Orbán sulla strada europea dell’Ucraina
Il premier ungherese Orbán ha annunciato al Consiglio europeo che il 95% degli ungheresi che hanno partecipato a un dubbio referendum informale si oppone ai negoziati di Kyiv per l’ingresso nell’Unione. "La mia voce è diventata più forte", ha affermato Orbán

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Viktor Orban - © Shutterstock
"Sono venuto qui con un mandato forte. La mia voce è diventata più forte, perché porto con me quella di oltre due milioni di ungheresi". Facendo il suo ingresso all’ultimo vertice dei leader UE lo scorso 26 giugno, il premier ungherese Viktor Orbán ha messo in chiaro che la sua opposizione ai negoziati di adesione dell’Ucraina all’UE ha fatto un salto di qualità. E ora per Kyiv la strada si fa davvero difficile, almeno fino alle prossime elezioni parlamentari in Ungheria, l’unica speranza di un cambio di rotta a Budapest.
Al Consiglio europeo, Orbán ha presentato agli altri 26 leader dell’UE i risultati di un cosiddetto ”referendum" tenutosi in Ungheria il 20 giugno, in cui si chiedeva ai cittadini se fossero favorevoli all’avvio dei negoziati di adesione con l’Ucraina. Su 2.278.000 voti validi, "il 95% è contrario e il 5% favorevole", ha annunciato il premier ungherese, dopo giorni di silenzio sui risultati della consultazione, un’iniziativa promossa e sostenuta dal partito di governo Fidesz.
Anche se la consultazione anti-Ucraina Voks 2025 non è giuridicamente vincolante, sarà utilizzata come un vero e proprio messaggio politico. “Per avviare i negoziati è necessaria una decisione all’unanimità, e questa unanimità non c’è", ha affermato Orbán, sottolineando le conseguenze per l’UE.
Tecnicamente tutto sarebbe pronto per avviare i negoziati formali con l’Ucraina sul Cluster 1 – Fondamentali al Consiglio dell’Unione europea, ma i 27 governi “non raggiungeranno una posizione comune” a causa del veto ungherese. “Gli altri governi possono dire quello che vogliono”, ha aggiunto provocatoriamente.
Una consultazione quantomeno dubbia
Siete favorevoli all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea? Questa era la domanda posta alla consultazione del 20 giugno in Ungheria – prima solo in formato cartaceo, poi anche online – organizzata alcuni mesi dopo le minacce di Orbán al Consiglio europeo di marzo, alla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
L’intera iniziativa è però avvolta da seri dubbi sul fatto che la consultazione informale rifletta la reale volontà dei cittadini ungheresi. In primo luogo, il sistema online ha lasciato un ampio margine di manipolazione. Sebbene agli utenti fosse richiesto di fornire dati personali, il sistema consentiva di inserire qualsiasi nome purché si accedesse al link tramite un indirizzo e-mail funzionante.
In secondo luogo, un sondaggio condotto dall’Istituto Republikon nell’aprile 2025 suggerisce che una – seppur piccola – maggioranza di ungheresi sostiene l’ingresso dell’Ucraina all’UE. Secondo il sondaggio, il 47% degli intervistati è favorevole all’adesione di Kyiv, a condizione che segua il calendario e le tempistiche standard per i Paesi candidati. Solo il 46% si è detto contrario, vale a dire la metà dell’opposizione registrata dal cosiddetto “referendum” lanciato da Orbán.
Un percorso travagliato
Appena quattro giorni dopo l’inizio della guerra di aggressione della Russia, il 28 febbraio 2022, l’Ucraina ha presentato la sua domanda di adesione all’UE. Il 23 giugno 2022 il Consiglio europeo ha approvato la raccomandazione della Commissione europea di concedere a Kyiv lo status di paese candidato. Nella riunione del Consiglio europeo del 14 dicembre 2023 i leader dell’UE hanno dato il via libera all’avvio dei negoziati di adesione.
Vale la pena ricordare che in quell’occasione Orbán non si era opposto alla decisione politica di avviare i negoziati di adesione dell’Ucraina all’UE. Al contrario, aveva lasciato la sala quando il Consiglio europeo stava adottando le sue conclusioni: una mossa che gli ha permesso di evitare di appoggiare la decisione, seppur non ponendo il veto.
A seguito dell’approvazione dei quadri negoziali da parte del Consiglio, le prime conferenze intergovernative si sono tenute il 25 giugno 2024 a Lussemburgo. Con l’obiettivo di avviare il primo gruppo di negoziati di adesione all’UE nella prima metà del 2025, lo scorso autunno è stato avviato il processo di screening.
Come riconosciuto dal Consiglio, sono stati compiuti progressi in settori quali lo Stato di diritto, la riforma della giustizia e della pubblica amministrazione – con particolare attenzione al rinnovamento del sistema giudiziario – parallelamente agli sforzi volti a rafforzare la libertà di espressione e l’indipendenza dei media e a migliorare ulteriormente il quadro istituzionale anticorruzione.
Come reso noto dalla commissaria per l’Allargamento Marta Kos, l’Ucraina sarebbe pronta per l’apertura del primo gruppo di cinque capitoli negoziali (criteri economici, funzionamento delle istituzioni democratiche e riforma della pubblica amministrazione). La Commissione ha anche inviato al Consiglio due ulteriori valutazioni preliminari, relative al cluster 2 – ‘Mercato interno’ e al cluster 6 – ‘Relazioni esterne’.
L’approvazione di tutti i 27 Stati membri dell’UE in seno al Consiglio è ora l’unico passo necessario. Tuttavia, il premier ungherese sta sfruttando ogni occasione per bloccare i progressi di Kyiv, soprattutto considerando che il completamento del processo di adesione richiederà circa 150 decisioni all’unanimità.
A Bruxelles si sta studiando la possibilità di superare l’ostacolo dell’unanimità – oltre al proseguire quanto più possibile la preparazione tecnica dell’Ucraina – ma al momento sembra molto difficile trovare una via legale.
György Folk (HVG, Ungheria) ha contribuito alla realizzazione di questo articolo.
Questo articolo è stato prodotto nell’ambito di PULSE, un’iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.












