“Questa non è vita”: lavoratori azerbaijani in Polonia
Orario di lavoro infinito, lavori poco salutari, bassi salari e nessuna protezione istituzionale. La vita in Polonia dei lavoratori azerbaijani resta lontana dal sogno europeo
(Pubblicato originariamente da OC Media )
"Dopo 12 ore al lavoro me ne torno a casa, mangio velocemente e vado a dormire. Questa non è vita. La mia routine è uguale ogni giorno”. Per Kamran, azerbaijano emigrato in Polonia per lavoro, è così la vita.
Kamran (non è il suo nome vero) si è trasferito in Polonia dall’Azerbaijan nel 2018. È magazziniere in un’azienda che produce componenti per l’industria automobilistica nella città di Skoczów, nel sud-est del paese, al confine con la Repubblica Ceca.
La fabbrica è un melting pot di nazionalità est europee: azerbaijani, ucraini, georgiani e armeni lavorano fianco a fianco. Vengono considerati dagli imprenditori locali come forza lavoro a buon prezzo e facile da gestire.
Kamran vive a Skoczów ed ha un permesso di lavoro di breve periodo. Kamran, ex giornalista, sottolinea come con il suo stipendio di 600 manat (350 dollari), in Azerbaijan non era in grado di mantenere la moglie e i due figli. "Non avevo alcuna speranza in Azerbaijan. Almeno così posso spedire soldi a Baku per mantenere la mia famiglia. Spero di poterli portare qui presto".
Sette volte di più
La recessione del 2015, causata da un abbassamento del prezzo del greggio, ha portato all’esodo di molti giovani azerbaijani in gran parte verso Unione europea, Turchia e Russia. Secondo Eurostat , l’ente statistico dell’Ue, 30.000 cittadini dell’Azerbaijan si sarebbero registrati nel 2018 come residenti nell’Ue. Il numero è probabilmente sottostimato: i dati riguardanti molti paesi, come Francia e Spagna, non vi sono inclusi.
La gran parte degli azerbaijani in Europa risiede in Germania, ma l’economia in crescita della Polonia ne sta attirando sempre di più. I dati ufficiali del ministero degli Interni polacco mostrano, nel 2017, un aumento del 700% dei residenti provenienti dall’Azerbaijan tra il 2017 e il 2016.
Per lavorare nell’Ue i cittadini azerbaijani devono ottenere un visto. Kamran spiega come molti dei visti dei suoi compatrioti vengono procurati da mediatori che si occupano di convogliare lavoro a basso prezzo e che procurano un visto per circa 2000 euro.
Molti dei lavoratori migranti lamentano il fatto che, una volta arrivati in Polonia, non ottengono il lavoro che era stato loro promesso. Kamran sottolinea come molti finiscano a lavorare in fabbriche con pessime condizioni di lavoro. "Alcune situazioni sono molto pericolose per la salute, come ad esempio le concerie. Alcuni georgiani che vi lavoravano non riuscivano a sopportare i prodotti chimici nocivi che vi si utilizzavano e sono letteralmente fuggiti".
I lavoratori vengono invitati a fare straordinari. Le agenzie di intermediazione in questo sono conniventi con i datori di lavoro per bypassare la legge polacca che prevede le 8 ore lavorative al giorno per 40 ore a settimana. A volte le ore in più vengono pagate, altre volte vengono incluse in un forfait.
Kamran riceve ufficialmente 2600 złoty (660 dollari) al mese, per 8 ore al giorno di lavoro. Ma ha raccontato a OC Media che di ore ne fa 12 e che per le ore in più viene pagato in nero. Dice di ricevere circa 400 złoty (100 dollari) in più al mese per gli straordinari. Manda circa 500 euro al mese alla propria famiglia.
Migranti ed intermediari
Pochi lavoratori immigrati in Polonia aderiscono ad un sindacato per difendere salario e condizioni di lavoro, sottolinea Agata Zuraw, dell’European Migration Network. I lavoratori temono che rivendicare i propri diritti possa portali ad avere problemi, dato che i loro permessi di soggiorno sono vincolati a specifici datori di lavoro.
