Riparte la Georgia, grazie alla mediazione europea

In Georgia, a seguito della mediazione europea, parte dell’opposizione ritorna in parlamento. E dopo le amministrative del prossimo ottobre il paese potrebbe ritornare alle urne per le politiche anticipate

29/04/2021, Marilisa Lorusso -

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© Yannick Morelli/Shutterstock

Fumata bianca: la Georgia ha un parlamento in cui siede anche l’opposizione. Il 19 aprile scorso a Tbilisi nel Palazzo presidenziale è stata siglato un accordo, da Sogno georgiano e da alcuni rappresentanti dell’opposizione. La mediazione europea è andata quindi a buon fine e la lunga, disastrosa, impasse che si è protratta dal 31 ottobre giunge a una svolta.

Il tour euro-atlantico

Dopo il fallimento della seconda mediazione europea, il 13 aprile la scorso la Corte di Tbilisi aveva confermato la detenzione di Nika Melia, Segretario del Movimento Nazionale Unito. Il giorno prima il segretario di Sogno Georgiano Irakli Kobakhidze era partito per un viaggio diplomatico con tappa a Washington e a Bruxelles. Sul tavolo c’era una nuova bozza di accordo che – fermo restando quanto già concordato dalle parti nelle mediazioni con l’inviato dell’UE Christian Danielsson – cercava di affrontare le questioni che avevano reso impossibile sino ad allora la firma, cioè le elezioni anticipate e il rilascio di Giorgi Rurua e Nika Melia, i cosiddetti prigionieri politici. Il 16 aprile Sogno Georgiano ha poi sottoscritto unilateralmente la proposta europea del 31 marzo: i cinque punti per sbloccare l’impasse politico-istituzionale nati dalla proposta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel.  Ma due giorni dopo in una dichiarazione congiunta Stati Uniti e Unione europea hanno incoraggiato a non proseguire con iniziative unilaterali ed hanno auspicato un accordo condiviso introducendo due varianti sui temi spinosi.

La nuova proposta

La nuova proposta negoziale che ha portato allo sblocco della situazione prevede che si risolva la questione della percepita politicizzazione dei casi di Rurua e Melia, mettendoli in libertà. L’accordo prevede che questo avvenga tramite amnistia o altri strumenti legali.

Il tweet dell’europarlamentare Marina Kaljurand

Sbloccato anche il nodo elettorale che ha portato al progressivo peggioramento della crisi. Si ricorda che Sogno Georgiano e l’opposizione danno valutazioni opposte sulle elezioni del 31 ottobre scorso, legittime per la maggioranza, illegittime per l’opposizione che infatti ha sempre rifiutato di sedere in parlamento. La maggioranza è sempre stata inflessibile nel non mettere in discussione l’esito del voto e l’opposizione ha boicottato per tutti questi mesi un parlamento che riteneva non rappresentativo dell’effettiva volontà elettorale.

Il 16 aprile la maggioranza ha reso pubblica la proposta di tornare al voto se alle elezioni amministrative del prossimo ottobre Sogno Georgiano dovesse ottenere meno del 43% dei consensi. Alle parlamentari il partito ha ricevuto un solido 48%. Significherebbe perdere il 5% dei consensi in un anno. Va ricordato che i comportamenti elettorali variano significativamente dalle politiche alle amministrative, per cui sarà una battaglia elettorale durissima che si combatterà per città importanti come Tbilisi, Kutaisi, Batumi, Rustavi, Zugdidi e che sicuramente porterà i partiti a proporre candidati con un peso politico che trascende l’abituale selezione per le amministrative, visto che in palio vi sarà l’eventuale ritorno alle urne nazionali.

