Partenariato orientale a rischio stallo

Gli ultimi dati pubblicati mostrano che quasi tutti i paesi coinvolti nel Partenariato orientale hanno difficoltà a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea

20/03/2019, Yuliana Romanyshyn -

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Il centro di Kiev, Ucraina, ricoperto dalla nebbia. Sbuca solo il Monumento alla Madrepatria (© LalsStock/Shutterstock)

(Questo articolo è stato originariamente pubblicato da VoxEurop )

Armenia, Moldavia e Georgia hanno fatto passi indietro, mentre l’Ucraina ha realizzato piccoli miglioramenti: lo dice lIndice Partenariato orientale 2017, pubblicato dal Civil Society Forum lo scorso dicembre.

La ricerca ha analizzato i progressi compiuti dai 6 paesi EaP (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina) nel corso del 2017 in due ambiti: la solidità delle istituzioni democratiche create in ogni singolo paese e il livello di integrazione con l’Unione europea, compresi i settori del commercio e della mobilità.

Stando alla ricerca, alcuni ex stati sovietici hanno mostrato progressi, ma anche alcuni arretramenti e incertezze. E con le elezioni per il Parlamento europeo in arrivo e i dibattiti sull’accordo per la Brexit, la politica europea di vicinato potrebbe cambiare, così come la situazione dei suoi partner orientali.

“Il problema è che l’Ue al momento è molto proiettata su sé stessa”, sostiene Jeff Lovitt, autore della ricerca e presidente fondatore dell’associazione non-profit New Diplomacy. “Temo che l’Unione europea non sarà interessata a una prospettiva di nuove adesioni, quindi i paesi del Partenariato orientale devono cogliere questa occasione per creare un legame, sia esso in ambito commerciale, di politica energetica o per garantire l’eliminazione dei visti d’ingresso”.

Il rapporto mette in luce gli esigui progressi fatti nell’ultimo anno dai paesi EaP verso gli standard e le norme Ue, anche nel caso dei paesi più solidi dal 2014: Ucraina, Moldavia e Georgia, membri di accordi di associazione.

L’Ucraina, il vicino orientale dell’Unione con 44 milioni di cittadini, è avanzata di 0,01 punti raggiungendo 0,73 su 1, rispetto alla prima edizione dell’Indice nel 2015-2016. In ogni caso, il paese ha compiuto passi significativi su accordi bilaterali e mobilità.

Schiacciata tra Romania e Ucraina, la Moldavia è scesa drasticamente di 0,07 punti, situandosi al terzo posto con 0,65 punti dopo l’Armenia. Segue la Georgia, l’altro partner in area caucasica, anch’essa in calo attestandosi a 0,64 punti.

Punteggio invariato per l’Azerbaijan, mentre la Bielorussia migliora di 0,08 punti, anche se resta il fanalino di coda della classifica.

Nella seconda categoria dell’indice, dedicata ai legami internazionali tra aziende, società civile, cittadini e governi, i paesi partner sono rimasti stabili o hanno segnato un moderato progresso, soprattutto legato all’accordo con i paesi Schengen per la mobilità senza obbligo di visto, entrato in vigore nel 2017 per Ucraina, Moldavia e Georgia. L’accordo di libero scambio ha costituito un fattore di spinta all’interno del pacchetto dell’accordo di associazione, e ha permesso un aumento degli indici di scambio commerciale per tutti i membri.

Georgia e Moldavia sono le nazioni che più hanno beneficiato dell’accordo raggiungendo 0,71 punti, seguite dall’Ucraina con 0,66 punti. Il trio finale, costituito da Armenia, Azerbaijan e Bielorussia, è rimasto a distanza con punteggi pari o inferiori a 0,50 punti.

Cos’è successo in questi paesi a partire dal 2017?

Nota positiva: tutti i paesi del Partenariato sono stati in grado di aumentare gli accordi commerciali bilaterali in vigore, con l’Ue che per alcuni è divenuto il principale partner per le proprie esportazioni, come nel caso dell’Ucraina. Tuttavia, lo sforzo per adeguarsi alle norme Ue è ancora in corso.

