Presidenziali in Montenegro: banco di prova per maggioranza e opposizione

Tra meno di tre settimane i cittadini del Montenegro saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente. Il nome del vincitore con ogni probabilità si deciderà al ballottaggio, in un testa a testa tra il presidente uscente e leader dell’opposizione, Milo Đukanović, e uno dei candidati della maggioranza

02/03/2023, Radomir Kračković -

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Montenegro, presidente © OPIS Zagreb/Shutterstock

(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle , 1 marzo 2023)

Il prossimo 19 marzo in Montenegro si terranno le elezioni presidenziali in cui si sfideranno il presidente uscente Milo Đukanović e i leader delle forze che hanno vinto le elezioni politiche del 2020, e che sono riusciti così a mandare il Partito democratico dei socialisti (DPS) di Đukanović all’opposizione dopo trent’anni di potere ininterrotto. Benché nel sistema politico montenegrino la figura del capo dello stato abbia poteri molto più limitati rispetto a quelli del primo ministro, le imminenti elezioni presidenziali sono viste come un appuntamento molto importante, anche perché potrebbero rappresentare un preludio alle elezioni politiche anticipate e quindi ad un nuovo cambio dei rapporti di forza sulla burrascosa scena politica montenegrina.

Tra i principali contendenti alla carica di presidente, oltre a Milo Đukanović, ci sono Andrija Mandić, uno dei leader del partito filoserbo Fronte democratico (DF), Jakov Milatović, esponente del neo-formato movimento Evropa sad [Europa adesso, PES] che sta raccogliendo sempre maggiore consenso, e Aleksa Bečić, leader dei Democratici, un altro partito dell’attuale maggioranza che però alle recenti elezioni amministrative ha ottenuto un risultato assai magro. Alla corsa presidenziale parteciperanno anche Goran Danilović, leader del Montenegro unito (UCG), e Draginja Vuksanović-Stanković, membro del Partito socialdemocratico (SDP).

L’eventuale ballottaggio si terra il prossimo 2 aprile.

Un banco di prova per Đukanović, ma anche per l’attuale maggioranza

L’analista politica Daliborka Uljarević ritiene che alle imminenti elezioni presidenziali si deciderà il futuro dell’attuale maggioranza e che dopo il voto sarà più chiaro se e quando si terranno le elezioni politiche anticipate. “Le presidenziali saranno un grande test per i partiti usciti vincitori dalle elezioni dell’agosto 2020, ma anche per le nuove forze collocate sullo stesso versante dello spettro politico. Un test che dimostrerà se la nuova maggioranza è riuscita a mantenere i consensi [ottenuti alle ultime elezioni politiche] oppure negli ultimi due anni e mezzo ha talmente deluso i cittadini da spingerli a vedere nuovamente in Đukanović un’alternativa. Dall’esito di queste elezioni dipenderà anche il futuro del DPS, che non è mai riuscito a intraprendere profonde riforme interne, né tanto meno è riuscito a dimostrare di avere la forza e la capacità di fare un’opposizione risoluta, ed è per questo che sta perdendo consensi, seppur non ancora in maniera drammatica. Infine, dopo le elezioni presidenziali sarà più chiaro se il Montenegro manterrà invariate le priorità della sua politica estera oppure quest’ultima cambierà per effetto dell’influenza russo-serba”, spiega Daliborka Uljarević.

Anche Biljana Matijašević, giornalista del quotidiano Vijesti, ritiene che le elezioni presidenziali in arrivo rivestono grande importanza, tra l’altro come un banco di prova del potere dell’attuale presidente. “Đukanović è uscito indebolito dalle ultime elezioni politiche alle quali il suo partito ha subito una grave sconfitta. Per lui questa è l’ultima occasione per riconquistare il potere, rafforzando così anche la posizione del suo partito”, afferma Biljana Matijašević.

La campagna elettorale per le presidenziali – che probabilmente sarà ricordata come la campagna più breve della storia politica del Montenegro – è appena iniziata, eppure abbiamo già assistito ad un episodio alquanto curioso. Milojko Spajić, leader del movimento Evropa sad, è stato estromesso dalla corsa elettorale, perché è emerso che, oltre a quella montenegrina, possiede anche la cittadinanza serba e ha la residenza anagrafica a Belgrado. In precedenza Spajić aveva affermato di non avere la doppia cittadinanza, per poi cercare di giustificarsi, sostenendo di aver rinunciato alla cittadinanza serba, ma il suo avvocato non avrebbe intrapreso i passi necessari per formalizzare in tempo tale rinuncia. Ad ogni modo, la Commissione elettorale del Montenegro, composta perlopiù da membri del DPS e del DF, ha dichiarato inammissibile la candidatura di Spajić.

“Evidentemente si è trattato di un’impresa congiunta tra DPS e DF che nel movimento Evropa sad vedono un nemico comune. Certo, l’irresponsabilità di Spajić e il fatto di aver ingannato l’opinione pubblica hanno solo peggiorato la situazione. Credo però ci sia anche lo zampino di Belgrado che sta cercando di intromettersi direttamente nelle elezioni in Montenegro”, afferma Biljana Matijašević.

