Pubblicato il: 22/07/2025

Relazione UE sullo stato di diritto: una risposta gradita, ma insufficiente al deterioramento della libertà dei media

OBCT si unisce ai partner del Media Freedom Rapid Response (MFRR) nel rispondere alla pubblicazione della Relazione 2025 della Commissione europea sullo stato di diritto, esortando l’UE a rafforzare il proprio impegno per la libertà dei media e la tutela del giornalismo indipendente

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 La Commissione europea © skyfish / Shutterstock

A seguito della pubblicazione della Relazione 2025  della Commissione europea sullo stato di diritto, la rete Media Freedom Rapid Response (MFRR) invita oggi l’UE a dare seguito alle allarmanti conclusioni per rafforzare la propria difesa della libertà dei media e del giornalismo indipendente in tutto il blocco.

Poiché la libertà dei media nell’Unione europea e nei paesi candidati continua a deteriorarsi, le conclusioni del rapporto devono ora fungere da fondamento per un’azione costante volta a salvaguardare i valori dell’UE e a promuovere una solida attuazione del prossimo European Media Freedom Act (EMFA). 

Panoramica generale

Media Freedom Rapid Response (MFRR) è lieta di constatare il rinnovato riconoscimento della libertà e del pluralismo dei media come elementi centrali per il mantenimento dello stato di diritto all’interno dell’Unione europea e dei Paesi dell’allargamento. Il rapporto sullo stato di diritto sottolinea giustamente che i media indipendenti svolgono un ruolo cruciale nel controllo del potere e un veicolo per la libera circolazione delle informazioni, entrambi sempre più minacciati. Accogliamo con favore i risultati che rivelano un preoccupante declino delle condizioni dei media in tutta Europa: i giornalisti subiscono crescenti aggressioni fisiche, molestie online e campagne diffamatorie a sfondo politico. La vulnerabilità economica del settore dei media, unita al predominio di poche piattaforme digitali e a strutture proprietarie concentrate, aumenta ulteriormente il rischio di interferenze politiche.

Il rapporto evidenzia l’attuazione dell’EMFA (European Media Freedom Act) come strumento fondamentale per rafforzare la libertà e il pluralismo dei media in tutta Europa, con l’obiettivo di rafforzare la tutela dei giornalisti, garantire una pubblicità statale equa e rafforzare l’indipendenza dei media pubblici. Con l’avvicinarsi della scadenza per l’attuazione dell’8 agosto, la maggior parte degli Stati membri sta allineando la propria legislazione all’EMFA, ma molti non riusciranno a rispettare la scadenza. La Commissione rileva progressi nell’aumento della capacità e dell’indipendenza delle autorità nazionali di regolamentazione dei media, riforme volte a migliorare la trasparenza nella proprietà dei media e l’introduzione di garanzie per contrastare azioni legali abusive come le cause legali strategiche contro la partecipazione pubblica (SLAPP). Si segnalano anche passi positivi nel migliorare l’accesso alle informazioni pubbliche e la sicurezza dei giornalisti, sebbene questi sforzi varino significativamente all’interno dell’UE e incontrino sfide diverse.

Tuttavia, la relazione non denuncia direttamente le carenze sistemiche, in particolare negli Stati in cui sono radicate la cattura dei media e l’interferenza politica. Il linguaggio diplomatico utilizzato per discutere di gravi preoccupazioni potrebbe indebolire l’urgenza delle questioni. Inoltre, la relazione fornisce raccomandazioni, ma non descrive i meccanismi di responsabilità. Pertanto, non delinea un percorso chiaro per l’applicazione delle norme o le conseguenze in caso di inosservanza, in particolare per quanto riguarda l’attuazione dell’EMFA.

Con l’aumento del livello di minacce digitali alla vitalità e alla sicurezza dei media, la relazione beneficerebbe di un’analisi più approfondita delle minacce digitali. L’attuale panoramica non riesce ad affrontare adeguatamente le sfide poste dalla sorveglianza, dalla disinformazione, dall’influenza algoritmica e dalle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale. MFRR si propone di utilizzare questa analisi per identificare i Paesi in cui il rapporto potrebbe non cogliere appieno la gravità delle sfide affrontate dal giornalismo di interesse pubblico e per offrire spunti di riflessione sulle aree che richiedono ulteriori interventi.

