Presidenziali in Serbia: dopo la vittoria di Vučić, le proteste

Migliaia di cittadini in piazza in tutta la Serbia per manifestare contro lo strapotere di Aleksandar Vučić, denunciano irregolarità commesse durante la tornata elettorale per le presidenziali

10/04/2017, Antonela Riha - Belgrado

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Proteste a Belgrado (foto G. Vale)

Lo scorso 2 aprile, poche ore dopo la chiusura dei seggi elettorali, Aleksandar Vučić ha annunciato la propria vittoria alle elezioni presidenziali alle quali ha preso parte senza essersi dimesso dalla carica di primo ministro della Serbia. Da lunedì 3 aprile la maggior parte degli altri candidati alla presidenza, al fianco dell’opposizione e di decine di migliaia di cittadini protestano in tutta la Serbia, mettendo in discussione che questa vittoria sia, come l’ha definita Vučić, "limpida come l’acqua" e segnalando una serie di irregolarità avvenute sia durante la campagna elettorale che nel giorno delle elezioni.

Secondo i risultati finora pubblicati dalla Commissione Elettorale (RIK), Aleksandar Vučić ha vinto con il 55.07% dei voti. La stessa Commissione ha nel frattempo stabilito che, a causa di irregolarità, le elezioni saranno ripetute in otto seggi. Al secondo posto, con il 16,36% delle preferenze, l’ex difensore civico Saša Janković, candidato sostenuto da alcuni partiti di opposizione e da numerosi movimenti civici. Al terzo posto, Luka Maksimović alias Ljubiša Preletačević Beli, la sorpresa di queste elezioni presidenziali: venticinquenne che con il suo approccio satirico ha conquistato il 9,42% di elettori che non hanno trovato nell’attuale establishment politico candidati in cui credere.

Le istituzioni per Vučić

Per Aleksandar Vučić non è stato difficile conquistare 1.994.210 voti, quanti sono stati ufficialmente contati fino a domenica 9 aprile. La campagna elettorale, durata in tutto solo un mese, l’ha guidata dalla posizione di capo del governo utilizzando tutto il potere di cui dispone, le istituzioni e i media che controlla. La Commissione Elettorale della Repubblica, un’istituzione governativa che monitora le elezioni, è guidata dai membri del suo partito e della coalizione che lo sostiene. Ciò ha permesso che la stessa Commissione adottasse decisioni incostituzionali sul voto in Kosovo e sul conteggio delle schede al di fuori dei seggi elettorali. Né ci si poteva aspettare che questo organo insistesse sull’aggiornamento delle liste elettorali, che, secondo i dati disponibili, comprendono 800.000 elettori in più dei cittadini maggiorenni.

Il Comitato di controllo del Parlamento serbo, che avrebbe dovuto appurare la regolarità del voto, non è mai stato formato. Il Parlamento, su decisione della Presidentessa Maja Gojković, non si è più riunito da quando sono state indette le elezioni, motivando la decisione con il fatto che durante le discussioni parlamentari i deputati dell’opposizione avrebbero promosso i rispettivi candidati presidenziali.

Un altro organo con poteri di supervisione, l’Agenzia per la lotta alla corruzione, non ha potuto svolgere i controlli del caso sulle spese e l’origine dei fondi utilizzati dai candidati in campagna elettorale a causa della sua composizione incompleta [non è ancora stato nominato il direttore, e il mandato della maggior parte dei membri è scaduto, ndt]. Il risultato è che non sarà possibile sapere quanto effettivamente siano costati i cartelloni elettorali, la pubblicità sui mezzi di comunicazione, gli spot elettorali e i meeting in tutta la Serbia che il candidato della coalizione di governo nonché primo ministro Aleksandar Vučić ha organizzato per la propria promozione.

La campagna elettorale dei rivali di Vučić è stata condotta per lo più sui social network. Saša Janković è apparso in un solo video, diffuso sulle piattaforme social, affermando chiaramente di non avere denaro per pagare gli spazi televisivi.

Media e vigilanza sotto controllo

Per quanto riguarda la televisione, l’Organismo di vigilanza per i media elettronici (REM) ha omesso di svolgere i controlli previsti sulle trasmissioni televisive con copertura nazionale perché, come dichiarato dallo stesso REM, non dispone di un software in grado di eseguire la misurazione. Il monitoraggio effettuato da "osservatori" indipendenti come, ad esempio, la Scuola di Giornalismo di Novi Sad , ha mostrato che nel telegiornale più visto, quello della Radio Televisione Serbia (RTS), la lunghezza delle dichiarazioni di Aleksandar Vučić è stata di 2.374 secondi durante le tre settimane di campagna, mentre a Saša Janković sono stati riservati solo 285 secondi. Anche altre organizzazioni indipendenti che hanno svolto il monitoraggio dei media riportano dati simili e tutte sottolineano che Vučić ha ricevuto un numero incomparabilmente maggiore di testi e commenti positivi rispetto agli altri candidati alla presidenza.

