Questione armena: la necessità di un dibattito
Hurriyet dedica una serie di interviste sulla questione armena. Nelle settimane scorse ne abbiamo pubblicata una al giornalista Hrant Dink. Oggi invece la traduzione di un dialogo con Halil Berktay, storico, che insegna all’Università Sabanci di Istanbul. E’ stato uno degli organizzatori della conferenza ‘Gli armeni ottomani nel periodo della dissoluzione dell’impero: responsabilità scientifica e questioni democratiche’
Titolo originale: "Che cosa è successo nel 1915? La tragedia armena nel 90° anniversario", Hurriyet, Maggio 2005.
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Fabio Salomoni
Che cosa è successo nel 1915?
A partire dal 1915 e per tutto il 1916 sono accaduti episodi terribili. Diverse le ragioni, alcune delle quali di carattere generale: la dissoluzione dell’Impero e le sofferenze ed i rancori prodotti dal nazionalismo greco, bulgaro e armeno collegati a questa fase. Altre invece strettamente legate alle vicende interne all’impero, connesse con lo spirito, la cultura politica e l’atteggiamento del gruppo dirigente dell’epoca. Se volessimo essere più precisi a questo proposito dovremmo fare riferimento al triumvirato Enver, Talat e Cemal Pasha, autore del colpo di mano all’interno del Comitato di Unione e Progresso (CUP), che ha trasformato il regime in una sorta di dittatura militare.
Agli inizi del XX° secolo la Prima Guerra Mondiale ha portato in primo piano i militari in molti paesi dalla tradizione democratica molto più consolidata rispetto all’Impero Ottomano, nel quale tutto il potere era nelle mani di questi tre uomini. Dico questo per una ragione precisa: così come non possiamo attribuire alla Repubblica turca quello che è stato fatto nel 1915, nello stesso modo è estremamente difficle attribuire la responsabilità di quei fatti allo stato ottomano nel suo insieme ed anche al governo e a tutto il partito al potere. E’ l’iniziativa di questi tre che ha prodotto per prima cosa la Legge sulla Deportazione – Techir Kanunu -. Con questa legge tutti gli armeni che vivevano sul territorio ottomano, solo per il fatto di essere armeni, prima sono stati arrestati e poi gli sono stati confiscati beni e proprietà. Indipendentemente dal fatto che avessero o no a che fare con il partito Tasnak (uno dei partiti nazionalisti armeni dell’epoca.Ndt), che fossero coinvolti in qualunque tipo di azione oppure no, uomini, donne, ragazzi, bambini sono stati trasferiti dai luoghi in cui vivevano.
Ma nella legge c’erano alcune eccezioni…..
Quello che è importante è che la componente armena dell’Impero, solo per il fatto di essere armena, dal punto di vista ideologico-politico venisse guardata con sospetto, addirittura considerata un nemico potenziale o un traditore. Lo sottolineo con forza per diverse ragioni: a detta di alcune leggende popolari ancora diffuse e prodotte dal discorso ufficiale la deportazione si sarebbe limitata alle regioni dell’Anatolia Orientale, teatro di guerra. Sempre secondo questo punto di vista, obbiettivo della Legge sarebbero stati solamente i militanti del partito Tasnak o gli armeni sospettati di nazionalismo. Queste affermazioni non sono vere: in linea di principio la legge si riferiva a tutti gli armeni presenti sul territorio dell’Impero, indipendentemente dal luogo di residenza. Le eccezioni sono state molto limitate. Che cosa è accaduto sul piano dell’applicazione di questa legge? Inizialmente gli armeni sono stati arrestati, successivamente in convogli sotto scorta dalle regioni dell’Anatolia orientale e sud-orientale sono stati mandati nelle provincie arabe dell’Impero. Secondo la legge, l’obbiettivo era quello di reinsediare là le popolazioni armene. .
Tecnicamente è corretto tradurre il termine Techir con deportazione? Lo stato ha spostato a forza la popolazione all’interno dei propri confini e non in un altro paese…..
Negli ultimi tempi in testi che sono vicini al discorso ufficiale si sta rafforzando la tendenza ad usare altri termini al posto di Techir, che compare invece nei documenti ufficiali ottomani (se non mi sbaglio parallelamente il termine techir è stato eliminato dai libri di testo scolastici). Addirittura negli ultimi giorni ho notato che alcuni professori sostengono la non esistenza di questo termine nei documenti ottomani! Questo nuovo atteggiamento dell’ideologia ufficiale nasce dal fatto che ci si è accorti che il termine techir non è così innocente e che nella sensibilità moderna è percepito come un sinonimo di pulizia etnica. Sembra che quando non conviene alle proprie tesi si è pronti ad abbandonare il richiamo agli archivi ed ai documenti che in altre situazioni è stato molto forte.
