Romania: canone televisivo e rischio populismo
A poche settimane dalle prossime elezioni politiche il Parlamento romeno ha abolito il canone radio-televisivo. L’emittente pubblica verrà finanziata direttamente dallo stato
Nella manovra di sgravio fiscale approvata in vista delle elezioni generali dell’11 dicembre, il Parlamento della Romania si è espresso a favore dell’abolizione di oltre 100 tributi fiscali. L’impatto stimato sul bilancio statale della manovra approvata martedì 25 ottobre ammonta a circa 1,6 miliardi di lei (355 milioni di euro).
Fra i tributi soppressi rientra anche il canone di abbonamento alla radio-televisione pubblica e questo ha destato preoccupazione per quanto riguarda l’indipendenza rispetto al potere politico di questi organi di informazione.
Il disegno di legge, introdotto dal Partito Socialdemocratico (PSD), è stato approvato con tempismo sospetto: mentre si approssima la campagna elettorale, lo sgravio fiscale appare come una misura populista estremamente efficace sul piano elettorale.
Da un punto di vista generale, l’abolizione di alcuni tributi potrebbe essere una buona decisione. Per la popolazione, naturalmente, suona bene. Ma c’è un "ma".
Il balia del potere politico
La rimozione del canone di abbonamento alla radio-televisione pubblica, finora incluso nella bolletta elettrica mensile pagata da individui e aziende in Romania, lascia la radio e la televisione pubblica completamente in balia della volontà politica di garantirne il finanziamento. Aumenta così il rischio di maggiori interferenze politiche nelle politiche editoriali, in una situazione in cui il parlamento detiene già i poteri di nomina dei membri del consiglio e dei direttori generali della radio-televisione pubblica.
Secondo la legge attuale, il finanziamento della televisione e della radio pubbliche (SRTV e SRR rispettivamente) si basa sulle entrate derivanti dalla tassazione di persone fisiche e giuridiche, pubblicità, multe, donazioni o sponsorizzazioni e altri tipi di redditi.
L’abolizione delle entrate derivanti dal canone di abbonamento potrebbe generare un maggiore controllo politico sulle emittenti pubbliche. In un paese dove la carta stampata sperimenta un drammatico tracollo e Internet non si sta dimostrando una risposta efficace alla crisi, l’impatto di tale misura appare preoccupante.
Secondo le motivazioni espresse dai promotori del provvedimento, il finanziamento diretto permetterà maggiore controllo e trasparenza sulle spese dei media pubblici. Chi critica il provvedimento, fa però notare come nulla impedisca fin da subito di applicare trasparenza a controllo delle spese.
I legislatori non hanno specificato le fonti di finanziamento per le misure adottate. In pratica, il peso di questi tagli viene assorbito dal bilancio dello stato, ma le modalità con cui si troveranno le copertura non sono state spiegate in modo convincente. Il leader del Partito Socialdemocratico (PSD), Liviu Dragnea, iniziatore della proposta di legge, sostiene che, anche senza gli introiti derivanti dal canone, il governo assicurerà alla radio-televisione pubblica lo stanziamento di importi in linea con quelli garantiti attualmente. Dragnea non ha però saputo indicare la fonte di questo stanziamento.
Senza un’analisi di impatto
L’iniziativa è stata criticata da più di 20 ONG rumene che ritengono la legge sia un passo preoccupante verso la politicizzazione totale dei media nazionali.
"Le organizzazioni firmatarie ritengono che la misura alteri profondamente la missione dei media pubblici, creando una relazione di dipendenza eccessiva nei confronti del potere politico. La proposta di eliminare il canone di abbonamento alla radio-televisione pubblica – senza un’analisi di impatto che identificando le risorse di bilancio da utilizzarsi in alternativa alle entrate provenienti dal canone – è una prova di dilettantismo politico e populismo rudimentale. Equiparare quest’imposta agli altri tributi (oltre 100, fra i quali i tributi per i diritti di pesca) aboliti tramite il provvedimento recentemente adottato è un espediente che banalizza l’argomento e previene l’indispensabile dibattito pubblico su un tema di estrema importanza. Ricordiamo che la legge 41/1994 sull’organizzazione e il funzionamento delle emittenti di servizio pubblico è una legge organica che anche in caso di modifica deve soddisfare i requisiti prescritti dalla Costituzione e dai regolamenti delle Camere. Crediamo quindi che il finanziamento diretto dal bilancio dello Stato sia l’ultimo episodio della politicizzazione completa dei mezzi pubblici, già fortemente influenzata dalle modalità di nomina e dismissione del Consiglio", si legge nel comunicato stampa.
Ingrig Deltenre, direttrice generale della European Broadcasting Union (EBU), ha espresso la massima preoccupazione per il potenziale impatto di questa legge in una lettera inviata alle autorità rumene la settimana scorsa: “Il canone di abbonamento e contributi analoghi da parte dei cittadini rappresentano oggi la fonte di finanziamento più stabile e affidabile per i media del servizio pubblico in Europa. Sono anche la modalità più diffusa e importante”, ha affermato Ingrid Deltenre.
“Nel 2015, il canone ha coperto circa i due terzi delle entrate a disposizione del servizio pubblico tra i membri dell’EBU”, ha aggiunto Deltenre. "Come ha dimostrato l’esperienza di altri paesi, è molto difficile reintrodurre una tassa di trasmissione, una volta che la si è abolita", ha aggiunto Deltenre.
Anche la South East Europe Media Organization (SEEMO) ha reagito esprimendo preoccupazione per la situazione venutasi a creare dopo il voto in Parlamento.
Nella mani del Presidente
Ora il Presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha l’ultima parola, e la Federazione dei sindacati della cultura e dei mass media, FAIR-MediaSind si è appellata a lui affinché non promulghi il provvedimento. Secondo la Costituzione, Iohannis ha non più di 20 giorni di tempo per pronunciarsi in merito a questo provvedimento legislativo.
Fra le possibilità a sua disposizione, anche quella di chiedere al Parlamento di riesaminare il testo recentemente approvato. Sia in questo caso che nell’ipotesi in cui la legge dovesse essere rinviata all’esame della Corte costituzionale, il Presidente disporrebbe di 10 giorni di tempo per promulgare l’atto.
In un’intervista rilasciata ad Adevarul live il giorno successivo al voto in Parlamento, il Presidente ha sottolineato che modifiche così sostanziali al regime fiscale dovrebbero essere discusse con imprenditori, sindacati e società civile. "Serve una discussione seria, insieme agli esperti", ha detto il Presidente. "Questo approccio non mi convince affatto, non si può lavorare in questo modo. Cosa deve fare un imprenditore che si trovi ad affrontare cambiamenti così repentini alla struttura dei tributi? Non è accettabile che le tasse vengano abolite da una settimana all’altra, solo perché si sta avvicinando la campagna elettorale. Questo mette in discussione il significato del termine “ prevedibilità”, ha commentato Iohannis.
L’amministratore delegato della televisione rumena, Irina Radu e Ovidiu Miculescu della radio pubblica cercheranno di incontrare il presidente Iohannis per un confronto sul tema.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto