Politica in Kosovo: corruzione, finanziamento ai partiti e partecipazione delle donne
Le attuali modalità in cui vengono finanziati i partiti politici in Kosovo, segnati da reti clientelari dominate e controllate da uomini, limitano pesantemente la partecipazione femminile alla politica. Un editoriale
La regolamentazione del finanziamento ai partiti è una questione dibattuta in Kosovo. Nel giugno dello scorso anno, cento organizzazioni della società civile si sono espresse contro un disegno di legge relativo al finanziamento ai soggetti politici, sostenendo che era in violazione della Costituzione e dei regolamenti internazionali sui finanziamenti ai partiti. La Commissione di Venezia ha condiviso queste preoccupazioni , sottolineando in particolare che in Kosovo alcune donazioni vengono ancora ricevute in contanti, non tracciabili; inoltre, non è chiaro come alcuni cittadini abbiano potuto contribuire con somme più alte dei loro redditi annui.
Le irregolarità nei finanziamenti ai partiti sono strettamente collegate alla corruzione e ad oscure reti clientelari, entrambi problemi molto seri del Kosovo. Il paese si trova agli ultimi posti nella classifica sulla percezione della corruzione in Europa e la sua posizione nel Barometro sulla corruzione mondiale di Transparency International è scivolata dall’ottantacinquesimo posto nel 2017 al novantatreesimo posto nel 2018 . Un report del 2018 della Commissione europea sul Kosovo sottolinea il fatto che “la corruzione è diffusa e rimane una fonte di preoccupazione”.
La corruzione trova terreno fertile nella struttura gerarchica e clientelare dei partiti politici e nel loro controllo del quadro istituzionale. Il fatto che queste reti clientelari siano dominate da uomini ha una certa rilevanza nell’applicazione delle regole sui finanziamenti politici ed influenza negativamente la partecipazione delle donne alla politica. La nostra ricerca mostra come in Kosovo la struttura gerarchica e clientelare dei partiti privilegi il finanziamento delle campagne elettorali dei candidati maschi. Questo è facilitato da due elementi: la mancanza di un’adeguata regolamentazione sul modo in cui i fondi dovrebbero essere distribuiti all’interno di un partito; disposizioni inadeguate sulla trasparenza e il monitoraggio delle spese dei partiti. Entrambi gli aspetti consentono agli uomini di ostacolare il finanziamento, e dunque la partecipazione, delle donne alla politica.
Finanziamenti di genere ai partiti
Nel dettaglio, gli uomini controllano strettamente le reti politiche clientelari, riducendo le possibilità per le donne di ricevere fondi. La regolamentazione insufficiente e la mancanza di trasparenza sul modo in cui i fondi vengono distribuiti tra gli esponenti dei partiti finiscono per privilegiare i candidati maschi. In un contesto patriarcale, gli uomini sono considerati candidati più desiderabili e più affidabili.
Come spiega Shpend Emini, direttore generale di "Democracy for Development": "Tutto inizia lì, nella percezione e nella mentalità secondo la quale gli uomini sono quelli con i muscoli […] A mio parere, è a causa di questa mentalità che nei partiti politici le donne non sono considerate un forte fattore di cambiamento, di sviluppo, di lotta alla corruzione, ma sembrano piuttosto quelle che potranno occuparsi del lavoro amministrativo. Quando si guarda da vicino un partito, ci si rende conto che la partecipazione delle donne è molto bassa".
Pranvera Lipovica, senior program manager del "National Democratic Institute", sottolinea che le strutture partitiche e le reti dominate dagli uomini consentono ai candidati maschi di avere un accesso maggiore ai finanziamenti: "I candidati maschi hanno un accesso maggiore alle risorse dei partiti perché detengono gran parte delle cariche. Se si trovano al governo e hanno accesso ai fondi, vi ricorrono anche se non è etico. […] Le donne invece non sostengono le altre donne, perché non c’è una rete adeguata".
