Pancevo, novembre velenoso
Pancevo è notoriamente una delle città più inquinate della Serbia, ma mai era stata vittima di una concentrazione di benzene così alta e così allarmante come quella accaduta il 14 novembre scorso. La paura e le vicende di quella notte nella cronaca di un giornalista di "Vreme". Nostra traduzione
Di Slobodan Bubnjevic, Vreme, 23 novembre 2006 (tit. orig. Pančevo, otrovni novembar)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
La prima sirena durata venti secondi viene fatta suonare a Pancevo alle 23 e 39 minuti di martedì 14 novembre. Seguono quindici secondi di silenzio. Per le vie di Pancevo completamente deserte c’è una nebbia fitta innaturale e un pesante e irritante odore che lascia la bocca secca e provoca nausea. Seconda sirena di venti secondi. Abituati alle intossicazioni notturne e agli odori dovuti all’aumento di immissioni, i cittadini sono sorpresi dal suono delle sirene di allarme, si alzano dai letti e dalle poltrone, domandandosi cosa stia succedendo. Di nuovo ci sono quindici secondi di silenzio. I bombardamenti? Una grande avaria? Attraverso le finestre sbarrate si vedono soltanto le strisce dei gas tossici, e attraverso le fessure delle fredde intelaiature delle finestre filtrano le tracce di un odore pesante. Il terzo e ultimo tono ululante dura venti secondi.
Il segnale di pericolo di radiazione-biologica-chimica (RBC) viene trasmesso per una durata di venti secondi. In questo modo per la prima volta nella storia della città più contaminata della Serbia, è stato dato l’allarme RBC. Sui media nazionali la situazione è ordinaria, e alla televisione locale si scusano per l’interruzione del programma. Poi, sugli schermi appare il sindaco di Pancevo Srdjan Mikovic che spiega che la concentrazione di benzene in città è aumentata in misura tale che ha portato allo straordinario inquinamento atmosferico di I grado.
Nonostante ciò alcuni cittadini escono di casa, attraversando il gas tossico per andare verso il Municipio, l’unica casa di Pancevo aperta quella notte. Il Consiglio comunale, alla presenza dei giornalisti, durante una seduta notturna richiesta urgentemente, con la maggioranza dei voti, prende la decisione di applicare il Regolamento sull’inquinamento straordinario, che per due anni era rimasto nei cassetti del comune. E tutto con la speranza che ciò possa fermare il pesante inquinamento notturno.
E con le sirene inizia il dramma. Di ora in ora durante la notte cresce la paura, insieme ad un aumento, mai visto prima, di concentrazione di benzene che raggiunge il valore di inquinamento di secondo grado. Con questo inizia anche la serie di azioni civili con le quali i cittadini di Pancevo nei giorni successivi hanno cercato di attirare l’attenzione degli organi competenti sui loro annosi problemi a proposito della Zona industriale sud. L’incidente diventa una questione politica tossica, imponendosi anche come tema della campagna elettorale.
La sera
L’intossicazione di benzene è iniziata un po’ prima. Lungo il Tamis, a sud di Pancevo, dietro il quartiere Vojlovice e verso il villaggio di Starcevo, si distendono i complessi della fabbrica Azotara, del Petrolchimico NIP e della Raffineria petrolifera di Pancevo. Oltre alla grande industria petrolifera che emette di tutto nell’atmosfera, ma che insieme a ciò contribuisce al 25 percento del budget nazionale, a Pancevo esiste anche il monitoraggio comunale mediante tre stazioni di misurazione che lo Stato non riconosce, ma che l’amministrazione locale usa per informare i cittadini del livello d’inquinamento. Il sistema di monitoraggio rileva le immissioni, cioè i gas che si trovano sopra la città per i quali si crede in modo giustificato che siano giunti da una delle centinaia di fonti di emissione della Zona sud, ma siccome nelle fabbriche nessuno misura l’emissione, ci sono anche altre teorie sull’origine dei gas, sia meteorologiche che dovute al traffico.
