Presidenziali in Croazia: a suon di colpi bassi
Una campagna elettorale sporca e giocata a colpi bassi, tanto da offuscare del tutto i programmi elettorali. Quattro i candidati: oltre al presidente uscente Ivo Josipović e alla principale rivale Kolinda Grabar Kitarović, il 24enne Ivan Sinčić e Milan Kujundžić di Alba croata
Sta per concludersi la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Croazia, e la maggior preoccupazione, non priva di significato per l’esito del primo turno di votazione fissato per il 28 dicembre, è quanti elettori, nel periodo festivo tra Natale e Capodanno, saranno motivati a recarsi alle urne.
Se l’attuale presidente della Repubblica Ivo Josipović (57), che da cinque anni a questa parte mantiene lo status di politico più gradito, riuscisse ad animare tutti i suoi simpatizzanti, le elezioni probabilmente si concluderebbero al primo turno con la sua vittoria. Gli ultimi sondaggi, svolti una decina di giorni prima del voto, lo danno al 46,5% di preferenze e con un più che solido vantaggio sulla candidata della Unione democratica croata (HDZ), la quarantaseienne Kolinda Grabar Kitarović (34,9%). Percentuale non sufficiente però per battere già al primo turno la ex ministra degli Esteri, poi ambasciatrice negli USA e assistente del segretario generale della NATO per i rapporti esterni.
Gli altri due candidati, Milan Kujundžić (57), gastroenterologo di Zagabria e eretico dell’HDZ, che tempo fa ha fondato il partito Alba croata, e il ventiquattrenne (!) Ivan Vilibor Sinčić, sconosciuto attivista dell’associazione Živi zid che si batte contro lo sfratto dei cittadini dagli appartamenti rilevati dalle banche, hanno entrambi meno del 10% di supporto. Ma i voti dei loro elettori saranno importanti al secondo turno. In particolare se Kujundžić e Sinčić indicheranno loro di votare per Ivo Josipović o per Kolinda Grabart Kitarović.
Una campagna sporca
I programmi dei candidati sono stati oscurati da una campagna elettorale sporca. Che siano volati colpi bassi lo testimonia l’approccio di una televisione locale, favorevole alla candidata dell’HDZ Kolinda Grabar Kitarović: in trasmissione hanno chiamato in diretta Vojislav Šešelj dandogli la possibilità di parlare di come il padre dell’attuale presidente Josipović, partigiano durante la Seconda guerra mondiale, avesse ucciso dei frati in Erzegovina! Le dichiarazioni di Šešelj per giorni sono rimbalzate sui media, in particolare su alcuni portali e proprio nel momento in cui a causa delle affermazioni pubbliche di Šešelj andavano raffreddandosi le relazioni tra Belgrado e Zagabria.
Il premier croato Zoran Milanović a causa delle dichiarazioni di Šešelj ha cancellato ad esempio la sua presenza la summit di Belgrado dove si incontravano 16 paesi del Sud Est Europa con il premier cinese Li Keqiang, proprio perché, come ha precisato, il governo serbo non ha preso le distanze dalle uscite dell’incriminato all’Aja. Ma poi lo stesso Šešelj ha ottenuto notevole spazio sui media croati per parlare contro Josipović e la Zagabria ufficiale non ha minimamente reagito!
Il programma di Josipović
Il programma più serio e completo è stato presentato da Ivo Josipović. Il presidente uscente ha annunciato grandi cambiamenti costituzionali, e la sua frase sulle nuove fondamenta della Croazia – ancora prima che spiegasse a cosa si riferisse – si è trovata sotto il fuoco di fila dell’HDZ e dei partiti di destra. Subito gli è stato detto che la Croazia non necessita di nuove fondamenta e che esse sono state gettate con la Guerra patriottica [Domovisnki rat]. Si sono sentite accuse anche sul fatto che con la dichiarazione di Josipović sulle nuove fondamenta in realtà si farà crollare la Croazia.
La sua idea di Seconda repubblica consiste invece di una riforma costituzionale completa ed esauriente, perché la Costituzione in vigore, così com’è, secondo Josipović è un freno allo sviluppo del paese, in particolare sul fronte economico. Josipović ha annunciato che se non dovesse avere il sostegno del parlamento per le modifiche costituzionali, chiederà sostegno ai cittadini mediante un referendum.
I cambiamenti più significativi, come proposti da Josipović, avverrebbero nella legislazione elettorale, dove i cittadini eleggerebbero direttamente, con nome e cognome, almeno la metà dei deputati del parlamento, soluzione che, sempre secondo l’attuale presidente, porrebbe fine al clientelismo dei partiti. Inoltre, propone anche un nuovo assetto territoriale per la Croazia con il quale il paese verrebbe diviso in 5-8 regioni al posto delle attuali 21 contee.
