Ostrog, tra terra e cielo
Innalzato nella seconda metà del XVII secolo da Sveti Vasilije (San Basilio d’Ostrog), il monastero di Ostrog (parola slavo-antica che significa “luogo fortificato”) si abbarbica su una formazione rocciosa che domina la piana di Bjelopavlići, tra Nikšić e Danilovgrad, in Montenegro.
Vasilije, in fuga dall’Erzegovina dopo la distruzione del monastero di Tvrdoš, scelse con cura un luogo isolato e facilmente difendibile, che coi secoli è diventato uno dei luoghi più venerati della chiesa ortodossa serba.
In anni più recenti, il monastero è stato spesso al centro dell’attenzione mediatica internazionale, indicato come possibile rifugio del “super-latitante” Radovan Karadžić, poi catturato a Belgrado e oggi sotto processo al tribunale dell’Aja.
Distrutto e ricostruito più volte, la struttura attuale di Ostrog risale al 1923, quando un incendio lo devastò quasi completamente. Al più antico “monastero superiore” (Gornji Manastir), nel 1820 venne aggiunto, molto più in basso, il “monastero inferiore” (Donji Manastir), dedicato alla Santissima trinità.
Da allora, molti fedeli si inerpicano da un monastero all’altro, non di rado a piedi scalzi, anche per chiedere grazie al santo, sepolto in una cripta scavata nella roccia. Fedeli non solo ortodossi, ma anche cattolici e musulmani. Secondo le credenze locali infatti, nei secoli le reliquie di San Basilio non hanno negato miracoli a nessuno.
Brevi
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