Porto Montenegro, il lusso non luccica

Siete dei super-ricchi e avete un mega yacht? Il posto giusto per voi è Porto Montenegro. Una nuova marina di lusso costruita dall’uomo d’affari canadese Peter Munk. Ma spesso ciò che è d’oro proprio non luccica. Un viaggio al centro di un grande imbroglio politico-finanziario: la prima di due puntate

19/09/2012, Siniša Luković -

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(Pubblicato originariamente dal quotidiano montenegrino Vijesti, il 10 agosto 2012, selezionato da Le Courrier des Balkans e OBC)

In un’intervista per il settimanale di Zagabria Globus il miliardario Peter Munk, il più grande proprietario al mondo di miniere d’oro, e costruttore a Tivat della marina e stazione balneare Porto Montenegro, si è vantato del fatto che il governo montenegrino avrebbe fatto di tutto per togliere qualsiasi ostacolo ai suoi investimenti.

Fatto del resto confermato dai documenti presentati dalla trasmissione televisiva Pod Lupom. I contratti di acquisto dell’antico cantiere dell’Arsenale a Tivat vennero co-firmati 6 anni fa dall’allora primo ministro Milo Đukanović. Ma è difficile sostenere che l’uomo d’affari canadese abbia ad oggi rispettato i suoi impegni: l’accordo di collaborazione tra il governo montenegrino e l’azienda PM Securities, firmato il 28 ottobre 2006 da Peter Munk e Milo Đukanović, è rimasto infatti lettera morta.

Il contratto prevedeva investimenti destinati alle proprietà dell’esercito MTRZ Sava Kovačević a Tivat. Secondo questi documenti Peter Munk ha ottenuto per un prezzo irrisorio (3,26 milioni d’euro) la concessione di più di 24 ettari della parte più bella della costa di Tivat e 0,6 chilometri quadrati di superficie marina nel golfo di Tivat per un periodo di 90 anni. E, ad oggi, Peter Munk non ha effettuato che per un quinto il mezzo miliardo di euro di investimenti previsti.

Secondo analisi e rapporti di esperti sono stati investiti più di 109 milioni di euro per la marina e la stazione balneare di Porto Montenegro, inclusi quelli del prezzo di acquisto, un programma sociale e la donazione di 5 milioni di euro alla municipalità. “Sottolineiamo che questi investimenti sono stati fatti durante la crisi economica e finanziaria globale. Ed è per questo che sono così importanti per la stabilizzazione della situazione economica del Montenegro”, ha scritto in risposta alla trasmissione Pod lupom l’Ufficio governativo per le relazioni pubbliche.

Il governo ha garantito importanti privilegi alla PM Securities, società off shore di Peter Munk, basandosi esclusivamente sulle affermazioni di quest’ultimo di “effettuare in prima persona o con l’intermediazione di aziende partner importanti investimenti che potrebbero superare i 500 milioni di euro, in particolare nell’economia turistica”.

Il governo si è così impegnato affinché PM Securities ottenesse tutti i permessi e le autorizzazioni necessarie, ottenesse un atteggiamento cooperativo presso le agenzie nazionali e le aziende pubbliche e effettuasse agilmente tutte le formalità legate ai suoi investimenti.

Il punto 2 dell’accordo è particolarmente interessante: dal 2006 Peter Munk è quasi divenuto proprietario di 24 ettari e 0,6 di superficie marina nel golfo di Tivat almeno sino al 2096. Dopo quella data l’accordo sarà automaticamente prolungato ogni 30 anni… In realtà, se nel frattempo venissero adottate delle riforme normative, Peter Munk potrebbe essere autorizzato a iscriversi formalmente come proprietario di questi terreni, come di fatto sancito nel contratto di vendita: “Se l’acquirente non acquisisce la proprietà dei terreni che si trovano a distanza di sei metri dalla linea costiera nel periodo di tre locazioni successive di 30 anni le parti si impegnano a fare ogni sforzo necessario per regolare lo status di questi terreni in conformità con i regolamenti applicabili in Montenegro ed allora in vigore”.

Il governo montenegrino da parte sua ha rispettato le promesse, e questo viene confermato dal protocollo d’intesa che fissa la data finale per la messa in pratica degli impegni a carico dell’acquirente, sottoscritto il 20 agosto 2008 dall’ex ministro della Difesa Boro Vučinić a nome del governo montenegrino e da Savo Đurović a nome delle due aziende di Peter Munk, PM Securities e Adriatic Marinas. Il governo ha “approvato la destinazione d’uso della zona dell’Arsenale in conformità con il piano di sviluppo e di investimenti presentato”, così come ha approvato la legge sugli yacht e sull’IVA che “comprende un tasso fiscale del 7% sui servizi legati agli yacht”.

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“Per un investitore è un’occasione eccezionale sedersi assieme al primo ministro e dirgli: "Mettiamoci d’accordo sulla legislazione fiscale, giuridica e del lavoro nel vostro paese", ha dichiarato lo scorso anno il direttore esecutivo di Porto Montenegro, Oliver Corlet, in un’intervista rilasciata al quotidiano canadese Toronto Life.

Alcuni deputati dell’opposizione, come Nebojša Medojević, hanno espresso il loro timore che il funzionamento attuale di Porto Montenegro non divenga la minaccia principale per la sicurezza del Montenegro: “Porremo al Comitato parlamentare per la sicurezza domande in merito alla criminalità, ai traffici, alla droga e alla prostituzione. E’ stata creata in una città tranquilla una destinazione turistica per truffatori internazionali, per le loro serate private, i loro baccanali ed i loro sporchi affari. E’ una destinazione dove è molto facile far passare in barca, senza il minimo controllo, un Šarić, un Kalić [entrambi sono sospettati di traffici di droga, NdT.], o tutto quello che volete”, ha tuonato Nebojša Medojević nel corso di una campagna elettorale locale.

Accuse smentite dal responsabile dell’Ufficio nazionale per la lotta al trafficking Zoran Ulama che ha dichiarato che Porto Montenegro è “un esempio unico nella regione, il capo della polizia di Tivat, Veselin Smolović, mi ha assicurato che un ispettore è destinato a tempo pieno a verificare eventuali irregolarità al porto. Ritengo quindi che persone competenti e che lavorano con zelo se ne stanno occupando e non ho alcun motivo per pensare il contrario”.

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