Focus Paese

Sebbene il rapporto sulla Serbia riconosca preoccupazioni "serie" e "crescenti" riguardo all’indipendenza dell’Autorità di regolamentazione dei media elettronici (REM) e alla sicurezza dei giornalisti, non riesce a fornire un quadro realistico della repressione in atto dal crollo fatale del tetto della stazione ferroviaria di Novi Sad, che ha causato la morte di 16 persone nel novembre 2024 e ha scatenato massicce proteste anti-corruzione. In questo contesto senza precedenti, il giornalismo indipendente si trova ad affrontare la sua maggiore emergenza, come ha scoperto la delegazione MFRR durante la sua missione  di aprile 2025. Non solo i giornalisti non sono protetti dalle autorità pubbliche, ma sono anche direttamente esposti ad attacchi di ogni tipo provenienti dai più alti livelli di governo. La censura dell’informazione, la crescente pressione sui professionisti dei media e il controllo politico sul panorama mediatico sono diventati sistemici e non vengono sufficientemente evidenziati come violazioni del diritto del pubblico alla conoscenza. Con questa relazione, la Commissione europea effettua una valutazione debole della situazione della libertà dei media e perde l’occasione di mettere in guardia il governo serbo dalle conseguenze di un tale deterioramento dello Stato di diritto, a cui è necessario porre rimedio con urgenza. 

Per quanto riguarda l’Italia, la Relazione sullo stato di diritto 2025 offre un quadro solo parziale delle crescenti sfide affrontate dai professionisti dei media negli ultimi anni. La Commissione europea riconosce giustamente l’effetto paralizzante di diverse misure legislative sull’informazione giudiziaria.

La relazione non affronta le preoccupazioni più profonde sull’adeguatezza, la sostenibilità e la prevedibilità del sistema di finanziamento della PBS. La Commissione ha elogiato l’impegno della RAI per "un’informazione accurata e pluralistica". Tuttavia, la relazione trascura le sfide significative affrontate dalle squadre investigative della RAI, tra cui una costante tendenza a subire vessazioni legali e recenti pressioni interne, evidenti nel rimprovero di Sigrifo Ranucci, conduttore di Report, e nell’annunciata riduzione della prossima stagione del programma. Pur riconoscendo l’insolita inattività della Commissione parlamentare di vigilanza RAI dall’autunno del 2024, la relazione omette il fatto che questa paralisi è dovuta al boicottaggio da parte dei membri della coalizione di governo, che ha disabilitato il controllo parlamentare da quasi un anno.

La questione dei conflitti di interesse, affrontata nella sezione sul sistema giudiziario, è purtroppo assente dalla sezione sui media. Tuttavia, i conflitti di interesse rappresentano da tempo una sfida strutturale per il panorama mediatico italiano. La persistente concentrazione del potere economico e politico nelle mani dei proprietari dei media continua a minacciare l’indipendenza editoriale. Questo rischio è esemplificato dal gruppo Tosinvest, guidato dal deputato leghista Antonio Angelucci, che possiede importanti quotidiani come Libero, Il Tempo e Il Giornale e che ha tentato di acquisire una delle principali agenzie di stampa italiane, l’AGI.

Infine, pur riconoscendo l’importante lavoro svolto dal Centro di coordinamento specializzato per la sicurezza dei giornalisti in Italia, la relazione non affronta le implicazioni delle fragili conclusioni del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) sulla sorveglianza del direttore di Fanpage Francesco Cancellato tramite spyware. La raccomandazione di rafforzare la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche dimostra che la Commissione ha riconosciuto l’insufficienza delle garanzie contro la sorveglianza abusiva di giornalisti e operatori dei media. Tuttavia, non ha riconosciuto gli sforzi attivi del governo per indebolire le iniziative di trasparenza e per fare chiarezza sul caso. 