"Agli immigrati in Polonia non interessa dei loro diritti, pensano solo ai soldi”, afferma Elshan (non è il suo vero nome), un uomo di mezza età che in Polonia procura contratti ai migranti azerbaijani. Racconta che l’anno scorso sono stati circa 100 i migranti che si sono rivolti a lui per trovare lavoro. Lui si tiene una percentuale dei contratti effettivamente firmati con aziende e ditte di costruzione.
"Alcuni affermano che ai migranti viene mentito sui soldi e sui lavori che devono svolgere. Ma nei fatti arrivano qui senza un lavoro e senza un luogo dove vivere e poi si stupiscono di essere al verde!", dice, aggiungendo che a volte aiuta dei migranti pro bono.
I migranti azerbaijani solitamente trovano Elshan tramite pubblicità o i social network o per conoscenze comuni. Molti gruppi Facebook, visionati da OC Media, offrono agli azerbaijani lavori nel settore delle costruzioni in Polonia. Pubblicizzano paghe orarie tra i 12 e i 15 złoty (3-3,80 dollari), più basse della paga minima oraria che è di 17 złoty (4,40 dollari).
"Ucraini, uzbeki, kazaki, indiani e azerbaijani trovano lavoro in allevamenti di polli e in mattatoi dove le condizioni di lavoro sono troppo dure per la manodopera locale. I polacchi, là, non vogliono lavorare", dice Elshan.
Teimur si è trasferito, con la famiglia, a Varsavia nel 2017, con lo scopo di trovare un lavoro migliore di quello a cui poteva ambire in Azerbaijan. "Guadagnavo 410 dollari al mese. E non potevo mantenere la mia famiglia con quei soldi. Non è possibile".
All’inizio programmava di spostarsi in Canada. Un’agenzia gli aveva promesso lavoro e visti, ma ha poi detto che l’unica destinazione possibile era la Polonia.
"Avevo già pagato l’agenzia 5000 dollari – 1500 per ogni componente della famiglia – prima che mi dicessero che erano in grado di trovarmi un lavoro per un salario di 1100 dollari al mese in Polonia", racconta. Ma non tutto a Varsavia si è rivelato come raccontato. Teimur ha trovato lavoro in un negozio di kebab per 560 dollari al mese. "Il solo affitto era di 380 dollari. Non c’era modo di provvedere alle necessità della mia famiglia con quel salario". Ha poi trovato un altro lavoro nel settore delle costruzioni ma, racconta, nell’ultima busta paga è stato imbrogliato e gli sono stati tolti 300 dollari. Ha provato a rivolgersi all’Ispettorato nazionale del lavoro, un organismo responsabile dell’implementazione della legislazione sul lavoro, ma dice di essere stato ignorato per più di un anno.
Oc Media ha rivolto domande relative ai diritti dei lavoratori immigrati sia all’Ispettorato nazionale del lavoro che alla Alleanza polacca dei sindacati ma non ha ottenuto alcuna risposta.
Legislazione inadeguata
Witold Klaus insegna al Centro per gli studi sulla migrazione presso l’Università di Varsavia. Ha dichiarato a OC Media che la legislazione in tema di lavoro in Polonia è molto debole e rende difficile per le ong aiutare a garantire i diritti degli immigrati.
Klaus sottolinea che sono pochi gli immigrati che utilizzano gli strumenti legali a loro disposizione perché si frappongono troppi ostacoli. Inoltre i lavoratori immigrati non possono partecipare a eventuali udienze in tribunale se ad esempio non risiedono più nel paese e il processo in sé non dà alcun diritto ad allungare la propria residenza in Polonia. Inoltre tutti i procedimenti sono in polacco e le corti non coprono i costi di traduzione.
Quest’anno il Comitato per la forza lavoro all’estero dell’Azerbaijan ha iniziato a fornire sostegno legale gratuito agli immigrati in Polonia. Rasul Mammadov, un rappresentante del comitato, ha dichiarato a OC Media che sino ad ora hanno ricevuto solo tre denunce, nonostante ci sia la consapevolezza che i casi effettivi che andrebbero monitorati siano molti di più.