Emini aggiunge che gli uomini hanno un accesso maggiore al sostegno dei donatori a causa della discriminazione subita dalle donne sul posto di lavoro.
I punti deboli della Regolamentazione sul finanziamento ai partiti
Le carenze della Legge sul finanziamento alle entità politiche in Kosovo rendono il finanziamento ai partiti ancora meno trasparente e incline alla corruzione. La legge iniziale non prevedeva nessuna questione di genere nel finanziamento ai partiti, mentre un emendamento del 2012 ha aggiunto che i fondi possono essere utilizzati per finanziare le unità femminili e giovanili dei partiti politici. Questa è l’unica disposizione dedicata al genere nella legge, mentre mancano disposizioni specifiche sul modo in cui i fondi, specialmente quelli provenienti dalle casse dello Stato, dovrebbero essere distribuiti tra i candidati.
Ogni anno, circa cinque milioni di euro provenienti dal bilancio pubblico sono distribuiti tra i partiti politici . Tuttavia, non è chiaro come questi fondi vengano divisi tra i candidati in base al genere. Risulta evidente che i processi decisionali sono dominati da strutture gerarchiche e maschiliste. Come sottolineato dall’International Institute for Middle-East and Balkan Studies (IFIMES): "Il nepotismo è presente in ogni segmento della società e tutto è controllato dalle strutture al vertice dei partiti politici”. La mancanza di una regolamentazione in questo campo rende la distribuzione dei fondi favorevole alle preferenze dei capi, tutti uomini.
I partiti possono ricevere contributi anche da persone fisiche (2.000 euro l’anno) e giuridiche (1.000 euro l’anno). Quando un partito riceve una donazione, le autorità dovrebbero esserne informate. Se non si può dimostrare l’origine del denaro, i fondi dovrebbero finire nelle casse statali. Nella pratica questo non avviene sempre. Il finanziamento ai partiti presenta in generale – sottolinea la Commissione di Venezia – “una significativa quantità di entrate e di spese non verificabili, violazioni persistenti della contabilità, dei controlli interni e degli standard di rendicontazione, oltre a numerosi esempi di violazione della Legge sul fisco e della Legge sulla prevenzione del riciclaggio di denaro.
Per di più, i candidati alle elezioni non sono tenuti a dichiarare la provenienza delle donazioni ricevute per le loro campagne. Questi vuoti legislativi forniscono ulteriori opportunità di sottrarsi alla trasparenza. Creano le condizioni adatte per scambi di favori: individui potenti finanziano la campagna elettorale di un candidato aspettandosi in cambio che, una volta eletto, costui proteggerà i loro interessi privati. Considerato che gli uomini hanno una posizione privilegiata nei partiti e data la percezione che gli uomini ottengono più voti alle elezioni, queste donazioni tendono a finire nelle mani di uomini.
Questo meccanismo di dominio degli uomini nelle reti politiche clientelari, facilitato da vuoti legislativi, influenza alcune donne più di altre. Non tutte le donne hanno infatti lo stesso accesso ai finanziamenti e ci sono differenze sostanziali nell’ammontare di fondi che ricevono. Le donne appartenenti a minoranze e marginalizzate, che non hanno un buon livello di istruzione e sono esposte al rischio della povertà hanno molte meno probabilità di ricevere fondi per una campagna elettorale. Secondo diversi intervistati provenienti dal settore non governativo, la discriminazione intersettoriale , intesa spesso come discriminazione su più fronti, è un problema serio in Kosovo: le donne appartenenti alle minoranze hanno difficoltà maggiori ad accedere alla politica. La causa è l’assenza di disposizioni nella normativa nazionale che tengano conto di queste disparità, per le quali alcune categorie di donne non sono considerate degne di ricevere donazioni.
In questo contesto una normativa più specifica sul finanziamento ai partiti neutralizzerebbe la corruzione e favorirebbe l’inclusione delle donne nei processi politici.
Quest’articolo è frutto di un progetto di ricerca sostenuto dalla Kosovo Foundation Open Society