Romania e Bulgaria: addio a Schengen

Si allontana, a data da destinarsi, la prospettiva dell’ingresso di Romania e Bulgaria nell’area Schengen. La questione doveva essere discussa nel prossimo Consiglio “Giustizia e affari interni” dell’UE, previsto in Lussemburgo l’8 ottobre.

E invece il dibattito sarà rimandato ancora: il governo rumeno, dopo aver sondato l’impossibilità di una decisione positiva, ha infatti chiesto che la discussione sull’eventuale allargamento dell’area Schengen venisse depennata dall’ordine del giorno.

Per Romania e Bulgaria, paesi entrati nell’UE nel 2007, l’esclusione dallo spazio di libero movimento è una decisione che brucia. Secondo il premier rumeno Victor Ponta, a bloccare Romania e Bulgaria sarebbero i Paesi Bassi e “un altro paese UE”, con tutta probabilità la Germania. Per l’ammissione a Schengen è necessario il via libera da parte di tutti e ventisei paesi firmatari.

A pesare sull’ulteriore rinvio, la crisi rifugiati, che negli ultimi mesi ha coinvolto soprattutto la cosiddetta “rotta balcanica”. “Mentre si costruiscono muri, è evidente che non esistono le condizioni per discutere dell’allargamento dell’area Schengen”, è l’amaro commento di Meglena Kuneva, ex eurocommissario ed oggi vicepremier bulgaro.

I paesi che reputano prematura l’adesione di Bulgaria e Romania in Schengen citano la corruzione come principale ostacolo all’ingresso dei due paesi. Bucarest e Sofia, da parte loro, rivendicano di rispondere appieno ai criteri tecnici, e denunciano quella che definiscono l’applicazione di “doppi standard” alle loro richieste di ammissione.

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