al confine con l’Ucraina e vicina alla Russia".
Nella società di distribuzione Enel detiene il 51% delle azioni e Bucarest ha sottolineato di ritenere prioritario che questi asset non finiscano in mano straniera. Il governo romeno ha recentemente modificato la legge che riguarda il riacquisto di società privatizzate da parte dello stato proprio per consentire alla compagnia Electrica (partecipata dallo stato) di acquistare le azioni.
L’universo Enel in Romania
Nel complesso Enel ha in mano le quote di maggioranza di sei società che gestiscono più di 90mila chilometri di rete elettrica in Romania e che hanno totalizzato ricavi per 1,1 miliardi di euro. Numeri che hanno attirato altri pretendenti, primi tra tutti i cinesi, a cui Bucarest sta facendo ponti d’oro nel settore energetico, dall’ampliamento della centrale nucleare di Cernavoda ai progetti dell’idroelettrico e via dicendo.
"Ho rimarcato che questo asset (Dobrogea) ha un importanza strategica per noi ed è strettamente connessa alla nostra sicurezza nazionale – ha sottolineato il ministro dell’Energia – inoltre ho comunicato a Enel che il governo romeno ha già discusso con alcuni potenziali acquirenti, ma che promuoviamo prima di tutto le compagnie romene interessate a Dobrogea. Le nostre aziende sono capaci di fare offerte per questo asset strategico".
Nicolescu non ha voluto fare i nomi, che però sono sulla bocca di tutti da settimane: "Non voglio fare i nomi, ce ne sono diverse interessate con buone potenzialità finanziarie e noi come governo abbiamo informato Enel che Dobrogea ha un’importanza particolare per noi", ha spiegato Nicolescu. Tra le righe si legge l’interesse di Electrica, che ha capitalizzato 450 milioni di euro con l’Ipo sulla Borsa di Londra, e dell’altra parte della barricata, della cinese State Grid Corporate.
Uscita repentina
Enel ha dichiarato di voler chiudere le vendite entro la fine dell’anno ma la Romania è pronta a mettere i bastoni tra le ruote alla compagnia italiana se le sue priorità non verranno rispettate: "Abbiamo sempre avuto buoni rapporti di collaborazione con Enel, se vorranno continuare a investire ne saremo lieti, ma se vogliono uscire li ho gentilmente invitati a tenere in considerazione i nostri interessi e dimostrare rispetto per il governo romeno: siamo stati un partner molto leale in questi anni e ci meritiamo rispetto".
Molte parole per ricordare una delle tante questioni in ballo: all’indomani dell’annuncio della volontà di Enel di dismettere gli asset romeni, Bucarest aveva annunciato il ricorso a un arbitrato internazionale contro Enel, chiedendo il pagamento di oltre 520 milioni di euro in relazione alla privatizzazione di Electrica Muntenia Sud, una delle sei società. Il governo romeno aveva dichiarato di voler ricorrere alla Corte arbitrale internazionale della Camera internazionale di Commercio di Parigi per chiedere a Enel "il pagamento di 521,583 milioni di euro". E questa è una delle carte possibili da giocare al tavolo.
Enel nel 2005 ha acquistato i rami della società pubblica di distribuzione elettrica operanti nell’ovest e nel sudest della Romania. Nel 2008 il gruppo elettrico italiano ha poi preso il controllo di Electrica Muntenia Sud per 432,9 milioni di euro. Secondo il governo, Enel, titolare del 64% del capitale, ha "l’obbligo di acquistare in parte o in toto una quota del 23,57%" di Electrica Muntenia Sud ancora in mano alla società pubblica Electrica.
L’uscita repentina di Enel, inoltre, non è piaciuta anche ad altri. In ambienti imprenditoriali in Romania si è parlato anche di “figuraccia” per chi fa investimenti a lungo termine e non “mordi e fuggi”. Fonti vicine al dossier, invece, hanno sottolineato che i toni duri utilizzati dal governo romeno sono legati più alla campagna elettorale per le presidenziali, che vede coinvolto direttamente il premier Victor Ponta, candidato favorito. Lasciar passare l’uscita di Enel senza alzare la voce sarebbe stato un autogol.