Ai nostri giorni, nel linguaggio dei moderni stati-nazione, il termine deportazione significa espellere fuori dai confini nazionali. In senso stretto quindi non è possibile usare questo termine per tradurre Techir. Certo dal punto di vista della metodologia storica dobbiamo anche ammettere che è difficile stabilire se nel 1915 le province arabe fossero completamente all’interno dell’Impero oppure no. L’Impero Ottomano non era uno stato moderno nel senso in cui lo intendiamo oggi. Il moderno stato nazione ha territorio e confini definiti con precisione. La classe dirigente ottomana in seguito alle guerre balcaniche e durante la Prima Guerra Mondiale era consapevole di quanto la sua autorità nelle province arabe si fosse indebolita. In altri termini quelle terre erano sia dentro sia al di fuori del territorio ottomano. Nonostante questo techir in senso stretto non è stata un’espulsione al di fuori dei confini nazionali, credo la possiamo definire piuttosto una sorta di deportazione interna.
Torniamo al 1915 ed alla nostra domanda….
Più o meno le tesi ufficiali si sono sviluppate all’interno di questo tracciato: nel corso della prima guerra Mondiale i nazionalisti armeni, soprattutto sul fronte orientale hanno partecipato a numerose azioni in collaborazione con l’esercito zarista, attacchi alla popolazione turco-musulmana che hanno provocato gravi danni. Per ragioni di sicurezza quindi, all’interno di una logica di stato, è stata presa la decisione della Techir e gli armeni sono stati costretti ad emigrare da determinate regioni.
Quello che lei ha detto si ritrova anche nel testo della Legge ed anche negli atti del congresso del 1916 del CUP…..
Certamente e del resto io non dico che queste cose non siano vere, non dico che i nazionalisti armeni non abbiano partecipato a questo tipo di azioni e che non abbiano compiuti attacchi. In alcuni discorsi però sembra che l’applicazione della legge si sia limitata alle zone del fronte, cioè all’Anatolia Orientale. In altri invece sembra che gli armeni fossero coinvolti in una rivolta generale, di più, che ci fosse una guerra generalizzata con gli armeni. Tutto falso: nel 1914-15 non c’era una rivolta armena, non c’era una rivolta su scala nazionale e nemmeno nelle regioni orientali. Le azioni dei nazionalisti armeni non avevano un carattere diverso da quello di una guerriglia nazionalista. La maggior parte della popolazione armena viveva in pace. Al contrario le decisioni dello stato ottomano hanno avuto il carattere di una dichiarazione di guerra alla popolazione armena.
Che cosa è successo durante l’applicazione della Techir?
Non si tratta solo di costringere qualcuno a emigrare da un posto all’altro. Un’azione di questo genere non si compie senza perdite, senza massacri. Del 1.500.000 di armeni che vivevano nel territorio ottomano ne sono morti secondo le stime dello stato turco 300-400.000, secondo quelle della diaspora armena 1.200.000. Inoltre queste persone sono morte nell’arco di un anno, un anno e mezzo. Significa che gran parte delle persone coinvolte nella techir non sono sopravvissute. Se guardiamo al libro Dossier Armeno di Kamuran Gurun, uno stimato diplomatico del Ministero degli Esteri troviamo una cifra minima di 300.000. Se voi oggi parlate informalmente con alcuni dei diplomatici più in vista del ministero vi dicono "Si, è stata una tragedia spaventosa e come ha detto Gurun, 300.000, forse anche 400/450.000 persone sono morte, siamo costretti a riconoscerlo".
La famosa Enciclopedia Britannica, l’edizione originale e non quella turca, censurata dopo il colpo di stato del 1980, parla di un bilancio minimo di 600.000 vittime. Orhan Pamuk ha detto un milione, se chiedete a me io rispondo 600.000, forse 800.000, forse un milione. Se volete possiamo accettare 300.000 ma che differenza fa? L’importante è questo: non parliamo di qualche migliaio ma di qualche centinaio di migliaia di vittime. Significa che in un anno e mezzo sono morte, anche secondo quanto riconosciuto ufficialmente o ufficiosamente dallo stato turco, almeno 300.000 persone, una cifra spaventosa. Dovremmo pensare come siano potute morire in un così breve lasso di tempo tante persone
Come è successo?