Nonostante le circostanze atmosferiche siano un fattore importante per la diffusione delle sostanze tossiche, i ripetuti riferimenti alle sfavorevoli condizioni meteorologiche fatti nell’arco degli anni passati, ai quali la direzione delle fabbriche ricorre per molte avarie accadute fino ad ora, solitamente porta i cittadini di Pancevo alla rabbia. La pallottola non uccide perché ha avuto l’occasione di uscire dalla canna del fucile, ma perché qualcuno prima aveva premuto il grilletto. Ma prima che accadesse qualsiasi cosa, per giorni a Pancevo c’erano davvero delle condizioni meteorologiche sfavorevoli. Il martedì sera la pressione era alta, circa 1011 millibar, e il vento andava ad una velocità di soli due metri al secondo, per poi cambiare ad un certo punto di direzione e passare da quello di ovest a quello di sud e sud est, portando piano verso la città tutto quello che nella Zona sud stava accadendo.
Le stazioni automatiche del sistema di monitoraggio hanno iniziato a segnare un aumento della concentrazione di benzene. Fra le ore 18 e le 19, la concentrazione ha superato il valore di cinque microgrammi per metro cubo, il valore limite delle immissioni su base annua secondo gli standard europei. Il benzene ha iniziato ad aumentare, e già un’ora dopo segnava più di dieci μg/m3, il valore limite che il Governo della Repubblica della Serbia ha stabilito per la città di Pancevo. Verso le ore 20 nella stazione di misurazione della Caserma dei Pompieri viene rilevata una concentrazione di benzene di 40 μg/m3, e alla stazione di Vojvolica 29,9 μg/m3. Insieme all’aumento della concentrazione di benzene, che si avvicinava al limite d’inquinamento occasionale di I grado di 80 μg/m3, in città aumentava l’odore sgradevole e i cittadini per abitudine controllavano le finestre e chiamavano il numero 985 del Servizio per le segnalazioni e gli allarmi.
La notte
Nel Comune le attività straordinarie sono iniziate dopo una valanga di chiamate da parte dei cittadini. Le fabbriche non sono sotto la competenza del Comune, non possono entrarvi gli ispettori comunali. Per ciò, Jelena Stankovic, ispettore per la Protezione ambientale della repubblica, con sede a Pancevo, viene informata delle lamentele e della situazione delle immissioni. La Stankovic si dirige nella Zona sud per controllare cosa stesse facendo in quel momento ciascuna fabbrica. Per strada, ha una conversazione telefonica con il direttore della Raffineria Nikola Garic, dopo di che si stringe il cerchio dei sospettati e decide di visitare solo il reparto del Petrolchimico. Nel frattempo, il sindaco Srdjan Mikovic va in Comune e mediante consultazioni telefoniche con i consiglieri tiene una seduta straordinaria del Consiglio comunale, dopodiché convoca anche i giornalisti. Alle 21, la stazione di misurazione nella Caserma dei pompieri segna un’incredibile concentrazione di 107 μg/m3.
Al secondo piano, nella sala con il tavolo ovale e i fiori finti, inizia la seduta notturna del Consiglio. Preoccupati e confusi, i consiglieri in giacca e in tuta ginnica misurano le parole davanti ai giornalisti presenti, discutendo se il segnale acustico di pericolo chimico possa suscitare il panico fra la popolazione. Si sentono anche le accuse che tutto ciò andava risolto anzitempo. Durante la seduta, arriva il nuovo rapporto del monitoraggio comunale, il dibattito è all’apice, e l’ispettore di turno gira intorno al tavolo ovale per dare un foglio al sindaco Mikovic, che pensieroso siede a capo tavola. La conversazione viene interrotta, tutti guardano verso il sindaco. "Aumenta", dice con voce rauca Mikovic, guardando la tabella. Alla stazione di misurazione della Caserma dei pompieri alla ore 22 è stata misurata la concentrazione di 118 μg/m3.