Per quanto riguarda l’Ungheria, la relazione valuta ancora una volta adeguatamente la totale mancanza di progressi in qualsiasi ambito della libertà o del pluralismo dei media. Conclude correttamente che la pressione su giornalisti e altri professionisti dei media è aumentata nell’ultimo anno, in particolare a causa delle azioni dell’Ufficio per la protezione della sovranità. Tuttavia, ancora una volta, il testo non riflette adeguatamente la gravità della situazione relativa al controllo dei media e al pluralismo dei media in Ungheria. Inoltre, sebbene il progetto di legge del governo "sulla trasparenza nella vita pubblica" sia menzionato, esso è incluso nella sezione sulla società civile e purtroppo non viene più citato nella sezione sui media, nonostante la potente minaccia  che la legge rappresenterebbe se venisse infine approvata. Sebbene la relazione valuti adeguatamente la situazione della libertà dei media in Ungheria e la Commissione europea abbia deferito l’Ungheria alla Corte di giustizia europea per la legge sulla protezione della sovranità nazionale, nel complesso l’UE continua a non rispondere a questi crescenti attacchi alla democrazia in modo adeguatamente deciso: la sospensione dei fondi UE, richiesta ripetutamente dalle organizzazioni MFRR. 

Per quanto riguarda la Grecia, il rapporto identifica correttamente una serie di riforme positive introdotte dalle autorità greche nell’ultimo anno, tra cui quelle relative alla trasparenza della pubblicità statale e agli organi di registrazione dei media. Tuttavia, le organizzazioni MFRR ritengono che l’urgenza  generale della situazione in Grecia, che si colloca ancora tra i paesi con il livello più basso di libertà dei media nell’UE, non sia sufficientemente riflessa nel rapporto. Il linguaggio utilizzato nel rapporto suggerisce che le riforme intraprese negli ultimi anni abbiano già avuto un chiaro impatto positivo sul campo. Tuttavia, la valutazione nel monitoraggio MFRR indica che molti di questi cambiamenti non hanno ancora avuto un impatto  significativo sul miglioramento della libertà dei media e del contesto per il giornalismo indipendente, e che la Grecia ha diverse riforme da portare avanti prima dell’allineamento con l’EMFA. Nel frattempo, la continua e totale mancanza di responsabilità in merito al coinvolgimento diretto e indiretto di attori statali nella sorveglianza illegale dei giornalisti in Grecia negli ultimi anni, nello scandalo "Predator Gate", non viene affrontata a sufficienza e continua a rappresentare una grave macchia per la libertà di stampa nel paese.

Di tutti i paesi UE, la Slovacchia ha subito il più grave declino della libertà dei media nell’ultimo anno, come osservato nel rapporto  di missione MFRR del febbraio 2025. Tuttavia, MFRR ritiene che questo allarmante declino non sia sufficientemente riflesso nel testo. Il panorama mediatico slovacco rimane sotto forte pressione da parte di un governo determinato ad affermare il controllo diretto sui media pubblici e a fare pressione sui media privati per frenare la sua copertura politica. Mentre il rapporto si limita a rilevare che non vi è stato "alcun progresso sulla raccomandazione di rafforzare l’autonomia dei media di servizio pubblico", la realtà è che il governo continua a rafforzare attivamente il proprio controllo sull’emittente dopo la fusione di TV e radio in un’unica entità e la recente nomina  di un alleato del governo alla carica di direttore generale di STVR. Questo costituisce un banco di prova per l’impegno dell’UE a tutelare la libertà dei media e i valori democratici dagli attacchi antidemocratici in stile ungherese e fornisce un argomento chiave per l’attuazione dell’EMFA. 

Descrivendo gli sviluppi in Croazia, il documento riconosce diverse iniziative positive intraprese dal governo croato per salvaguardare la libertà dei media, come l’adozione di protocolli per indagare sugli attacchi ai professionisti dei media. Il rapporto riconosce inoltre che non sono state adottate misure sufficienti per affrontare il problema della cattura dei media attraverso la pubblicità, nonché che la protezione dei giornalisti e delle SLAPP rimane un problema. Tuttavia, MFRR sostiene che il rapporto non descrive adeguatamente la situazione critica della libertà dei media in Croazia. Il linguaggio utilizzato nel rapporto implica che le recenti riforme abbiano già prodotto miglioramenti tangibili. Eppure, sulla base del monitoraggio di MFRR, molti di questi cambiamenti non hanno migliorato significativamente la libertà dei media o le condizioni per un giornalismo indipendente. La Croazia non ha ancora compiuto progressi evidenti nell’attuazione dell’EMFA. Inoltre, l’applicazione  incoerente dei protocolli di protezione, soprattutto a livello locale, esacerba le preoccupazioni per la sicurezza dei giornalisti. Ad esempio, il caso di Melita Vrsaljko, attaccata due volte per il suo lavoro, sottolinea le carenze nell’applicazione di questi protocolli. Inoltre, le attuali procedure amministrative nei tribunali rischiano di esporre le informazioni personali dei giornalisti ai presunti responsabili, e la diffamazione  rimane un reato penale senza piani di depenalizzazione. La recente modifica all’articolo 307a del Codice penale, che criminalizza la divulgazione non autorizzata di informazioni su indagini penali, limita ulteriormente la collaborazione dei whistleblower con i giornalisti su questioni di interesse pubblico. 

