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PE: a porte chiuse, ma non troppo

Da quando Twitter e i social media si sono affermati, il mondo della comunicazione politica è cambiato. Accade anche al Parlamento europeo, dove notizie delle sedute classificate come "a porte chiuse" inondando il web. Ma allora perché non aprire direttamente le porte ai giornalisti?

Spesso, da regolamento, il Parlamento europeo si riunisce a porte chiuse per garantire riservatezza ai rapporti fra i deputati e dare loro la libertà di esprimersi liberamente.Tuttavia, è frequente intercettare “immagini rubate” da dietro le porte chiuse, grazie alla portabilità dei dispositivi mobili e all’immediatezza della comunicazione attraverso i nuovi media, soprattutto Twitter.

E se da un lato, ai tempi dello streaming, ci si interroga sul ruolo dei social media nella creazione di nuove modalità di comunicazione e partecipazione con le istituzioni, dall’altro si riflette sulla sostanza di questa comunicazione che non sembra mediata (ma lo è) e su come stia cambiando le regole, a volte trasgredendole.

Dalla rubrica Straneuropa del quotidiano La Stampa , Marco Zatterin riflette proprio su questo, e scrive: "Da quando i social network si sono affermati, le cose sono mutate. Nel corso delle riunioni a ‘porte chiuse’, i deputati twittano in abbondanza. Ecco la foto del ministro, ecco quella del commissario, ecco cosa hanno detto. Si danno una regola e poi la violano, più che altro in cerca di visibilità”.

Il risultato dell’ingresso di Twitter nelle stanza chiuse della politica è che i deputati non rispettano il regolamento, i giornalisti restano fuori, e i cittadini sono raggiunti da un vortice di informazioni frammentarie. Riflette Zatterin: “Il mondo viene inondato di versioni ufficiose che diventano ufficiali e che, comunque, restano personali e ufficiose.” Il giornalista della Stampa sottolinea infatti come, pur se all’apparenza sembra di planare direttamente sui banchi del Parlamento europeo, di fatto le versioni che emergono sono i punti di vista del tutto personali degli eurodeputati.

Per questo il suo invito: "Se volete comunicare, fatelo a porte aperte e permettete ai giornalisti di partecipare. Si chiama trasparenza".

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