Rapporto di Amnesty International sulle sparizioni in Bosnia Erzegovina
E’ il momento di porre fine all’impunità per le sparizioni: pubblichiamo il comunicato stampa di Amnesty
"Le autorità della Bosnia e la comunità internazionale devono
adottare misure immediate per affrontare l’enorme numero di casi
irrisolti di ‘sparizioni’": lo ha dichiarato il 5 marzo scorso Amnesty International,
rendendo pubblico un nuovo rapporto sul continuo e devastante
impatto di questa grave violazione dei diritti umani.
Si stima che, dopo la fine della guerra, la sorte di oltre 17.000
persone rimanga avvolta dal mistero. Molte di esse sono
‘scomparse’ dopo essere state viste per l’ultima volta nelle mani
delle varie forze armate e si teme siano morte.
In questi anni sono stati fatti straordinari progressi nel
riconoscimento delle persone ‘scomparse’ attraverso il processo di
esumazione e identificazione dei corpi. La Bosnia vanta infatti uno
dei più sofisticati sistemi di analisi del Dna nel mondo.
"Ora è necessario che le autorità del paese introducano una nuova
legislazione, che renda la ‘sparizione’ un crimine e consenta
finalmente di perseguirne gli autori" – ha affermato Paolo Pignocchi,
responsabile del Coordinamento Europa orientale di Amnesty
International, aggiungendo che la revisione in corso della
legislazione penale costituisce un’opportunità ideale per prendere
questi provvedimenti.
"E’ arrivato il momento di onorare le vittime delle ‘sparizioni’,
mettendo sotto inchiesta e perseguendo penalmente i responsabili e
concedendo risarcimenti ai parenti e alle persone rimaste prive di
mezzi che ancora non sono in grado di rifarsi una vita. Inoltre è
necessario che, per favorire la riconciliazione e rimarginare le ferite
ancora aperte, la gente conosca la vera storia di queste violazioni,
che continuano a tormentare e dividere la società bosniaca."
Amnesty International ha ribadito la propria richiesta alla comunità
internazionale, in particolare alla Missione di polizia dell’Unione
Europea (EUPM), recentemente insediatasi in Bosnia, di attuare sul
serio il dichiarato impegno in favore dei diritti umani e di incoraggiare
e supervisionare le indagini della polizia sulle ‘sparizioni’, in modo da
fornire una solida base per procedimenti giudiziari efficaci ed
imparziali.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani, quei pochi risultati sin
qui ottenuti potranno essere pregiudicati se non si agirà
immediatamente. In quella manciata di casi in cui sono state aperte
inchieste su casi di ‘sparizione’, ciò è stato dovuto alla tenacia dei
parenti e degli amici delle vittime e alla professionalità e al coraggio
di qualche ispettore di polizia o magistrato.
"C’è evidente bisogno di un monitoraggio a lungo termine e
dell’opera di osservatori sui diritti umani impegnati e competenti
all’interno della comunità internazionale. Se la loro azione sarà
ulteriormente indebolita, non resterà speranza per i molti casi
irrisolti" – ha detto Pignocchi. "E’ indispensabile che le autorità
bosniache, a tutti i livelli, e la comunità internazionale elaborino ed
attuino una strategia complessiva per affrontare queste violazioni dei
diritti umani."
Oltre a portare una giustizia da lungo tempo attesa per tutte le
vittime, i procedimenti giudiziari su specifici casi di ‘sparizione’
costituiranno la cartina di tornasole del complesso, lento e costoso
processo di riforma del sistema giudiziario e degli organismi
responsabili dell’applicazione della legge. Queste riforme hanno
costituito una priorità elevatissima per la comunità internazionale
negli ultimi anni, in particolare in vista della prevista chiusura, nel
2008, del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia.
"Un sistema giudiziario dev’essere in grado di riparare alle violazioni dei diritti umani, ‘sparizioni’ comprese" – ha aggiunto Pignocchi. "Altrimenti, per quanto le sue regole e le sue strutture siano state
ammodernate e riorganizzate con ampio dispendio di soldi, dal punto
di vista degli esseri umani i cui diritti sono stati violati si tratterà’
solo della dimostrazione del trionfo dell’apparenza sulla sostanza."
Roma, 5 marzo 2003