Anche Daliborka Uljarević vede nell’estromissione di Spajić una mossa prettamente politica, a dir poco discutibile dal punto di vista giuridico, sottolineando però che anche Spajić è in parte responsabile di quanto accaduto. “Come atteso, i suoi più ferventi oppositori politici hanno sfruttato la situazione, ma credo che, anziché di una strategia elaborata congiuntamente dal DPS e dal DF, si sia trattato di un’azione ad hoc da cui entrambi i partiti hanno tratto vantaggio”, spiega Uljarević.

Ipotesi ballottaggio

Gli analisti concordano che, se si dovesse andare al ballottaggio – come prevedono i sondaggi – Milo Đukanović si confronterà con Mandić o con Milatović. Bečić invece difficilmente potrebbe arrivare al ballottaggio.

“Draginja Vuksanović-Stanković sicuramente sottrarrà a Đukanović alcuni voti, senza però danneggiarlo seriamente. Dall’altra parte, i voti conquistati dalle forze uscite vincitrici dalle elezioni del 2020, ora si disperderanno tra Mandić, Milatović e Bečić. Se invece l’attuale maggioranza si fosse presentata con un unico candidato, Bečić o Milatović, tale decisione le avrebbe garantito una vittoria già al primo turno”, sostiene Biljana Matijašević.

A suo avviso, al ballottaggio si sfideranno Đukanović e Milatović. “Milatović ha maggiori possibilità di vincere, basta che nel frattempo il suo movimento non venga coinvolto in un altro scandalo. In poco tempo è riuscito a raccogliere oltre 20mila firme a sostegno della sua candidatura, anche grazie al malcontento dei cittadini per la decisione della Commissione elettorale di escludere Spajić. L’esito del ballottaggio dipenderà anche da come si muoverà il DF”, spiega la giornalista.

Daliborka Uljarević ritiene invece più verosimile l’ipotesi che vede Đukanović e Mandić sfidarsi al ballottaggio. “L’esclusione di Spajić non è l’unico fardello che peserà su Milatović. Ci sono anche alcune questioni controverse riguardanti gli immobili di proprietà di Spajić. Durante la campagna elettorale Milatović sarà costretto ad assumere un atteggiamento difensivo, giustificando il suo compagno di partito, e lo spazio di manovra che avrà a disposizione per presentare il suo programma sarà molto ristretto”, spiega l’analista politica, aggiungendo che a sfavore di Milatović gioca anche il fatto di voler intercettare quella stessa fetta dell’elettorato a cui guarda anche Bečić.

La fine o un ritorno politico di Đukanović?

Per Đukanović l’imminente tornata elettorale è una battaglia per la conquista del terzo mandato presidenziale. “Se dovesse vincere – spiega Daliborka Uljarević – diventerebbe uno dei politici che hanno governato più a lungo nella storia moderna. Un terzo mandato presidenziale gli garantirebbe trentasette anni di potere ininterrotto. Inoltre, la sua vittoria darebbe una forte spinta al DPS in vista delle elezioni politiche, soprattutto considerando che gli ultimi due governi hanno fallito, tanto che anche gli errori commessi dal DPS in passato ora sembrano meno gravi. Dall’altra parte, un’eventuale sconfitta di Đukanović significherebbe la fine del DPS. Quindi, per Đukanović questa è una battaglia da cui uscirà vincitore assoluto o definitivamente sconfitto, non vi è alcuna via di mezzo”.

Biljana Matijašević sottolinea però che negli ultimi trent’anni Đukanović dopo ogni sconfitta politica ha saputo rialzarsi. “Mi aspetto che venga sconfitto alle elezioni presidenziali, ma non anche che si ritiri dalla vita politica, almeno non fino alle prossime elezioni parlamentari. Anzi, probabilmente lancerà una nuova campagna elettorale, cercando di rimanere presente sulla scena politica, se non altro per dispetto nei confronti dei suoi oppositori”, afferma Matijašević.

Nel frattempo, Andrija Mandić, uno dei principali sfidanti di Đukanović, porta avanti una campagna elettorale incentrata sulla riconciliazione. Nei suoi spot elettorali Mandić invita alla riconciliazione nazionale, sostenendo di essersi pentito dell’atteggiamento con cui in passato aveva alimentato le divisioni in Montenegro.

“Mandić ha lanciato una campagna ben ideata, rivolta ad una fetta di popolazione molto più ampia del suo elettorato tradizionale. Pur non essendo sicura quanto tale campagna sia effettivamente efficace, non credo possa ritorcersi contro Mandić, perché non vi è alcun candidato posizionato ancora più a destra che possa sfruttare il nuovo approccio del leader del DF per danneggiarlo”, spiega Daliborka Uljarević.

Biljana Matijašević ritiene che, per quanto convincente possa sembrare il discorso di Mandić, difficilmente qualcuno crederà alle sue parole. “Per troppo tempo ha alimentato le divisioni, è difficile credere che sia cambiato. Mandić semplicemente sta cercando di intercettare i giovani elettori filoserbi che non ricordano come il leader del DF si era comportato in passato, comprese alcune sue esternazioni in parlamento e la tendenza a incitare alla violenza”, conclude Matijašević.

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