Dopo questo dato, non c’è più nulla da discutere, con la maggioranza dei voti viene presa la decisione di dare l’allarme RBC. Mikovic va alla televisione locale, mentre la seduta del Consiglio prosegue. In Comune vengono chiamati i direttori del Petrolchimico e della Raffineria, le fabbriche coi reparti da cui possono provenire le emissioni di benzene. Dopo l’allarme acustico, in Comune arrivano anche molti cittadini, e al ritorno dal sopralluogo l’ispettrice Jelena Stankovic, continua la seduta del Consiglio. Oltre ai consiglieri, i giornalisti e l’ispettrice, alla seconda seduta sono presenti anche il direttore generale della Raffineria Nikola Garic e alcuni rappresentanti del Petrolchimico, ma manca il direttore generale Sinisa Borovic, probabilmente occupato con qualcosa che secondo lui era più importante della concentrazione record di benzene.
Il direttore della Raffineria in modo sommesso dice che la situazione nella sua fabbrica è ordinaria, mentre i rappresentanti del Petrolchimico discutono con i consiglieri sull’incidenza del traffico e dell’inquinamento aereo. Uno dei consiglieri chiede di che traffico stanno mai parlando dal momento che la città in quel momento è orrendamente deserta. Alla richiesta del sindaco Mikovic, l’ispettrice della repubblica informa i presenti di aver visitato il Petrolchimico e di aver trovato gli operai all’opera, mentre accendevano il reparto che secondo una sua risoluzione non dovrebbe funzionare durante le condizioni meteorologiche sfavorevoli. I rappresentanti del Petrolchimico dicono di aver spento il reparto secondo l’ordine dell’ispettrice, ma che comunque ciò non può influenzare sulla concentrazione di benzene. Uno dei capi presenti tiene una lezione di chimica spiegando che i solfuri passano attraverso il reattore. Viene interrotto dal sindaco Mikovic, il quale constata che mentre ci si dilunga in una discussione inutile il benzene continua a crescere, inquinando l’intera città. Arriva un nuovo rapporto, la concentrazione alle ore 23 alla stazione di misurazione della Caserma dei pompieri è arrivata a 125 μg/m3.
"Gente, chi interromperà l’intossicazione di 130.000 cittadini?", a un certo punto Mikovic alza la voce, ma i rappresentanti delle fabbriche non gli rispondono. "Riuscite a scoprire da dove arriva il veleno?", chiede il sindaco all’ispettrice Stankovic. Lei risponde negativamente. L’informazione che durante la notte non sono stati misurati i valori delle emissioni nelle fabbriche, suscita l’ilarità della sala, ma nessuno ride davanti al fatto che l’unico laboratorio mobile eco tossicologico della repubblica si trova a Leskovac e non potrà essere a Pancevo prima dell’alba. "Potete fermare tutti i reparti?", chiede Mikovic, ma alla sua domanda nessuno cerca di dare la benché minima risposta. I direttori ritornano al traffico, agli investimenti e ai solfuri nei reattori. Impotente e arrabbiato, il sindaco Mikovic abbandona la sala. La seduta viene di nuovo temporaneamente interrotta.
Dopo mezzanotte
La concentrazione di benzene continua a crescere. Nei corridoi del Municipio i consiglieri discutono in modo non ufficiale se sia di loro competenza ordinare l’evacuazione della città, dal momento che l’industria in modo arrogante si rifiuta di fermare inquinamento. Nel frattempo, i direttori in quegli stessi corridoi continuano a fare telefonate. I giornalisti discutono sugli effetti che può provocare una tale quantità di benzene nell’aria. L’odore sgradevole è completamente penetrato anche nel palazzo, l’aria è diventata pesante, il benzene fluttua nei corridoi, fra chi rifiuta ogni responsabilità e chi chiede il diritto alla vita. Nella hall ci sono una cinquantina di cittadini che si domandano cosa accadrà entro la fine della notte. La gente è mogia, rossa in viso, per la stanchezza e l’ingiustizia, per la preoccupazione per le famiglie che quella notte non stanno dormendo, per l’aria che non si riesce a respirare.
