Quotidiano Delo: pulizia politica
In Slovenia continuano le preoccupanti ingerenze del potere politico nel mondo dell’informazione. A Delo, uno dei più diffusi quotidiani del Paese, defenestrato Ervin Hladnik Milharčič, direttore del supplemento settimanale. Intellettuale goriziano, colto e poliglotta, notoriamente anticonformista è un’icona del giornalismo sloveno
A soli due giorni dalle preoccupazioni espresse dall’Associazione internazionale dei giornalisti in merito alle ingerenze del potere politico nella gestione dell’ informazione pubblica in Slovenia una nuova defenestrazione conferma le critiche mosse a Lubiana. Il nuovo redattore responsabile di Delo, Peter Jančič, ha annunciato la sostituzione di Ervin Hladnik Milharčič, caporedattore del popolare supplemento settimanale Sobota, considerato l’ultimo baluardo ancora plurale di Delo, dove da qualche mese è in corso una vera e propria operazione di pulizia politica nei confronti dei redattori non allienati con il governo. I primi a cadere sono stati l’ex caporedattore responsabile del quotidiano Darijan Košir e il presidente del consiglio di amministrazione Tomaž Perovič. Questi è stato sostituito da Danilo Slivnik, già proprietario e direttore del settimanale Mag, notoriamente schierato con la destra governativa e fedelissimo del premier Janez Janša.
Košir invece è stato sostituito da Peter Jančič, anche lui un giornalista vicino al nuovo potere, contestato dalla stragrande maggioranza dei colleghi di Delo ma forte del sostegno della nuova amministrazione. Jančič ha esordito con una tiratina d’orecchie ai critici di Janša e con un attacco senza mezzi termini alla politica redazionale di Dnevnik, unico quotidiano nazionale sloveno ancora non controllato dal governo. Il Delo negli ultimi tempi ha visibilmente cambiato la sua impostazione redazionale; da laico, liberale e criticamente distaccato da ogni governo ( mise alla berlina anche il governo liberaldemocratico di Rop, contribuendo con le sue frecciate e analisi al vetriolo al calo della popolarità del premier e quindi pure alla sua sconfitta elettorale), ostenta ogni giorno di più una forte inclinazione filogovernativa. Nuovi gli opinionisti, quasi tutti vicini al governo o persino suoi membri, come il ministro degli Esteri Dimitriji Rupel che ora lancia dalle pagine del Delo i suoi strali contro i giornalisti e i vignettisti ancora irriverenti. Ma fino ad ora il Delo sembrava volesse legittimare in qualche modo anche uno spazio plurale e indipendente soprattutto sulle pagine del supplemento redatto da Ervin Hladnik Milharčič , dove accanto ad autori marcatamente conservatori si potevano leggere anche numerose e approfondite analisi firmate da penne meno clementi con il governo.
Ervin Hladnik Milharčič è per molti versi un’icona del giornalismo sloveno: apprezzato dai lettori come una delle penne più acute e laiche del Delo, accusato invece di »sinistrismo« dall’ attuale compagine governativa. Intellettuale goriziano, colto e poliglotta, notoriamente anticonformista, non affiliato ad alcun partito, fu negli anni 80 uno dei protagonisti del fenomeno Mladina e della lotta per la libertà di stampa e di parola durante il sistema totalitario, per poi passare, dopo l’indipendenza della Slovenia, al Delo dove è stato uno dei più letti e stimati inviati di guerra nei Balcani. Bosnia, Kosovo, Croazia, i suoi celebri reportage dalle aree di crisi rimangono una pietra miliare del miglior giornalismo sloveno. Poi il Cairo, Gerusalemme ed infine corrispondente da Washington dove, con le sue attente cronache e anche impietose analisi sull’era Bush si è presto inimicato i neocon americani e anche quelli sloveni. Ora ne fa le spese ma soprattutto paga l’ammenda per non essersi voluto allineare opportunisticamente alla nuova politica redazionale filogovernativa imposta da Jančič e Slivnik, dicendo no alle loro continue ingerenze nei contenuti delle pagine di Sobota. Per le dimissioni imposte a Hladnik Milharčič ha protestato pubblicamente pure l’attivo dei giornalisti del Delo. Ma il loro comunicato è stato prontamente censurato dal redattore responsabile Jančič che ha cercato di impedirne la pubblicazione sul quotidiano.