La versione ufficiale turca recita così: prima hanno cominciato loro. Le grandi nazioni, la Russia zarista, l’Inghilterra, la Francia, così come avevano fatto in precedenza con bulgari e greci hanno pugnalato alle spalle lo stato ottomano, portando avanti richieste insostenibili. In seguito gli armeni nelle regioni in cui erano la maggioranza hanno cominciato a massacrare la popolazione musulmana per ripulire etnicamente quelle regioni, attaccando villaggi turchi e musulmani e facendo molte vittime. Se guardiamo alle cifre che vengono dichiarate, quando si fa attenzione alle date degli attacchi armeni, si parla di qualche centinaio di vittime. Alcuni però, senza precisare le date, tendono ad aggiungere al bilancio degli attacchi armeni anche le cifre relative ai massacri del 1916 ad Erzurum, dopo l’occupazione russa, ed anche del 1917 dopo la ritirata dei russi. Ripeto, se ci limitiamo al bilancio delle azioni compiute fino all’aprile 1915, emerge la realtà di massacri di piccole proporzioni. E’ naturale del resto, perché in una regione con quelle caratteristiche, montuosa, con la popolazione insediata in villaggi piccoli e isolati, quello è il massimo di persone che si possono uccidere.
A partire dal 1915 minimo 300.000, forse 600.000 o più persone sono state uccise. Questi dati non possono essere il risultato di scontri tra villaggi vicini e milizie para-militari, ci troviamo di fronte ad un evento dalle dimensioni molto diverse. Ci dobbiamo chiedere questo: come è stato possibile che nonostante le buone intenzioni dello stato, nonostante la presenza di scorte ai convogli in un anno e mezzo siano potute morire "accidentalmente" così tante persone? Si dice che assolutamente non si è trattato di un massacro pianificato, che gli armeni sono morti a causa di attacchi proditori, malattia, fame…..
Però tutti questi elementi erano presenti……
Certamente ma questo cosa prova? In primo luogo se si costringono gli armeni ad emigrare da un’altra parte e se durante questo trasferimento buona parte di loro muore per la fame e per la sete, questo rientra senza dubbio nella categoria di un crimine di stato..
Ma i dirigenti del CUP hanno voluto compiere questi massacri?
Sì. Guardi, davanti a noi c’è questo tipo di situazione: riguardo alle modalità di attuazione dei massacri esistono testimoni diretti in così gran numero da infastidire le tesi ufficiali: nell’Anatolia Orientale c’erano molti ufficiali ed osservatori tedeschi, la Germania e l’Impero Ottomano erano alleati. Inoltre in Anatolia c’erano molti missionari, insegnanti ed osservatori. I rapporti sono pieni delle loro testimonianze e memorie. Generalmente li si liquida defindoli propaganda armena e per questo io non voglio soffermarmi su queste testimonianze. La documentazione ufficiale interna ottomana contiene di per sè indizi molto forti per capire come sono state organizzate le cose, per esempio esiste il telegramma di Talat Pasha, contenuto anche nel libro Gli armeni nei documenti ottomani pubblicato dalla Direzione Generale degli Archivi di Stato nel 1994. Perché è stato pubblicato? Credo lo sia stato perché non è stata compreso fino in fondo il suo significato.
Talat Pasha avrebbe potuto dire "Gli armeni si deporteranno ma non gli si farà niente altro. La loro incolumità è affidata a voi". Talat sapeva che si stavano compiendo massacri non solo a danno degli armeni ma di tutti i cristiani. Avrebbe potuto dire "Prendete provvedimenti per evitare i massacri agli armeni e ai cristiani". Questo telegramma rappresenta una prova concreta di come i massacri siano stati conpiuti consapevolmente. Il significato di questo telegramma è chiaro per tutti gli storici indipendenti. Formiamo un comitato internazionale di storici. Mettiamo il testo di questo telegramma, in turco, in francese ed in inglese con i timbri di un notaio, davanti a questo comitato. Ci vengano anche gli storici ed i diplomatici in pensione, quelli che dicono "No, Halil Berktay non capisce il turco, non dice così". Vediamo che cosa diranno i più famosi storici del mondo, il telegramma vuole fermare i massacri oppure strizza l’occhio al loro proseguimento? Vediamo. Discutiamolo apertamente.
Lo stato maggiore cercava per quanto possibile di non farsi coinvolgere da questa storia…..
Non si faceva coinvolgere Kemal Pasha, anche lo Stato maggiore cercava di starne fuori. Cercavano di farlo perché un esercito professionale sentiva questa cosa contraria alle proprie regole, cercava di tenersi lontano da questo ordine. Si intuisce però che dentro questa faccenda c’erano altre forze e ordini segreti. Il CUP era un partito legale ma allo stesso tempo aveva anche una organizzazione paramilitare segreta. I componenti di questa organizzazione erano persone abituate ad ogni tipo di illegalità. Attraverso questo apparato segreto si davano ordini segreti e, senza alcun dubbio, questi ordini contenevano anche il massacro.
Il telegramma di Talat Pasha è stato pubblicato da un testo edito dallo stato. Nonostante questo la versione ufficiale dello stato dice "Siano gli storici a discutere ed a trovare una soluzione". Qual è la sua opinione?