All’improvviso, arriva la notizia che a Pancevo sta arrivando il presidente della Repubblica Boris Tadic. Con lui anche Bojan Pajtic, il presidente del Consiglio esecutivo della Vojvodina. Messo di fronte alla situazione senza uscita dell’intossicazione di un’intera città, il sindaco Srdjan Mikovic, in accordo con i consiglieri di altri partiti, ha deciso, come membro del Partito democratico, di sfruttare tutti i suoi canali di partito e in piena notte di chiamare in aiuto il presidente della Repubblica in persona. La mossa di un uomo disperato che rovescerà la situazione.
E’ quasi l’una di notte, ma nel palazzo del Comune lentamente giungono le componenti della logistica presidenziale, il cerimoniale degli esperti, i poliziotti e le guardie del corpo, e anche i giornalisti di tutte le redazioni belgradesi. Si sente già circolare la tesi che tutto ciò sarà il tema degli editoriali e dei forum internet – che il presidente non vede l’ora di inghiottire tutto quel benzene per ottenere punti nella corsa elettorale. Ad ogni modo, si è dimostrato che l’urgente chiamata notturna del sindaco è stata rivolta all’indirizzo giusto e che è andata a vantaggio dei cittadini di Pancevo, almeno per quella notte.
Quando Boris Tadic e Bojan Pajtic sono arrivati, la seduta del Consiglio con l’ispettrice era in corso, ma presto arriva un nuovo rapporto del sistema di monitoraggio, secondo il quale la concentrazione di benzene si è dimezzata all’improvviso, da 125 a 67 μg/m3. Cosa ha fatto scendere il livello di benzene in modo così improvviso? Forse c’entrano qualcosa le condizioni meteorologiche, ma forse con tutto questo c’entrano pure le innumerevoli chiamate telefoniche intercorse fra l’annuncio e l’arrivo del presidente Tadic. In ogni caso, tutti all’improvviso hanno un sollievo, il pericolo è passato.
"Le perdite maggiori riguardano la salute delle persone", ha detto il presidente Tadic. "Non si può giocare con queste cose. Non è lecita alcuna arroganza nei confronti dei cittadini", ha sottolineato il presidente e poi ha interrogato a lungo i direttori presenti e l’ispettrice della repubblica su cosa si potrebbe fare per evitare simili incidenti. Si è parlato di come sistemare le vecchie tecnologie e di come misurare le emissioni nelle stesse fabbriche , ma nessuno ha più nominato le condizioni meteorologiche e il traffico pesante. In seguito nel Comune di Pancevo è giunto anche il segretario di Stato Dragan Povrenovic, come rappresentante del Governo della Serbia.
Il benzene ha continuato a diminuire. Alle 2.24 viene dato il segnale acustico di cessato pericolo. Il presidente Tadic ha passato un’ora intera a parlare con i cittadini nella hall del comune. "Vedete che sto parlando con la gente", ha detto al sindaco Mikovic, mentre cercava di spiegare ad un cittadino di Pancevo il perché fosse impossibile mettere un’intera Zona sud sotto un "bottone rosso" con il quale si spegnerebbe l’industria ogni volta che si verifica l’intossicazione.
La mattina
Il giorno seguente, mercoledì 15 novembre, alle 12 si è tenuta una seduta straordinaria del Consiglio comunale, dove si è concluso che un "ulteriore inquinamento ambientale di Pancevo non può essere permesso". Durante la seduta, durata diverse ore, erano presenti anche i cittadini, e fra di loro c’erano anche gli studenti che si erano radunati davanti al palazzo.
Ciò che è accaduto dopo si sa – gli avvenimenti di Pancevo si sono trovati sulle prima pagine dei media. I dirigenti del Petrolchimico e della Raffineria sono stati interrogati dalla polizia. Sono arrivate le dichiarazioni dal ministero della Scienza e della Protezione ambientale, il sindaco Mikovic sui media nazionali ha messo in mostra tutta la rocaggine di Pancevo , e il direttore generale del Petrolchimico Sinisa Borovic ha rifiutato di rispondere ai giornalisti chiedendo "cosa volessero da lui".
