La giornata di ieri ha visto un susseguirsi di dichiarazioni da tutto il mondo, prevalentemente di partecipazione e condoglianza per l’assassinio del Primo Ministro serbo Zoran Djindjic. Le sedute parlamentari in Serbia e Montenegro sono iniziate con un minuto di silenzio per commemorare la sua morte. I vari Capi di Stato hanno espresso il loro più profondo rincrescimento per la scomparsa del premier, considerato da tutti come un pragmatico riformista democratico.
Il presidente dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, Peter Schieder, ha proposto di sua iniziativa che la Serbia venga immediatamente accolta nell’istituzione. Sono in corso da tempo infatti i negoziati per il suo ingresso, ma al momento il percorso non si è ancora concluso. "Anche noi ci siamo chiesti cosa significhi questo omicidio per la Serbia e il Montenegro" – ha detto ai microfoni di B92 il presidente Schieder – "Credo che ora esista una necessità urgente di dare un aiuto, un sostegno e una collaborazione al paese. Un segnale in questa direzione ci sarà quando il Consiglio d’Europa accelererà la candidatura della Serbia e Montenegro, il che potrebbe verificarsi già con la prossima sessione del Parlamento, alla fine di marzo o all’inizio di aprile".
Un segnale simbolico, ma che forse preannuncia una sorta di vicinanza con un paese da anni martoriato. Un segnale importante è anche quello lanciato da parte dei rappresentati dell’UE, Solana e Patten, giunti già ieri a Belgrado. Entrambi infatti hanno ribadito il pieno sostegno dell’Unione Europea alla Serbia.
Nel tardo pomeriggio di ieri sono circolate le prime notizie sull’arresto e sullo stato di fermo di numerose persone (pare 56), che sarebbero coinvolte direttamente o indirettamente con l’omicidio di Djindjic. Secondo il Ministro dell’Interno Dusan Mihajlovic, che è anche uno dei cinque vice presidenti del governo serbo, è in atto un’azione concentrata della polizia con lo scopo di rispondere all’attentato contro il primo ministro. Le persone sospette appartenenti alla malavita serba sono circa duecento, per lo più appartenenti al potente clan di Zemun.
Buona parte dei ricercati, compresi i presunti capi Milorad Lukovic detto Legija e Dusan Spasojevic detto Siptar, sono ancora latitanti. I due leader hanno militato in passato nell’Unità dei servizi speciali (JSO) dei "Berretti rossi". Un giornalista di B92 che si è recato alla sede dei servizi speciali, a Kula in Vojvodina, riporta che la situazione è decisamente tranquilla. In molti in effetti hanno pensato al rischio di un eventuale colpo di stato, ma al momento non se ne vedono i segni.
Nel frattempo il ministro degli esteri Goran Svilanovic ha dichiarato che la seduta parlamentare della nuova Unione di Serbia e Montenegro, prevista lo stesso giorno dell’attentato a Djindjic per eleggere il nuovo consiglio dei ministri, è stata rinviata a lunedì 17 marzo. La decisione è stata presa dal presidente del parlamento dell’Unione, Dragoljub Micunovic.
Per quanto riguarda la guida del governo serbo, per il momento sarà adottata una turnazione tra i 5 vice presidenti. Un altro aspetto importante riguarda le riforme e l’economia. Il ministro per le relazioni economiche con l’estero, Goran Pitic, ha dichiarato ieri che l’omicidio di Djindjic non condizionerà i prestiti dall’estero, e che la prossima settimana ci sarà un incontro tra i rappresentati di Serbia e Montenegro per proseguire nell’armonizzazione del sistema economico tra le due repubbliche.
Più pessimista Svilanovic, intervistato ieri sera dalla RTV B92, per il quale l’omicidio di Djindjic è un duro colpo all’economia del paese. "Non sarà così facile convincere gli investitori a venire nel nostro paese, cosa per noi sono necessaria, e questo significa che da quel versante ci saranno minori entrante. Probabilmente ciò avrà delle conseguenze sul processo di privatizzazione e in generale sull’economia del paese. Chi ha pianificato questo omicidio, ha messo in pericolo non solo la pace e la sicurezza del paese, ma anche il proseguimento delle riforme. Dunque ha messo a repentaglio quanti sono rimasti senza lavoro, e attendono un’occupazione e un aiuto dal governo, così come coloro che un impiego ce l’hanno, perché quest’anno le imprese forse non lavoreranno a causa del serio peggioramento della situazione economica. È evidente che in Serbia si prosegue con una politica che non si preoccupa di come vivono i cittadini, e quando c’è in gioco qualche grande interesse si sacrificano i bisogni delle famiglie di questo paese", ha commentato Svilanovic in modo piuttosto energico e risentito.
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