Ecco perché nella maggior parte della carta stampata, e la maggior parte è sotto il controllo del governo, testi e prime pagine erano dedicati agli sfidanti di Vučić con toni denigratori. Uno di loro, Vuk Jeremić ha ricoperto la carica di Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012-2013, finendo al secondo posto nel 2016 come candidato a Segretario generale delle Nazioni Unite. Il suo ritorno in Serbia e la candidatura alla presidenza sono stati una "sfida" speciale per Aleksandar Vučić. La campagna condotta dai media contro Jeremić ha certamente contribuito a fargli ottenere solo il quarto posto, con il 5,66% dei voti. Jeremić è stato messo in relazione con l’omicidio ancora irrisolto dei due soldati nella caserma militare di Belgrado nel 2004, quando lavorava come consulente per l’allora presidente Boris Tadić. Ma l’attacco più brutale è arrivato dieci giorni prima delle elezioni, quando un funzionario del partito di Vučić ha accusato la moglie di Jeremić di essere a capo del cartello della droga.

Un trattamento simile è stato riservato al candidato Saša Janković. Come difensore civico, per anni è stato il bersaglio di Aleksandar Vučić per aver messo in evidenza le numerose violazioni della legge, le controverse decisioni del governo e vari scandali irrisolti. I tabloid di giorno in giorno hanno gettato sospetti su Janković a causa dei tragici eventi del 1993, quando nel suo appartamento si uccise un suo amico.

Janković, Jeremić e l’opposizione sono stati accusati dai media di essere traditori e mercenari della NATO, di preparare un colpo di stato con l’intento di far tornare il governo precedente, che si suppone abbia rovinato la Serbia.

Sostegno internazionale per Vučić

D’altra parte, Aleksandar Vučić non ha ricevuto solo il sostegno della maggioranza dei media, dei partner della coalizione e di personaggi pubblici i cui nomi sono stati pubblicati sui giornali come annunci elettorali, ma anche da parte di istituzioni e funzionari internazionali.

Nel bel mezzo della campagna elettorale è stato ricevuto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e secondo quanto hanno riportato i media, la cancelliera ha suggerito di proseguire con gli sforzi per le riforme, di rispettare gli impegni per il processo di integrazione europea della Serbia, e ha fatto sapere che Vučić gode del sostegno della Germania.

Cinque giorni prima delle elezioni Vučić ha incassato a Mosca un altro endorsement, questa volta da parte di Putin, che non si è limitato ad esprimere l’aspettativa "che le elezioni presidenziali in Serbia si svolgano al più alto livello", ma ha espresso apertamente il desiderio che il successo andasse all’attuale governo.

Prima ancora che la vittoria fosse ufficialmente confermata dalla Commissione Elettorale della Repubblica, Aleksandar Vučić – ancora nella posizione di primi ministro, ha ricevuto le congratulazioni di statisti di tutto il mondo.

In migliaia protestano

Il giorno dopo le elezioni, in Serbia sono iniziate le proteste. I primi a scendere in strada sono stati i giovani, che si sono uniti attraverso i social network, poi si sono aggiunti cittadini di altre fasce d’età, le organizzazioni studentesche, i sindacati, l’esercito, la polizia e i partiti di opposizione. Chiedono la destituzione dei membri della RIK, del REM, del direttore della RTS e nuove elezioni a condizioni regolari e democratiche. In più di 20 città in Serbia, ogni giorno si rivolgono alle autorità dicendo che non accettano le manipolazioni e che non hanno paura.

Perché la paura è stata il sentimento fondamentale di molti cittadini durante la campagna presidenziale. Cittadini impoveriti, la cui esistenza dipende in gran parte dalla vicinanza con alcuni potenti locali, e il cui lavoro dipende dal voto per Aleksandar Vučić, quotidianamente sedati dai "successi" del governo, dal sostegno internazionale che riceve, e dai "nemici" che minacciano la Serbia, quasi non avevano altra scelta. Il potere per mesi si è garantito il "voto sicuro", promettendo salari più alti e nuovi posti di lavoro e allo stesso tempo demonizzando qualsiasi istanza critica.

Durante la stesura di questo articolo, dal comitato elettorale di Saša Janković è stato annunciato il sospetto di un possibile furto di 319.000 voti e l’intenzione di presentare denunce per le irregolarità elettorali. Si sente dire sempre più spesso che l’errore fondamentale dell’opposizione e dei suoi candidati presidenziali è stato quello di aver accettato una lotta impari costellata di infrazioni durante la campagna elettorale. E si fa più consistente l’avvertimento di prendere molto più seriamente il prossimo turno elettorale, le elezioni a Belgrado, previsto fra un anno.

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