Piccole e medie imprese nei Balcani: il peso della burocrazia
Una buona politica dev’essere efficace ed equa. Due concetti diversi, ma spesso correlati. Se poi si tratta di politiche per favorire l’imprenditoria “equo” significa trattare tutte le aziende nello stesso modo. Troppo spesso però nei Balcani questo non accade
Questa è una storia vera. Recentemente un giovane imprenditore, in una delle capitali dei Balcani, ha deciso di chiudere la propria azienda. Una scelta sorprendente, visto che era in crescita. Forniva un servizio innovativo di cui in molti avevano bisogno, ed in un arco di tempo relativamente breve era riuscito ad affermare il proprio marchio.
Ma questa azienda aveva ricevuto la visita degli ispettori del lavoro, che hanno scoperto la presenza di un lavoratore non in regola. E’ stata quindi comminata una multa superiore ai 10.000 euro.
Davanti alla scelta tra pagare la multa o lasciar andare la propria azienda in bancarotta il proprietario ha optato per la seconda ipotesi. Non c’è da stupirsi, sono in molti altri nei Balcani a capo di micro-aziende che, di fronte a queste eventualità, fanno la stessa scelta. E’ una questione di conti: sanno quanti sforzi servono ad una microimpresa per arrivare alla cifra di 10.000 euro.
Piccoli e grandi
Il caso solleva questioni importanti relative al peso delle normative vigenti su aziende di differente grandezza. In alcuni dei Paesi dei Balcani le multe sulle infrazioni del codice del lavoro, ma anche in altri campi, quali quello fiscale o sulla sicurezza del lavoro, sono spesso di importi rilevanti. E spesso portano gravi difficoltà non solo alle micro-imprese, ma anche a quelle di grandezza media, che nell’area rappresentano circa il 90% delle aziende registrate.
Le multe sono spesso comminate nella stessa misura a prescindere dalla grandezza dell’azienda. Sia un’impresa molto grande che un’impresa più piccola dovranno pagare, data un’infrazione, una multa dello stesso importo.
Questo produce ineguaglianza: per la grande impresa si tratta di spiccioli, per quella più piccola a volte rappresenta una condanna a morte. La conclusione è che molte politiche non sono a favore della media e piccola impresa, o per dirla in altre parole non sono eque.
Il motivo è che spesso sono state improntate esclusivamente sulla grande industria
Perché?
Inevitabilmente si arriva alla domanda se i legislatori semplicemente non si interessano di piccole e medie imprese o addirittura non sono a conoscenza che 9/10 delle aziende nei Balcani hanno meno di 10 dipendenti. E’ così scarsa la conoscenza, in termini di ricerca realizzata, della realtà delle microimprese nella regione che si deve prendere in considerazione anche l’ipotesi che le politiche siano come sono per mancanza di capacità di adottarne di migliori.
Le multe sono solo un aspetto di un problema più generale che riguarda il peso burocratico eccessivo che spesso ricade sulle piccole aziende. Peter Drucker, ad esempio, ha analizzato la crescita del mercato del lavoro temporaneo, dal punto di vista della necessità delle aziende di subappaltare per evitare di avere a che fare con regolamentazioni eccessive.
Per le piccole e medie imprese dei Balcani non è semplice rispettare gli standard amministrativi, le scadenze, essere in regola con la miriade di leggi esistenti, avere a disposizione i kit di pronto soccorso in regola o ad esempio richiedere il permesso per esporre il proprio logo anche in caratteri latini (dove la lingua ufficiale è il cirillico).
Il problema è comunque noto. Tentativi di porvi rimedio vi sono stati, ma in modo troppo occasionale. Ad esempio, nel pieno della crisi economica globale, nel 2009, la Commissione europea si è attivata per riformare le modalità di rendicontazione richieste per le micro-imprese dell’Ue. L’obiettivo era quello di ridurre il peso burocratico che affossava l’iniziativa economica.
Buone pratiche
Tra i molti insuccessi non mancano ovviamente le buone pratiche. Nel suo fondamentale The Competitive Advantage of Nations (1990), Michael Porter brevemente si riferisce in chiave positiva al modello italiano ed alla esenzione per le micro-imprese di determinati oneri amministrativi in modo da alleggerire il peso che gravava su di loro.
Vi è qualcuno anche nei Balcani che stimola il dibattito su queste questioni. Recentemente, lo scorso giugno, l’associazione di categoria degli imprenditori della Serbia ha richiesto l’eliminazione per le piccole e medie imprese di una serie di oneri amministrativi. Quest’ultimo però è un caso isolato.
L’argomento resta chiaro: politiche eque dovrebbero garantire condizioni eque per tutte le tipologie di azienda. Una multa equa potrebbe ad esempio essere proporzionata alla grandezza dell’impresa tenendo conto del fatturato. Chi è contro iniziative di questo tipo argomenta che non è detto che azienda grande significhi anche profitto ingente. Ma l’argomentazione può essere facilmente capovolta: e perché allora dovrebbero subire misure draconiane quelle piccole?
E’ certo comunque che l’intero processo di riforma è complesso e che ogni misura adottata avrà poi bisogno di verifiche ed aggiustamenti. Nessuna misura del resto potrà essere assolutamente equa, ma sarà certamente meglio dell’attuale “la stessa multa per tutti”.
Naturalmente un criterio di proporzionalità non dovrebbe essere applicato solo alle multe, ma partire alla radice, dagli oneri burocratici imposti alle imprese.
Non è che i governi non ci stiano del tutto provando a cambiare le cose. Ogni tanto viene dato un po’ di ossigeno con qualche semplificazione normativa, il problema è che nel frattempo sono state aggiunte decine di altre ottemperanze.
Controlli selettivi
E non è che non si abbia conoscenza della realtà delle piccole e medie imprese. Spesso dal punto di vista operativo i controlli vengono effettuati sulle gradi aziende, mentre quelle più piccole non vengono controllate. Ma a volte avviene l’esatto contrario. Quando i governi hanno bisogno di entrate i controlli avvengono a tappeto. Politiche operative così cruente hanno risultati cruenti: molte aziende chiudono per infrazioni minori.
E’ palese che è più probabile che siano le piccole e medie imprese a non essere totalmente in regola. Come è palese che sono loro quelle non in grado di pagare le multe comminate. Vivere con queste paure ogni giorno è anche un forte disincentivo agli investimenti nella crescita.
E’ una cosa semplice. E sembrerebbe non impossibile cambiare le cose. Perché allora non farlo?