Secondo il rapporto dell’Unione europea sull’Ucraina, il paese nel corso del 2018 ha compiuto passi avanti nelle riforme in ambito sanitario, previdenziale, scolastico, ma anche sulla decentralizzazione, gli appalti pubblici e il settore ambientale; molte aree importanti, però, devono ancora essere rafforzate. Nello specifico, servono misure giudiziarie e anti-corruzione essenziali, ma anche una cultura della prevenzione contro attacchi verso attivisti e società civile. Il paese ha conosciuto una serie di crisi iniziate alla vigilia delle ormai prossime elezioni presidenziali di marzo, da quando il 26 febbraio scorso un tribunale locale ha cancellato la legge sull’ingiustificato arricchimento. Questa norma era tra i requisiti per accedere all’eliminazione dell’obbligo di visto, introdotta nel 2017.

Nel corso del 2018 l’Armenia era principalmente concentrata sulla politica interna: migliaia di persone sono scese in strada durante proteste pacifiche contro il governo denominate “Rivoluzione di velluto”. La situazione politica è mutata, con elezioni parlamentari anticipate a dicembre 2018. Ora le priorità del paese si concentrano tra la formazione di una nuova amministrazione e ulteriori sforzi anti-corruzione.

Per quanto riguarda la Moldavia, il processo di integrazione con l’Ue è in stallo, dato che la classe dirigente non è riuscita a migliorare gli standard di vita e a riformare il sistema giudiziario. Il paese si trova ora nella sua fase di maggiore stallo in termini di trasformazione economica da quando ha firmato l’Accordo di associazione. La Commissione europea nel 2018 ha sospeso la prima tranche di un macro-pacchetto di aiuti finanziari destinati alla Moldavia a causa di problematiche riguardanti lo stato di diritto. Inoltre, in novembre, Bruxelles ha emanato una risoluzione critica in cui la definiva “uno stato nelle mani degli interessi oligarchi”. La Moldavia, una delle nazioni più povere d’Europa, ha attraversato una crisi quando nel 2014 venne rubato 1 miliardo di euro dalle banche locali. Alcuni politici di spicco hanno subito indagini e alcuni sono stati condannati, ma il denaro non è mai stato recuperato. Le elezioni parlamentari tenutesi a fine febbraio non hanno assicurato alcuna certezza sul futuro del paese: hanno soltanto evidenziato le tensioni interne al paese, per esempio tra i sostenitori della Russia e quelli dell’Occidente.

Secondo l’ultimo rapporto Ue diffuso a gennaio, la Georgia, diversamente dalla Moldavia, ha compiuto evidenti progressi nel rispettare gli impegni presi nell’Accordo di associazione. Tuttavia, la corruzione resta ancora un problema serio: la Georgia deve proseguire sulla strada delle riforme, con una solida applicazione di regole e standard. Come spiega il rapporto dell’Unione, “la società civile esprime preoccupazioni riguardo alla potenziale interferenza politica sul potere giudiziario e sul pluralismo dei media. Tra le questioni che restano da affrontare: il rispetto dei diritti umani e le legislazione contro la discriminazione".

L’Azerbaijan e l’Unione europea hanno raggiunto una posizione comune nel 2018 sulle priorità dell’Accordo di partenariato, progettando di aumentare la cooperazione negli anni successivi. Ma per compiere davvero passi avanti, il paese deve affrontare le sfide interne, che secondo il rapporto dell’Indice sono la crescente corruzione e l’economia sommersa, la sanità inefficiente e il sistema educativo, e infine i deboli sistemi finanziario e giudiziario. Il paese spera quindi di firmare un nuovo accordo commerciale bilaterale con l’Unione nel 2019.

Come gli altri paesi EaP, anche la Bielorussia ha aumentato le proprie relazioni commerciali con paesi europei, rendendo l’Ue il secondo partner commerciale dopo la Russia. In ogni caso, il paese non sembra interessato a impegnarsi in maniera strategica per rendere l’Unione il suo partner commerciale prioritario, in considerazione dei suoi rapporti con la Russia. La repressione degli attivisti e la censura dei media affievolisce le opportunità di sviluppare ulteriormente le relazioni tra Unione e Bielorussia.

Questo articolo è pubblicato in associazione con lo European Data Journalism Network  ed è rilasciato con una licenza CC BY-SA 4.0

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