Rock e rap in Azerbaijan

Nelle tre repubbliche del Caucaso meridionale, la scena musicale è dominata da cantanti e musicisti vicini alla retorica di governo o nazionalista. Ma altri gruppi rock e rap stanno cominciando a farsi sentire, soprattutto in Azerbaijan

10/09/2009, Onnik James Krikorian - Yerevan

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Nell’ex Unione Sovietica la musica alternativa è sempre stata sinonimo di ribellione e di speranza di cambiamento, ma negli ultimi anni nel Caucaso meridionale pochi musicisti si sono schierati contro chi è al governo. È il caso soprattutto dell’Armenia e dell’Azerbaijan, dove la musica ha avuto spesso tendenze nazionalistiche. Tutti e tre i paesi l’hanno mostrato piuttosto chiaramente durante l’edizione di quest’anno dell’Eurovision Song Contest, un’edizione particolarmente controversa.

Alcuni cantanti in Georgia sono noti per aver sfruttato la propria popolarità per mettere in ridicolo sia il governo che l’opposizione, e anche in Armenia un musicista ha preso posizione in seguito alle contestate elezioni presidenziali dell’anno scorso. Ma la fusione fra politica e musica sembra essere più prolifica in Azerbaijan. A partire dall’anno scorso, questa tendenza si è rivelata particolarmente evidente nella musica rap, con almeno due band apertamente schierate a favore della democrazia e dei diritti umani nel paese.

Per le elezioni presidenziali del 2008 in questo paese ricco di petrolio e con evidenti tratti autoritari, gli Shirband hanno scritto una canzone per promuovere un candidato immaginario, Shiraslan, e per attirare voti di protesta. È vero, il presidente in carica, Ilham Aliyev, è uscito vittorioso con uno sconcertante 87 percento dei voti, ma almeno è stata sollevata la questione. Sebbene la musica fosse stata usata raramente per promuovere la democrazia e i diritti umani, in questo modo si stavano stabilendo dei precedenti in Azerbaijan.

Per il terzo anniversario di "OL!", un movimento giovanile azero, che ha tra i suoi fondatori il video blogger Adnan Hajizade, recentemente incarcerato, gli Shirband hanno già composto e registrato un inno rap, "OL Azad" (Sii libero). Da allora, altre canzoni come "Fuck" denunciano la corruzione e l’autoritarismo presenti nel paese, mentre il loro ultimo pezzo, "Davam edir 37", è dedicato ad Adnan Hajizade e a Emin Milli, attualmente imputati per "teppismo" in quello che molti considerano un processo dalle motivazioni politiche, mirato a mettere a tacere le voci di critica fra la gioventù progressista.

La fidanzata di Hajizade e un altro esponente di spicco del movimento giovanile OL!, Parvana Persiani, spiegano che la canzone paragona la situazione dell’Azerbaijan di oggi con quella dell’ex-Unione Sovietica all’epoca delle purghe di Stalin. "Il 1937 continua a esistere in maniera ancora più rigida", afferma lei, parafrasando il testo della canzone. "È più grave a causa del petrolio e del gas. I giovani vengono arrestati e noi sentiamo sempre quelle jeep nere che ci seguono…"

La situazione è molto diversa nella vicina Armenia, dove un gruppo rap che molti speravano prendesse posizione con la parte più disillusa della gioventù del proprio paese, non solo ha sostenuto un partito pro-governativo guidato dal principale oligarca armeno in occasione delle elezioni parlamentari del 2007, ma ha anche scritto una canzone per la sua campagna elettorale. Nel frattempo, fatta eccezione per Mher Manukian e un’altra canzone contro la guerra del gruppo Bambir di Gyumri, i musicisti rock in Armenia si sono tenuti alla larga dalla politica.

In Azerbaijan invece, prendendo esempio dalle loro controparti rap, due rock band non si sono tirate indietro dal prestare i loro nomi a movimenti progressisti giovanili emergenti, componendo inni per il gruppo giovanile Dalga ("Onda"). "C’è una fiamma che arde nelle nostre anime, c’è protesta sulle nostre lingue, lasciate sorridere i volti stanchi, il domani è nelle nostre mani, lasciate che i nostri studenti e i nostri giovani siano un faro per l’antico Oriente, armiamoci di amore, e facciamo nostra la vittoria", così si traduce il testo della canzone "Dalga" degli OZAN, formatisi nel 2005.

Nurlan Kerimov, uno dei membri della band, afferma che sebbene la scena rock in Azerbaijan sia ancora ristretta, sta comunque crescendo. "Gli OZAN sono sempre dalla parte della gioventù progressista", afferma, aggiungendo che al momento la band sta componendo un pezzo su Hajizade e Milli. "Abbiamo ottimi rapporti con la gioventù progressista e siamo stati noi ad avere l’idea di un inno per Dalga. Credo che la musica rock possa far cambiare idea ai giovani".

Naturalmente, anche le autorità sono ben coscienti del potenziale di cambiamento che la musica alternativa porta con sé. Il mese scorso, per esempio, un giornale azero ha riportato che i fan di un altro gruppo rap, gli H.O.S.T Alliance, erano stati intimiditi da agenti dei servizi di sicurezza nazionale del Nakhichevan, un’exclave azera. Quindici giovani sono stati detenuti per otto ore da agenti del Ministero della Sicurezza Nazionale e sono stati istruiti a non ascoltare la musica della band, definita, secondo quanto riportato, "sovversiva".

Anche la band non si è salvata da attenzioni indesiderate da parte delle autorità. Sebbene abbiano pubblicato il loro primo album nel 2007, gli H.O.S.T Alliance non hanno potuto venderlo apertamente in Azerbaijan. La loro musica è stata invece distribuita direttamente, da persona a persona. Anche gli H.O.S.T Alliance sono stati arrestati e ammoniti a non scrivere più canzoni "contro lo Stato", mentre risulta che la polizia abbia chiesto a fan con cui ha avuto a che fare di cancellare la musica della band dai loro cellulari.

Ciononostante, come Shirband, Ozan, Qara Dervish e altri, anche loro continuano a comporre e a eseguire musica live, con i fan che realizzano i video da caricare su YouTube. Di fatto, prendendo in considerazione i movimenti progressisti pro-democrazia e la cultura giovanile contemporanea, l’Azerbaijan rimane davanti alle altre due repubbliche del Caucaso meridionale. Sebbene si ritenga generalmente che l’Azerbaijan sia un Paese più autoritario rispetto ai suoi vicini, bisognerà vedere se tendenze di questo tipo prenderanno piede anche in Armenia e in Georgia.

Certo, per ora la scena musicale in tutte e tre le repubbliche caucasiche continua a essere dominata da quei cantanti e musicisti vicini agli interessi politici nazionalisti o comunque predominanti. Ma la musica alternativa nel Caucaso meridionale potrebbe generare un cambiamento di paradigma significativo per la nuova generazione di giovani, a 18 anni di distanza dalla dichiarazione di indipendenza dall’ex Unione Sovietica. Per ora, tuttavia, grazie anche metodi alternativi di distribuzione come Internet e i cellulari, tutti gli occhi rimangono puntati sull’Azerbaijan.

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