Processo a Natasa Kandic

La Procura di Belgrado ha avviato un procedimento penale contro Natasa Kandic per diffamazione. La fondatrice del Centro per il Diritto Umanitario è accusata per un’intervista in cui critica le istituzioni serbe che rifiutano di riconoscere i crimini degli anni ’90. Nostra scheda e il comunicato del Centro

25/11/2005, Redazione -

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Natasa Kandic

Natasa Kandic è considerata una delle donne più coraggiose della Serbia, tanto che "Time" magazine nel 2003 la inserì nella lista delle 36 persone considerate "eroi europei". Fondatrice a Belgrado nel 1992 del Fond za Humanitarno Pravo (Centro per il diritto umanitario), organizzazione non governativa per i diritti umani, la Kandic lotta da anni per il riconoscimento dei crimini commessi dal proprio Paese durante le guerre degli anni novanta.
Nata nel 1946 a Topola (Serbia), laureata in sociologia a Belgrado, già attivista nel ’68, Natasa Kandic di sé dice: "Io appartengo ad una società che è sempre stata all’opposizione, anche prima degli anni ’90. Nel ’91 capivamo che si stava preparando la guerra, e molti miei amici decisero di andarsene dal Paese, pensando che non avevano niente a che vedere con quello che stava accadendo… Anch’io pensai a cosa avrei dovuto fare. Conclusi che dovevo rimanere e diventare una persona che si batte per affermare qual è la verità, per avere una chiara idea di tutto quello che succede" (da "Borba", 2004).
L’impegno di Natasa Kandic è sempre stato in prima persona e sul campo. Durante i bombardamenti della NATO sul Kosovo decise di prendere la sua auto privata e andare sul terreno per constatare di persona la situazione, raccogliendo dati sulle vittime e parlando coi testimoni.
Conosciuta e apprezzata sulla scena internazionale, in Serbia è spesso vittima di attacchi da parte delle frange più nazionaliste e radicali della società, che l’hanno definita una "strega antiserba". La raccolta di documenti e prove di crimini commessi dai militari e paramilitari serbi durante le guerre degli anni novanta hanno suscitato grande interesse da parte del Tribunale Internazionale dell’Aia per i crimini nella ex Jugoslavia. Il famoso video dell’unità militare "Scorpioni" che uccidono civili di Srebrenica è giunto all’Aia e alle tv di tutto il mondo proprio grazie a Natasa Kandic. La sua attività è stata riconosciuta con numerosi premi internazionali, tra cui lo Human Rights Watch Award (1993), US and EU Democracy and Civil Society Award (1998), Premio Alexander Langer (2000), laurea ad honorem dell’Università di Valencia per la sua attività di ricerca e lavoro nell’ambito dei diritti umani (2001).

Comunicato del Centro per il Diritto Umanitario
Belgrado, novembre 2005

L’apertura preliminare di un procedimento penale contro Natasa Kandic, direttrice esecutiva del Centro per il Diritto Umanitario, a causa dell’intervista che aveva rilasciato alla televisione B92 il 13 giugno 2005 nella quale criticava la condotta delle autorità della Repubblica Serba, rappresenta un tentativo di intimidire chi si batte per i diritti umani e le organizzazioni non governative, che si sforzano di promuovere presso le istituzioni e la società l’apertura di un processo di controllo e sanzione dei pubblici ufficiali per i crimini commessi in passato. Si tratta del primo caso di calunnia aperto da 15 anni a questa parte.

Le forze serbe sono responsabili per aver commesso crimini orribili nel corso dei conflitti armati nella ex Jugoslavia. Questo richiede un atteggiamento responsabile e di autocritica non solo da parte delle organizzazioni non governative per i diritti umani, ma anche da parte delle istituzioni e del pubblico, per porre fine all’impunità. Sotto questo profilo, le attuali autorità dello Stato devono mostrare chiaramente la discontinuità con il regime precedente i cui leaders sono in stato d’accusa di fronte al Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia (ICTY) per gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.

E’ necessario avviare un percorso di giustizia transizionale, prerequisito per l’affermazione dello stato di diritto e di istituzioni democratiche. In questo senso, nel corso dell’intervista citata, Natasa Kandic ha criticato l’atteggiamento dello Stato e dei rappresentanti delle principali istituzioni per non aver ottemperato all’obbligo di rivelare la verità e garantire giustizia per le vittime.

Il fatto che i più alti rappresentanti dello Stato abbiano disertato la conferenza svoltasi presso il Centro per il Diritto Umanitario "Srebrenica – oltre ogni ragionevole dubbio" rappresenta una opportunità mancata, per quei rappresentanti, di ammettere il crimine e dimostrare rispetto per la sofferenza delle vittime. La negazione del genocidio di Srebrenica è stata confermata dal rifiuto del Parlamento Repubblicano di adottare la Dichiarazione delle organizzazioni non governative e delle vittime sull’ammissione dei crimini. Il Centro per il Diritto Umanitario, in quanto organizzazione di esperti per il sostegno della giustizia transizionale, considera assolutamente legali e legittime le critiche nei confronti della condotta inadeguata verso l’eredità del passato. Si tratta di critiche che devono essere prese molto seriamente invece di essere interpretate come atteggiamento ostile nei confronti delle istituzioni. Se le critiche venissero accolte correttamente, allora il presidente del Parlamento della Repubblica avrebbe reso omaggio alle vittime del massacro di Srebrenica e mostrato alle vittime che ci sono "uomini con le barbe lunghe" che solidarizzano con le loro sofferenze, dato che molto spesso l’immagine degli oppressori nel ricordo delle vittime è quello di uomini con le barbe lunghe e i coltelli insanguinati. L’intenzione dell’intervista non era quella di diffamare la persona del Presidente del Parlamento della Repubblica Serba, ma quella di stimolare una discussione per comprendere perché le vittime descrivono sempre i propri aguzzini come Cetnici, vale a dire persone con le barbe lunghe. Appare quindi ovvio che lo Stato sta cercando di fare pressioni sulla libertà di opinione e di pubblica espressione attraverso la Procura, che considera una violazione della dignità della Repubblica Serba la posizione critica della Direttrice Esecutiva del Centro per il Diritto Umanitario.

Un dubbio ulteriore relativamente all’imparzialità della Procura proviene dal fatto che il Vice Presidente del Partito Radicale Serbo, Tomislav Nikolic, è considerato una figura protetta in base all’articolo 98, par. 1, del Codice Penale della Repubblica Serba, in relazione alle dichiarazioni fatte da Natasa Kandic sulla sua presenza ad Antin nel corso dei conflitti armati nel territorio della Repubblica di Croazia. Questo atteggiamento è inaccettabile dato che, considerando la sua posizione, non è coperto dalla definizione di figura protetta relativamente agli atti criminali summenzionati. Questo aumenta al contrario la sensazione che siamo in presenza di una riesumazione del crimine di diffamazione.

La critica del modo in cui i rappresentanti dello Stato dimostrano la responsabilità politica per i crimini commessi durante il regime precedente non rappresenta un’accusa o una mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni dello Stato. Al contrario, i rappresentanti delle istituzioni politiche e dello Stato vengono stimolati nel porre in evidenza tali responsabilità, così che possano prendere chiaramente le distanze dalla grave eredità del passato.

V. nostra intervista Natasa Kandic: affrontare il passato

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