Pristina: salute, si brinda al bambino rom ed ai suoi stracci

A volte è dura, per gli operatori umanitari che tanta passione mettono nel loro lavoro, trovarsi ad affrontare i paradossi e le indelicatezze di una certa presenza internazionale. Una critica di Furio Ottomani, ICS-Pristina.

05/02/2002, Redazione -

Come ben sapete, lavorare in un campo d’accoglienza Rom, come in qualsiasi altro campo di accoglienza, non è cosa semplice e neppure divertente. Tutti i giorni si assiste a scene difficili, si deve stringere il cuore, di fronte all’impotenza di non poter risolvere determinate situazioni. La mancanza di libertà di circolazione per chi nel campo vive (che fa diventare matto più d’uno) e la mancanza di aiuti e prospettive per il futuro, portano sicuramente forse non a commuovere i cuori (incalliti) degli operatori ma perlomeno ad aumentare il loro grado di stress e scetticismo di fronte agli interventi.
Ma l’operatore internazionale continua ad andare avanti ad ogni costo, perché ci crede, crede in un mondo migliore, crede che queste persone debbano essere aiutate. Risulta però difficile sopportare quello che abbiamo sopportato ieri sera. Il massimo dell’ipocrisia umana. Parlo di un Charity Party ai quartieri generali della KFOR di Pristina. Grazie alla sua "compassione" dopo aver "scoperto il campo ETL" (dimenticando che in parte la responsabilità è anche dei bombardamenti NATO), un maggiore (spagnolo in questo caso, ma non e’ l’unico), ha deciso di "aiutare" il campo organizzando un party. Naturalmente non senza dimenticare una previa visita di un fotografo "professionista" che ha girato il campo in un modo così "curioso" che quest’ultimo si potrebbe rinominare ZOO ETL Roma Camp.
La "sensibilità" di fronte alla questione umana, alle vicende che la vedono combattere per la sopravivenza, si riduce a fotografie (pessime, opinione del redattore) attente al primo piano, al momento della consegna dei doni acquistati con il ricavato dei famosissimi e noiosissimi Charity Party, dove la carità cristiana e umana si confonde ambiguamente con un vero e proprio lavaggio di coscienza. Dopotutto, rinchiusi in una base con 20 bar e 3 ristoranti, c’è bisogno di un po’ di movimento, o no? Senza contare che quando si ritorna a casa si possono in questo modo mostrare agli amici le fotografie con i "mocciosi" che ricevono dalle proprie mani gli aiuti, quasi come il cacciatore che si fotografa con il fucile e la preda sotto i piedi.
Cari amici, gli operatori sopportano di tutto, dalle bombe alle mine, il pianto della persona alla quale rubano i mattoni di quella che era la sua casa, le lacrime della madre che non ha cibo sufficiente per i suoi figli, l’indolenza dell’uomo che già non ha più niente d’aspettarsi della vita, i furti ripetuti da parte degli "sconosciuti" di sempre, ma sopportare un Charity Party KFOR e’ veramente troppo!!!
Solo per questo gli operatori dovrebbero essere inseriti nel Guinnes della pazienza, sopportazione e sacrificio!
Che ne direbbe la KFOR della proposta di far trattenere ad ognuno dei suoi 40.000 e più soldati 10 DM (oh, scusate! 5 EURO, siamo in Europa), detratti da ogni loro stipendio a sostegno delle minoranze del Kossovo? "Mah", mi ha risposto un militare italiano, "… e ai miei figli chi ci pensa?". "Anduma ben", come si dice dalle mie parti, e VIVA I CHARITY PARTY.
Saluti caritatevoli
Furio Ottomani
ICS-Pristina

Chi volesse rispondere a quest’intervento od intervenire nel "forum cooperazione", promosso dall’Osservatorio, può inviare i propri scritti all’indirizzo: segreteria@osservatoriobalcani.org .

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