Intorno alle ore 20 di mercoledì, la concentrazione di benzene era di nuovo alta, nella Caserma dei pompieri vengono registrati 49 μg/m3. Davanti al comune si sono radunati circa un centinaio di cittadini che discutono delle possibili soluzioni. "Dobbiamo caricare 30 camion di rifiuti comunali e portarli davanti al Governo della Serbia", ha proposto uno di loro.
Il giovedì, la concentrazione giornaliera media di benzene era di circa 18 μg/m3. I membri del Comitato amministrativo del Petrolchimico che provengono dagli organi dell’amministrazione locale hanno dato le dimissioni. Anche il direttore generale del Petrolchimico Sinisa Borovic ha dato le dimissioni, come se all’improvviso avesse capito cosa volessero da lui. Ma, come accade, il Comitato amministrativo del Petrolchimico ha rifiutato le sue dimissioni costatando la necessità di doversi consultare con il governo della repubblica.
"Pancevac", il quotidiano locale, è uscito con una prima pagina completamente nera e con l’invito ai cittadini di unirsi alle proteste programmate per venerdì. Gli attivisti con le maschere antigas hanno distribuito in tutta la città i volantini, sui negozi si poteva vedere il manifesto nero "Chiuso per inquinamento", e in tutta la città hanno affisso delle locandine con scritto "Tu devi", un invito per prendere parte all’azione. Più di settanta bambini sono andati dal medico per problemi agli organi respiratori, ed è stata data anche l’informazione che più di 1.000 bambini di Pancevo in età prescolastica soffre di bronchite ostruttiva.
Vita, aria
Il venerdì, intorno alle dieci, i cittadini hanno iniziato a confluire davanti al palazzo del quotidiano locale. Un grande numero di autobus era parcheggiato in Piazza della libertà, pronti a ricevere i dimostranti, e in testa c’era il furgone del giornale "Pancevac" con la bandiera della città. Il sindaco Mikovic e i funzionari comunali erano in cima alla colonna, insieme ai giornalisti locali. Dall’altra parte della città, anche i tassisti si preparavano al viaggio verso Belgrado.
Mentre a Pancevo l’inquinamento medio giornaliero di benzene era di circa 16,5 μg/m3, la colonna ha iniziato a dirigersi verso Belgrado per protestare davanti al palazzo del Governo della Serbia. Intorno alle ore 12, davanti al Governo sono giunti circa 3.000 cittadini con le maschere antigas, con le bandiere e vari striscioni, come "Il cancro bussa alla porta", le lastre radiologiche dei polmoni e lo stemma della città di Pancevo. I cittadini hanno portato una croce con la scritta "Pancevo" e l’hanno lasciata davanti al Governo. Si udivano i fischietti, le trombe e qualche volta la raccapricciante frase "Vita, aria".
Per la maggior parte dei partecipanti, la protesta ha mostrato che i cittadini di Pancevo davanti al Governo non hanno ricevuto quello per cui erano venuti a Belgrado. Né l’aria né la vita. Perciò il giorno seguente, sabato, con una concentrazione media di benzene di nove μg/m3, è stata organizzata un’altra protesta, ma questa volta a Pancevo. I cittadini hanno bloccato per un’ora la strada verso le fabbriche della Zona sud e hanno portato una cassa da morto fino al Petrolchimico. Alla fine di queste barricate, i cittadini sono andati via, e gli organizzatori hanno annunciato di avere l’intenzione di tenere bloccata la strada verso la Zona sud per più giorni, con lo scopo di "fermare la consegna dei derivati", per far sentire le conseguenze delle proteste di Pancevo in tutto il paese.
La rivolta ecologica di novembre a Pancevo è iniziata. Essa minaccia di trasformarsi nelle prossime settimane in una "lotta per la vita", nella quale, come è stato annunciato, i cittadini di Pancevo non sceglieranno i mezzi, ma in che modo la cosa andrà avanti. Nonostante la momentanea unione, le vecchie tensioni politiche che esistono nella stessa Pancevo potrebbero impedire le ulteriori attività. Ma se i blocchi riusciranno a durare, Pancevo facilmente potrebbe diventare non solo un problema ecologico permanente ma anche uno scomodo problema politico per tutta la Serbia.