Negli ultimi nove mesi, la Romania ha tenuto quattro elezioni che hanno probabilmente accentuato il controllo politico dei media. Il capitolo del rapporto sullo Stato di diritto dedicato alla Romania evidenzia correttamente l’aumento della pubblicità politica opaca, che colpisce sia i media nazionali che quelli locali, entrambi fortemente dipendenti dalla pubblicità statale. Accogliamo con favore il riconoscimento da parte del rapporto delle continue molestie online e offline ai danni dei giornalisti. Tuttavia, è importante sottolineare che le minacce alla sicurezza dei giornalisti sono state in particolare alimentate da politici di estrema destra durante le campagne presidenziali. Il rapporto riconosce che le elezioni presidenziali hanno evidenziato la mancata applicazione degli standard sui contenuti politici non segnalati in televisione e sui siti web di notizie online. Tuttavia, non riesce ad affrontare le carenze delle piattaforme di social media, in particolare per quanto riguarda la verifica degli account e la diffusione di disinformazione. Ciononostante, MFRR accoglie con favore il riconoscimento, da parte del rapporto, della mancanza di personale e risorse tecnologiche necessarie per svolgere il proprio mandato da parte del Consiglio nazionale dell’audiovisivo (CNA), nonché la constatata stagnazione negli sforzi per migliorare l’indipendenza della governance e l’autonomia editoriale dei media di servizio pubblico. Come evidenziato nel rapporto, la trasparenza sulla proprietà dei media rimane insufficiente, in particolare per quanto riguarda le testate online, alcune delle quali sono finanziate da fonti poco trasparenti. Infine, apprezziamo il riconoscimento dei progressi nell’avanzamento di una proposta di legge per il recepimento della direttiva anti-SLAPP, che ha incluso consultazioni pubbliche.

Conclusione

Con la libertà dei media in rapido declino negli Stati membri dell’UE e nei paesi candidati, MFRR accoglie con favore il fatto che il rapporto affronti la maggior parte delle problematiche che i media si trovano ad affrontare oggi in Europa e offra spunti su come migliorare la situazione. Per molti Stati membri e paesi candidati, il rapporto compie un notevole sforzo per riconoscere le crescenti sfide alla libertà dei media e allo stato di diritto. Con poche eccezioni, il rapporto registra il declino delle libertà e della sicurezza dei giornalisti in tutta Europa. 

Tuttavia, MFRR ha rilevato che per alcuni Stati membri, come Italia, Croazia e Serbia, il rapporto non affronta tutte le preoccupazioni sollevate dai gruppi per la libertà di stampa e dalla società civile nei paesi. Oltre a mancare di una comprensione più approfondita di come le minacce digitali influenzino la libertà di stampa negli Stati membri e nei paesi candidati, il rapporto non fornisce percorsi chiari per la mancanza di azioni volte all’attuazione dei documenti dell’UE, in particolare l’EMFA e la direttiva anti-SLAPP. 

La situazione descritta nel rapporto sullo Stato di diritto dell’UE, così come nei rapporti e nelle iniziative MFRR, richiede una forte reazione per impedire un ulteriore declino in paesi come Romania, Serbia, Repubblica Ceca e Croazia, e invertire gli effetti negativi di politiche dannose nei paesi palesemente responsabili come Ungheria e Slovacchia. Questa situazione richiede azioni e misure concrete. Invitiamo pertanto la Commissione a specificare le conseguenze per coloro che non attuano tali misure, al fine di prevenire efficacemente gli attacchi alla libertà di stampa, allo Stato di diritto e alla democrazia nell’UE.

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