La nuova proposta di mediazione prevede poi – rispetto alla proposta che era emersa il 31 marzo, che aveva portato a punti di contatto ma a un nulla di fatto a livello di firme – un meccanismo anti-ostruzionismo per l’elezione di cariche importanti. Per scongiurare la possibilità di non riuscire ad eleggere, ad esempio, il presidente della Commissione Elettorale Centrale e il Procuratore della Repubblica è stato definito un meccanismo elettorale che ne garantisca la nomina. Per la Commissione elettorale verranno previsti due turni a maggioranza qualificata di due terzi, esauriti i quali un terzo a maggioranza di tre quinti. Se nessuna di queste tornate dovesse dare esito positivo, si procederà a maggioranza semplice. Per il Procuratore, due turni a maggioranza qualificata di due terzi, e poi si procederà a maggioranza semplice.

Firma e implementazione

Il giorno dopo la resa pubblica dei termini aggiuntivi della proposta di mediazione Sogno Georgiano ha confermato la propria disponibilità alla firma. Nell’opposizione è prevalsa la disponibilità ma si sono aperti anche spazi per scelte individuali. Di alcuni partiti solo alcuni singoli individui hanno firmato l’accordo, anche in contrasto con le indicazioni del partito di appartenenza. È uno sblocco parziale che precede probabili adesioni individuali successive, per esempio per il Movimento Nazionale Unito dopo il rilascio di Melia, ma che già ora mette fine al boicottaggio della legislatura da parte dell’opposizione.

L’accordo è stato sottoscritto il 19 aprile nel palazzo presidenziale, alla presenza della Presidente della Repubblica Salomè Zurabishvili, di Carl Hartzel della rappresentanza dell’Unione Europea in Georgia, dell’Ambasciatrice statunitense Kelly Degnan e in remoto del presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Per quanto riguarda l’implementazione dell’accordo si è molto dibattuto su come procedere alla liberazione dei due politici dell’opposizione. Per quanto riguarda Giorgi Rurua la Presidente Zurabishvili si è dichiarata disponibile a concedere l’amnistia. La Presidente ha precisato che personalmente non ritiene Rurua un prigioniero politico e ritiene la sua amnistia uno scandalo, ma che il dovere istituzionale nel contribuire a portare a termine la crisi debba avere la precedenza sulle proprie convinzioni.

Più problematica e insidiosa la questione Melia. L’amnistia a Melia accusato dei disordini del giugno 2019 implicherebbe – per equità dei cittadini davanti alla legge – l’estensione di un procedimento di amnistia a tutti quelli incriminati per gli scontri di allora. Inaccettabile per l’opposizione, che teme che possa rappresentare un liberi tutti per gli agenti resisi responsabili di violenze contro i manifestanti. Lo stesso Melia si è detto contrario a questa soluzione così come inizialmente non ha accettato ad uscire sotto cauzione (non è a piede libero proprio per aver rifiutato di pagare la cauzione) per poi invece cedere alle pressioni .

Il 27 aprile una dozzina di rappresentanti dell’opposizione sono quindi rientrati in parlamento .

Le reazioni dei protagonisti europei

Il plauso alla soluzione della crisi è stato unanime, a partire dall’ufficio della Presidenza della Repubblica ed echeggia anche tra le fila degli amici della Georgia in Europa e negli Stati Uniti. Parole di incoraggiamento per il paese – che sanano la frattura anche di cultura politica che si stava acutizzando – sono arrivate dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il 21 aprile in visita a Tbilisi, e dagli europarlamentari che avevano messo in guardia il paese sulla spirale in cui si stava avvolgendo.

Marina Kaljurand e Sven Mikser dall’europarlamento hanno espresso la speranza che “il parlamento della Georgia possa diventare pienamente operativo nel prossimo futuro e garantire che l’accordo sia attuato in modo completo nelle parole e nello spirito".

Si riapre quindi la porta alla collaborazione con la Georgia post-crisi, anche attraverso l’intensa cooperazione inter-parlamentare, grazie a questo sofferto compromesso di matrice europea che, nelle parole degli europarlamentari “[…] dà nuovo impulso al consolidamento della democrazia e dello stato di diritto, rispondendo così alle aspirazioni europee della Georgia”.

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