Romania: etnie in vendita
Riportiamo un articolo firmato da Nando Sigona e pubblicato sul sito www.kater.it che si propone di essere un "battello", spazio di discussione su immigrazione e processi globali, partecipazione e luoghi in trasformazione, pedagogia ed (inter)cultura
La Romania e’ stata frequentemente oggetto di critiche per il modo in cui tratta la numerosa minoranza zingara del paese. Ma il recente censimento nazionale, da poco conclusosi, ha mostrato come anche gli zingari possano meritare maggiori attenzioni da parte delle amministrazioni comunali quando si tratta di contrastare un’altra minoranza, apparentemente più pericolosa, i magiari. Soprattutto in Transilvania.Il 27 marzo e’ stato l’ultimo giorno utile per registrarsi nel censimento nazionale romeno – il primo dal 1992. In quell’occasione risultò che gli ungheresi erano quasi il 23% della popolazione di Cluj, maggiore centro della Transilvania. Il sindaco della città, Gheorghe Funar, celebre per la sua ostilità verso gli ungheresi, si e’ sempre mostrato apertamente scettico sulla attendibilità di quel dato. Funar, in verità, e’ preoccupato per le implicazioni che una tale presenza comporterebbe. Una norma che riforma l’amministrazione pubblica, entrata in vigore l’anno scorso, stabilisce che nelle municipalità dove una minoranza etnica o nazionale superi il 20% del totale degli abitanti, questa ha il diritto a segnali stradali bilingue, insegnamento della lingua a scuola e documenti amministrativi in madrelingua.
"Non credo che i magiari siano più del 10% della popolazione", ha ripetuto molte volte durante il periodo della raccolta dati per il censimento il sindaco. E ha fatto di tutto perché questo suo credo diventasse realtà.Pochi giorni prima del termine ultimo per la consegna dei dati, si e’ presentato in persona nel quartiere degli zingari appena fuori città, una baraccopoli nei pressi della discarica di rifiuti dove vivono circa cinquecento persone, dedite soprattutto al riciclaggio di metallo, legno e carta. Nonostante lo stupore generale, la sua missione non sembra abbia riscosso molto successo.
La cosiddetta "legge sullo status" (si veda N. Sigona, "Nazionalismo reale e nazionalismo virtuale", Notizie Est), approvata dal parlamento di Budapest, e’ ormai entrata in vigore, dopo una lunga trattativa tra le autorità ungheresi e romene. Le carte d’identità ungheresi, che garantiscono i benefici previsti dalla legge, tra cui il diritto ad un permesso di soggiorno temporaneo per lavoro in Ungheria e un sussidio di 80 euro per figlio se questi frequentano le scuole ungheresi all’estero, sono oggetto di desiderio anche tra i cinquecento Rom della discarica.In due mesi, dall’entrata in vigore del provvedimento, già 125.000 persone hanno fatto domanda per la carta in tutta la Romania. L’obiettivo di Funar era chiaro.
Persuadere gli zingari a dichiararsi Rom, al momento del censimento. Visto lo scarso appeal della sua richiesta, ha anche minacciato di visitare personalmente chiunque si fosse dichiarato ungherese nel censimento per verificare la veridicità dei fatti.L’estremismo del sindaco di Cluj e’ un caso limite, ma comunque rappresentativo di un umore diffuso nel paese, come dimostra un sondaggio dello scorso dicembre condotto dal Centro Studi sulla Diversità Etnica. I dati mostrano come solo il 22% dei romeni residenti in Transilvania ritengono che i rapporti con la minoranza magiara siano migliorati dal 1989, e quasi la metà degli ungheresi condivide questa opinione. Il sondaggio inoltre evidenzia come la situazione sia anche peggiore al di fuori della regione, dove le distanze tra i due gruppi diventano ancora più radicali. La maggioranza dei romeni ritiene, secondo quanto si evince dall’analisi dei dati, che l’obiettivo ultimo dell’Ungheria sia quello di riprendere il controllo sulla Transilvania.
La diffidenza dei romeni e’ oggetto d’interesse di numerosi partiti, che ne hanno fatto un vero e proprio capitale politico su cui fondare la loro azione. Con una dinamica nota in molti paesi, non ultima l’Italia, il partito Romania Mare (Grande Romania) radicalizza strumentalmente il conflitto con gli "stranieri" per attrarre l’elettorato deluso dagli ex-comunisti. Appena qualche mese fa il Senato romeno ha respinto, per pochi voti, una mozione presentata da nazional-liberali e Romania Mare che denunciava la "perdita di controllo sulle province Harghita e Covasna, dove gli ungheresi sono in maggioranza". Il premier Nastase, dopo il voto negativo del Senato, ha detto che si e’ trattato di un falso allarme.
Nando Sigona