Il compito del discorso ufficiale in Turchia è molto difficile. Tra il 1915 e il 1930 tutti sapevano che c’era stato questo massacro. Se guardiamo alla letteratura di quegli anni non incontriamo nessuna affermazione del tipo "Una cosa simile non è accaduta, è una menzogna" e questo perché quello che è accaduto era ancora nella memoria, tutti sapevano quello che era stato fatto. C’erano anche quelli che lo giustificavano "Se non li avessimo uccisi noi, lo avrebbero fatto loro". C’erano poi quelli che condannavano o si vergognavano. In genere erano gli appartenenti alla corrente del CUP più vicina ad Ataturk. Nel 1926 il Los Angeles Examiner ha pubblicato un’intervista ad Ataturk. All’epoca si stava processando l’opposizione interna del CUP e l’intervistatore ha fatto una domanda a questo proposito, la risposta di Ataturk: "Le persone che stiamo processando sono le persone che in passato, nell’Impero Ottomano sono state gli architetti di terribili massacri e prepotenze verso la popolazione cristiana" . Gli anni ’80 sono stati gli anni in cui lo stato turco era ripiegato nella sua posizione più difensiva, a causa delle azioni dell’ASALA (Esercito di Liberazione del Popolo Armeno. Organizzazione terroristica che a cavallo degli anni ’70 e ’80 ha assassinato più di 30 diplomatici turchi in vari paesi del mondo). E’ in questo periodo che si è affermato che l’intervista del Los Angeles Examiner era pura fantasia. Invece si tratta chiaramente di un documento autentico. Le espressioni che vi sono contenute sono così tipiche di Ataturk, ed anche l’intelligenza politica sottostante, che è impossibile immaginare che un giornalista a Los Angeles possa essersi inventato tutto. L’intervista prova anche come Ataturk fosse tra coloro che condannavano i massacri degli armeni.
Per una soluzione della questione quali sono i suoi suggerimenti concreti?
Io credo che ci siano alcune cose sensate da dire.
Primo: Tra i 1915 e il 1916 sono accaduti fatti terribili per i quali proviamo un profondo rammarico. Non è possibile però ritenere moralmente e materialmente responsabile la repubblica turca. Lo stato Ottomano e la Repubblica turca sono due stati diversi. Dal punto di vista ideologico il nazionalismo aggressivo del CUP e quello universalista kemalista sono due distinte varianti del nazionalismo turco. Il nazionalismo del CUP ha lasciato il posto a quello kemalista che ha fondato la Repubblica.
Secondo: sono trascorsi 90 anni e questi avvenimenti non trovano posto nella memoria della generazione attuale. Sono vicende storiche e devono ormai essere oggetto di dibattiti scientifici. Lo stato deve garantire la libertà piena e senza eccezioni, eliminare tabù ed ostacoli che si frappongono a questo dibattito. Dal canto nostro, noi toglieremo quelle parti dei testi scolastici che trattano dell’argomento e che sono state aggiunte in fretta e furia negli ultimi anni. Non proibiremo più l’uso del termine techir, non costringeremo più i nostri figli ad imparare a memoria frasi tipo "Solo gli armeni hanno massacrato i turchi", non li costringeremo più a scrivere temi sullo stesso argomento. Eliminiamo tutte queste cose perché vogliamo aprire la strada ad un dibattito aperto e solo dopo inseriremo di nuovo qualcosa nei nostri libri. Vogliamo che si discuta questa questione dentro la società turca in modo libero, senza censure e autocensure, senza che nessuno corra il rischio di perdere il proprio titolo accademico, senza che nessuno sia sottoposto a terrorismo psicologico. Solamente dopo, quando si sarà raggiunto un nuovo consenso nazionale, il Ministero dell’Educazione deciderà cosa e come inserire nei testi scolastici.
Secondo lei servirà?
Questi suggerimenti credo siano meglio della prospettiva di ingaggiare un nuovo duello verbale. Del resto nei discorsi ufficiali o semi-ufficiali si parla comunque di tristi episodi nel 1915. Lo si dice però in modo tale che non è possibile credere alla loro sincerità. Non contengono il minimo tono, la minima sincera emozione in grado di conquistare i cuori spaventosamente feriti degli armeni. Purtroppo tutti conoscono molto bene questo tono di voce del discorso ufficiale. Il mondo non è stupido. Gli intellettuali, gli storici, i diplomatici degli altri paesi non sono stupidi. Sono perfettamente in grado di distinguere tra quello che è il prodotto di un rammarico autentico e quello che è falso. Al posto di tutto questo è necessario passare ad un’autentica, intelligente sincerità.
vedi anche:
Che cosa è successo nel 1915?