Romania: elezioni europarlamentari fotocopia

Molti dei 32 seggi di cui ha diritto la Romania presso il Parlamento europeo verranno rioccupati, con tutta probabilità, dagli stessi eurodeputati uscenti. Scarso il ricambio politico nel paese e si guarda all’Europa pensando alle elezioni presidenziali di novembre

24/04/2014, Mihaela Iordache -

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E’ partita ufficialmente in Romania la campagna elettorale verso l’ambito posto presso il Parlamento europeo. Alla Romania – il settimo paese Ue in base a popolazione – spettano alle elezioni del 25 maggio prossimo 32 seggi. Se a oltre sei anni dall’ingresso nel paese nell’Unione l’interesse dei romeni per i temi europei sembra scarsa, non lo è quella di alcuni politici per una poltrona a Bruxelles.

In tutto questo non sono da sottovalutare i benefici economici che arrivano a seguito di un eventuale successo elettorale. Un incasso straordinario considerando gli standard nel paese. Il primo ministro romeno Victor Ponta guadagna circa 1500 euro al mese mentre sua moglie Daciana Sirbu, europarlamentare uscente, secondo i giornalisti di Bucarest ne incassa 6000. Grande differenza di stipendio viene evidenziata anche tra il senatore Crin Antonescu (ex presidente del Senato) e la consorte Adina Valean, europarlamentare anch’essa.

Le due signore saranno in lizza anche in questa tornata elettorale, naturalmente nelle liste dei partiti i cui presidenti sono i rispettivi mariti. La loro candidatura non è un’eccezione: la Romania si rivela infatti il paese dell’Unione europea che probabilmente, in seno al prossimo europarlamento, vedrà in gran parte gli stessi politici uscenti. Stando al sito hotnews.ro tutti i partiti, sia al potere che all’opposizione, hanno riproposto per i posti effettivamente eleggibili parlamentari europei uscenti.

Sulla questione la Deutsche Welle di lingua romena non usa mezzi termini sottolineando come in Romania la stesura delle liste per le europee è a completa discrezione dei capi di partito e che la preoccupazione di base di un europarlamentare che desidera essere rieletto è quella di guadagnarsi la fiducia del proprio leader o dei vari potentati di partito, in modo da riuscire ad ottenere un buon posto in lista la tornata successiva.

C’è anche chi, comunque, la ricandidatura se l’è guadagnata con la serietà. Tra i più attivi della scorsa legislatura vi sono stati ad esempio Monica Macovei (PDL, Partito democratico liberale), Renate Weber (PNL, Partito nazional liberale) o Adina Valean (PNL), designata nel 2011 da VoteWatch.eu come il deputato del Parlamento europeo più "vincente", nelle votazioni si è trovata infatti tra i vincitori il 90,2% delle volte.

Quanto conta l’Europa

Su Euractiv.ro, portale che si occupa di politiche europee, Dan Luca sottolinea come il 75% della legislazione romena abbia la sua origine a Bruxelles. "Riguarda soprattutto temi quali la tutela del consumatore, la concorrenza, la qualità dell’aria, la gestione dell’acqua e del cibo”. Come a dire, l’interesse dei romeni su quanto accade a Bruxelles dovrebbe andare di pari passo.

Secondo Dan Luca inoltre per riuscire a mettere in relazione con efficacia la Romania con le istituzioni europee vi sarebbe bisogno di circa 5000 romeni a Bruxelles e 25.000 persone in Romania coinvolte a pieno titolo nei meccanismi comunitari. Ad oggi le cifre sono diverse: 2000 romeni che lavorano a Bruxelles e nelle istituzioni europee e altri 10.000 (soprattutto del settore pubblico) coinvolti in patria.

Tra l’altro la Romania non riesce ad abbandonare l’ultimo posto nell’Ue (i dati riguardano il periodo 2007-2013) in materia di assorbimento di fondi europei. Corruzione ed incapacità nella progettazione europea hanno fatto perdere al paese miliardi di euro, destinati ad adeguarne gli standard di sviluppo alla media degli altri paesi Ue.

Europee e presidenziali

Le europarlamentari del 25 maggio sono anche viste dalla classe politica romena come un possibile test – anche se la partecipazione al voto per le europee si è sempre dimostrata bassa, intorno al 27%, e quindi non necessariamente rappresentativa – in vista delle elezioni presidenziali di novembre.

Tra i vari aspiranti a succedere a Traian Băsescu, che dopo due mandati non può ricandidarsi, anche il presidente del Partito nazional liberale Crin Antonescu, che ha ad esempio dichiarato che se i liberali non otterranno almeno il 20% alle europee, darà le sue dimissioni da presidente del partito.

Mentre la sinistra rappresentata in particolare dal Partito social democratico (PSD) – dato al 42% nelle intenzioni di voto di un sondaggio dello scorso 24 marzo – spera di ottenere almeno 12 seggi (attualmente i suoi europarlamentari sono sette) per la destra la situazione appare molto più complicata e quest’ultima si presenta agli elettori quanto mai divisa.

Principale avversario di Ponta è il suo ex alleato di governo, il liberale Crin Antonescu. Il suo Partito Nazional liberale è dato dai sondaggi al 15% e questo gli varrebbe 4 posti nell’europarlamento (6 quegli attuali). Il suo elettorato potenziale si troverà anche a scegliere tra l’offerta del PDL (Partito Democratico Liberale), il PMP (Partito Movimento Popolare) lanciato lo scorso anno da Traian Băsescu. Ci sono poi i candidati dell’UDMR (l’Unione Democratica dei Magiari) preoccupati di non riuscire a superare la soglia del 5% e il Partito del Popolo del contestato magnate dei media Dan Diaconescu.

Vi sono inoltre anche candidati indipendenti, tra questi forse il più famoso è l’attore Mircea Diaconu che solo recentemente ha ottenuto il via libera alla sua candidatura dalla Corte d’Appello di Bucarest dopo un’interdizione ai pubblici uffici che rischiava di precludergli l’avventura europea. La Corte d’Appello ha dato contestualmente il via libera anche all’ultranazionalista Corneliu Vadim Tudor, il cui movimento conta tre europarlamentari uscenti.

Se sfortunatamente i temi europei mancano dal dibattito pubblico non mancano invece gli ormai tradizionali scontri tra Băsescu ed il premier Ponta.

L’ultimo della serie è una dichiarazione fatta durante un programma televisivo nella quale il presidente Băsescu ha affermato che Gabriela Vranceanu Firea – senatrice socialdemocratica e presidente di una commissione parlamentare d’inchiesta che sta verificando l’acquisizione di alcuni terreni da parte di Ioana Băsescu (figlia del presidente) – potrebbe, rincasando, non trovare più suo marito. Il marito della senatrice è un sindaco, anch’esso del PSD e Băsescu alludeva al fatto che ultimamente molti politici, soprattutto del PSD, sono finiti in carcere accusati di corruzione. Per il PSD invece le accuse nei confronti dei suoi membri non sarebbero altro che rappresaglie di una magistratura troppo vicina al presidente. Niente di nuovo nel panorama romeno.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto BeEU – 8 Media outlets for 1 Parliament

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