Rock’n roll ortodosso
Dal metropolita Amfilohije Radovic ai Darkwood Dub – Partibrejkers: l’abbraccio tra Chiesa ortodossa e gruppi della scena alternativa serba. Il nuovo fenomeno musicale alla prova in un teatro di provincia. Un commento
Ore 21.00, davanti al teatro di Kraljevo c’è un sacco di gente giovane. Qualcuno potrebbe pensare che in Serbia il teatro venga preso molto seriamente. Farmi largo fra la folla non mi riesce tanto bene e decido di sedermi al bar del teatro finché non scema questa isteria teatrale. Nel corridoio del teatro, sulla lavagna degli annunci c’è il comunicato per il concerto del gruppo Mizar (Macedonia) ed Istok (Serbia). Per fortuna ho comprato il biglietto in tempo così non devo preoccuparmi per il posto, o almeno così mi è sembrato in quel momento.
21.20 entro nella sala del teatro dove non solo tutti i posti sono occupati, ma la gente sta seduta sul pavimento fra le file delle poltrone. Dopo alcuni secondi capisco che non riuscirò ad ottenere nulla e mi spingo in qualche modo dietro le quinte. Sul palco escono i giovani ragazzi che iniziano a suonare quello che oggi ormai viene chiamato "rock’n roll ortodosso". Testi difficili da capire e un rock’n roll dal background strumentale sono la definizione concisa di questo "nuovo" fenomeno musicale serbo. Ma il gruppo Istok è soltanto l’indicatore di un problema molto più profondo nel quale è sprofondata la Serbia del dopo Milosevic.
Dunque, cosa c’è da noi? Distrutta e confusa, derubata e presa dal proprio assurdo, la gente della Serbia in modo disperato cerca una nuova istituzione che gli possa ridare un senso. La nuova realtà sociale si è instaurata davanti ai nostri occhi e la Chiesa serba ortodossa (SPC) vi ha posto le fondamenta. La SPC ha dominato il principale corso sociale, nel quale si costituiscono i nuovi sistemi di valori e di idee. Ma questa tendenza di rendere clericale la società serba non è poi così un problema. Al problema arriviamo quando capiamo che non esiste alternativa a questo sistema. Al problema arriviamo quando capiamo che il corso principale si è travasato anche ai margini della società e che adesso questi margini si sono trasformati in una parte della macchina per la riproduzione "infinita" del corso dominante. Questa situazione ci porta al punto paradossale in cui dei fenomeni culturali marginali (il gruppo Istok) iniziano a riprodurre la matrice dei valori e delle idee che viene distribuita dall’epicentro sociale. E se ai margini non esiste una coscienza critica e un potenziale creativo per pensare un diverso sistema di valori e di idee, e di produrre una nuova sensibilità che sarebbe la contro tendenza culturale a quella dominante, allora ci troviamo veramente di fronte ad un problema. Perché non ci rimane niente altro che chinarci alla nuova totalità sociale, fuori dalla quale non esiste nulla, perché essa comprende tutto.
Ma affinché non venga in mente a qualcuno che si tratti di un fenomeno locale (di Kraljevo), e affinché qualcuno non si lamenti del fatto che tutto questo possa sembrare troppo astratto e teorico, ecco un’altra illustrazione (e alla fine metteremo in collegamento le persone e le le forme dei fenomeni). La strumentalizzazione del rock’n roll, con l’approvazione degli stessi artisti, è iniziata con l’album intitolato "Iznad istoka i zapada" (Sopra est e ovest) pubblicato da PGP-RTS (Produzione discografica della Radio Televisione serba). Alcuni degli artisti più importanti della scena alternativa nazionale hanno inciso le loro canzoni usando i versi del vescovo Nikolaj Velimirovic. Anche se riuscissimo ad evitare l’annosa polemica sul vescovo Nikolaj Velimirovic, accusato da alcuni di aver sostenuto apertamente idee fasciste e inequivocabili scritti antisemiti, resta il fatto che gli artisti hanno trovato l’apice della loro ispirazione nell’ideologia della Chiesa serba ortodossa.
L’idea di questo progetto l’ha avuta il metropolita della costa montenegrina, Amfilohije. Fra l’altro anche lo stesso iniziatore di questa idea, Amfilohije Radovic, è un personaggio controverso come lo stesso vescovo Nikolaj Velimirovic. Amfilohije al recente funerale di Jovanka Karadzic, la madre di uno dei due più ricercati latitanti dell’Aia, Radovan Karadzic, ha detto: "La madre Jovanka oggi verrà iscritta fra le madri immortali… Fra la madre Jugovic, che ha sacrificato i suoi nove figli per la fede, per Gesù e per la patria…" E poi ha aggiunto: "Dio darà la pace anche alla madre Jovanka. Lei ha insegnato alla sua prole che non c’è niente di più sacro della fede e del servire Dio e il suo popolo in modo onesto. Fortunato quel popolo che ha queste madri…" Queste sono le chiare allusioni che Amfilohije ha indirizzato allo stesso Radovan Karadzic.
Riporto questo esempio nel tentativo di delineare l’ambiente all’interno del quale l’album Iznad istoka i zapada è stato creato. La chiara intenzione della Chiesa, attraverso la diretta partecipazione nella politica quotidiana, posizionandosi nelle istituzioni dello Stato (istruzione, esercito ecc), e usando come mezzo il rock’n roll, per diventare la forza dominante che modella la coscienza della popolazione della Serbia e del Montenegro, di per sé non è problematica. Dunque, il problema non sta nell’intenzione della Chiesa di diventare la forza dominante nel modellare la coscienza umana (tutte i gruppi e le istituzioni hanno questa tendenza). Ma il problema sta nella mancanza della resistenza a questo desiderio! Il problema sta nell’impotenza della scena locale alternativa che non è in grado di produrre un contenuto rilevante che sia in grado di offrire alle persone una sorta di sguardo con una prospettiva diversa. Piuttosto è come il prodotto più alto della creatività di band come i Darkwood Dub, i Partibrejkers, i Luna ecc, che esce fuori l’album Iznad istoka i zapada. Questo album viene inteso come una grande ricostruzione del senso, un contributo importante alla cultura e al trionfo dei "veri valori"! Nel materiale accompagnatorio c’è scritto: "La raccolta di poesie Iznad istoka i zapada è stata cantata e suonata da persone che hanno un’esperienza della totale distruzione della cultura orientale e occidentale quale era una volta. L’unica esperienza che la nostra generazione ha è quella dell’autodistruzione e della rottura. Perciò essa ha i più profondi impulsi per il rinnovamento e la costruzione".
Il collegamento dei personaggi segue la seguente linea: il vescovo Nikolaj Velimirovic, il metropolita della costa montenegrina Amfilohije Radovic, i Darkwood Dub – Partibrejkers, Istok (Kraljevo), il pubblico della Serbia.
Il collegamento dei fenomeni: il libro di poesie, l’album Iznad istoka i zapada, il concerto di Kraljevo.
La catena per un’efficace distribuzione delle idee è innescata e il messaggio è stato inviato. Resta da vedere se la scena musicale della Serbia riuscirà a breve ad uscire dall’abbraccio della SPC. Ma fino alla successiva "New Wave" musicale non ci resta che ascoltare il nuovo rock’n roll ortodosso, intitolato "E’ tutto tuo, Dio".