Il programma di Grabar Kitarović
La sua principale rivale, Grabar Kitarović, che ama presentarsi come una conservatrice moderata e moderna – dichiarando che come futuro presidente, a differenza di Josipović, sa battere il pugno sul tavolo – è contraria a modifiche della Costituzione. Grabar Kitarović però annuncia azioni, in particolare quelle in ambito economico, che esulano dai poteri previsti per la figura attuale del presidente. Ecco perché è poco chiaro come sarà in grado di portarle a segno, senza cambiare la Costituzione che ora dà al presidente croato, a differenza del periodo del suo primo presidente Franjo Tuđman, un potere piuttosto limitato.
Il principale problema di Grabar Kitarović però non è questo. La sua natura, e la sua visione del mondo, sono in contraddizione con quanto mostra in pubblico, evidentemente forzata dai suoi consiglieri e su insistenza del suo partito. Battere il pugno sul tavolo non fa parte del suo modus operandi e non ci si aspetta che lo faccia una donna della sua cultura, con i suoi modi gentili e diplomatici. È palese che quello stile le è stato imposto e non le appartiene. Le sue posizioni sull’aborto – tema che è diventato parte della campagna elettorale – sono in contrasto con la dura posizione del suo partito: lei non chiede per esempio che la donna incinta, prima di decidere se abortire, debba obbligatoriamente consultarsi con un sacerdote.
In modo altrettanto differente parla anche di Tito che, benché sia morto ormai da oltre 34 anni, in Croazia continua a suscitare polemiche. Mentre Tomislav Karamarko, capo dell’HDZ, partito che ha candidato Grabar Kitarović (ma in modo simile lo fa anche il candidato alla presidenza Milan Kujundžić), considera ancora Tito un criminale, responsabile della morte di migliaia di croati a Bleiburg, la candidata alla presidenza – non amando per niente questo tipo di discussioni – cerca di evitare di parlarne dicendo che discutere sul ruolo di Tito nella storia recente non ci farà uscire dal pantano economico.
Milan Kujundžić, l’orgoglio nazionale di Alba croata
Milan Kujundžić, nelle cui dichiarazioni è difficile trovare una frase che non contenga il sintagma “popolo croato” insiste sull’orgoglio nazionale e quindi parla poco di futuro e molto di passato. Va incontro all’elettorato di estrema destra tanto che in campagna elettorale ha dichiarato pubblicamente di aver visitato, quando è stato a Madrid, la tomba del capo ustascia Ante Pavelić.
La sua retorica è vuota e quando lo sentite una volta dire quello che dice, potete stare sicuri che lo dirà ogni altra volta che parla. All’HDZ lo accusano di fare un favore a Josipović, perché dissipa i voti della destra danneggiando così la loro candidata.
Nei corridoi della politica però si specula sul fatto che si tratterebbe di un finto conflitto: è chiaro che Kujundžić non può vincere alle presidenziali e che quindi è pronto a trattare. Pare che l’HDZ gli abbia offerto tutto il sostegno possibile per correre alla poltrona di sindaco di Zagabria (tenuto conto del fatto che con le indagini in corso sull’attuale sindaco Milan Bandić molto probabilmente ci saranno elezioni anticipate nella capitale croata), se al secondo turno delle presidenziali sosterrà Kolinda Grabar Kitarović.
La sorpresa Sinčić
Anche se ha solo 24 anni ed è ancora studente, Ivan Sinčić, è già ora la grande sorpresa di queste elezioni. Sul finire della campagna elettorale, secondo i sondaggi della rispettabile agenzia Ipsos Puls, ha superato Milan Kujundžić avvicinandosi ad una percentuale a due cifre di sostegno degli elettori.
Con le sue dichiarazioni contro le banche, che ritiene siano le colpevoli principali della difficile situazione economica della Croazia, Sinčić è un candidato interessante per quegli elettori che hanno sentito sulla propria pelle i problemi relativi ai mutui, che li hanno gettati in una sorta schiavitù o che, avendo ipoteche, sono stati privati della casa o dell’appartamento.
Kujundžić e Sinčić, a queste elezioni, prenderanno i voti di quegli elettori per i quali Kolinda Grabar Kitarović non è abbastanza di destra, e Josipović non è abbastanza di sinistra. Ma è un fatto che i loro voti, al ballottaggio dell’11 gennaio, potrebbero decidere se alla presidenza della Croazia resterà Josipović o se verrà eletta Kolinda Grabar Kitarović.