Nuovo presidente del Kosovo: Thaçi o Jahjaga?

Hashim Thaçi (PDK) sarebbe dovuto diventare il prossimo presidente del Kosovo. La possibilità di una sua incriminazione da parte della nuova Corte Speciale sui crimini UÇK rilancia però un secondo mandato di Atifete Jahjaga

20/01/2016, Violeta Hyseni Kelmendi - Pristina

Nuovo-presidente-del-Kosovo-Thaci-o-Jahjaga

Graffiti a Pristina - Atifete Jahjaga

Fino ad ora l’unico candidato ufficiale alla carica di presidente del Kosovo è il leader del Partito Democratico del Kosovo (PDK) Hashim Thaçi, al momento vice primo ministro e ministro degli Esteri. Thaçi si aspetta infatti di diventare capo di Stato nei termini dell’accordo di coalizione firmato nel dicembre 2014 tra il suo partito ed il suo ex avversario, la Lega Democratica del Kosovo (LDK). L’accordo tra i due partiti pose fine a sei mesi di dannosa impasse politica, dando al leader del LDK Isa Mustafa la carica di premier, mentre a Thaçi sarebbe dovuta andare la presidenza, al termine del mandato dell’attuale presidente Atifete Jahjaga.

Il presidente del Kosovo viene eletto dal Parlamento con voto segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Se la maggioranza dei due terzi non è raggiunta da nessun candidato nelle prime due votazioni, ha luogo una terza votazione in cui viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza semplice. Il voto dell’Assemblea dovrebbe avvenire ai primi di marzo, o al massimo un mese prima della scadenza del mandato del presidente corrente.

L’ombra della Corte Speciale

L’analista politico Imer Mushkolaj ha dichiarato ad OBC che, malgrado l’accordo tra i due componenti di coalizione, Hashim Thaçi non ha la certezza di venir eletto presidente. "Ci potranno essere dei tentativi di modificare il patto, in modo che Thaçi divenga Primo ministro e Isa Mustafa presidente. È un processo tutt’altro che semplice", nota Mushkolaj. A suo avviso la questione dell’elezione del presidente è legata alla creazione della Corte Speciale che giudicherà l’Esercito di Liberazione del Kosovo accusato di crimini di guerra. "Se nella lista delle persone sotto accusa ci fosse anche il nome di Hashim Thaçi (ex leader dell’UÇK), ci troveremmo davanti a nuova nuova fase", avverte Mushkolaj.

Oltretutto, l’elezione di Thaçi come presidente sarà dura da digerire anche per alcuni membri della coalizione di governo. Non tutti i deputati dell’LDK sembrano disposti a votarlo, mentre altri membri del governo, come la Lista Serba (Srpska Lista) potrebbero condizionare il voto alla creazione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba.

Jahjaga, la poliziotta che diventò presidente

Se il processo elettorale per l’elezione del presidente sarà bloccato da questi intoppi, potrebbe essere possibile che l’attuale presidente del Kosovo, Atifete Jahjaga, venga rieletta, benché non abbia ancora espresso nessun interesse nel correre per un secondo mandato. Jahjaga non ha il sostegno politico sufficiente per essere riconfermata ma ha dalla sua parte i diplomatici internazionali in Kosovo.

E’ la prima presidente donna del Kosovo, il capo di stato donna più giovane al mondo e la prima candidata no partisan ad essere eletta nel paese in quella posizione. Cinque anni fa, dopo una crisi politica che lasciò il paese senza presidente, l’ambasciatore statunitense in Kosovo Christopher Dell raggiunse un accordo con i principali leader politici per nominare la Jahjaga come loro candidata. A quel tempo era un’alta funzionaria della polizia e la maggior parte dei kosovari non ne aveva mai sentito parlare.

In questi cinque anni di presidenza, la Jahjaga ha provato a rappresentare il Kosovo nel contesto internazionale in un modo migliore di quello che avevano fatto i suoi predecessori. Per questo ha ottenuto un sostegno internazionale senza precedenti e nel 2014 ha ricevuto il premio "Leadership in Public Service" dalla Clinton Global Initiative a New York. In aprile terminerà il suo incarico senza essere stata toccata da scandali, da accuse di corruzione o nepotismo. A parte questo, la sua leadership in Kosovo è stata pallida e non rappresentativa, e quindi molto criticata.

Qualche giorno fa, sui muri della capitale Pristina, sono comparsi ritratti osé in cui la presidente vestiva un completo alquanto inopportuno e indossava un cappello da poliziotto. I murales hanno provocato una tempesta di reazioni da parte delle istituzioni, delle organizzazioni di donne e dei social media che lo hanno giudicato sessista, accusando i suoi autori di essere andati al di là della libertà di espressione. Altri grafiti, che raffiguravano sempre uomini politici kosovari, sono rimasti all’ombra di quello della Jahjaga.

Per la commentatrice politica Besa Luzha il modo in cui la presidente venne eletta – da sconosciuta senza un passato politico – l’ha seguita durante tutti questi anni. "Ha tentato di rappresentare l’unità della popolazione del Kosovo, ma non ha avuto successo. Il suo operato come leader ha lasciato molto a desiderare. Ma almeno a livello internazionale ha rappresentato il Kosovo molto meglio dei suoi predecessori. Non credo che il giudizio su lei sia condizionato dal fatto che sia donna, ma piuttosto dai deboli risultati ottenuti considerando il sostegno notevole ricevuto dalla comunità internazionale", aggiunge Luzha.

Secondo la Luzha né Hashim Thaçi, né Atifete Jahjaga sarebbero i candidati migliori per rappresentare l’unità del paese. "Penso che il Kosovo abbia molti buoni candidati che potrebbero essere nominati. Io credo che il presidente dovrebbe essere eletto direttamente. Lui o lei dovrebbero essere candidati coraggiosi, abili e distinti, che ci rendano tutti orgogliosi", conclude Besa Luzha.

L’analista politico Imer Mushkolaj ha un’opinione differente. Sostiene che il Kosovo non verrà danneggiato nel momento in cui la presidente Jahjaga decidesse di correre per un altro mandato. "Malgrado la mancanza di sostegno politico, ha mostrato un solido operato durante il suo mandato. Criticata, attaccata e sottovalutata è tuttavia riuscita ad onorare i suoi obblighi costituzionali", fa notare Mushkolaj.

Non ci sono altri candidati

Fino ad ora nessun partito d’opposizione ha espresso interesse nel nominare un proprio candidato per la presidenza. Al momento tutti i loro sforzi sono nel tentare di impedire la costituzione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba – che darà a tali comuni un potere di ampio raggio per quanto riguarda economia locale, salute, educazione, pianificazione urbana e rurale – e dell’accordo di demarcazione dei confini con il Montenegro, affermando che nel caso andasse in porto porterebbe il Kosovo a perdere parte del proprio territorio. Lo stallo politico tra l’attuale coalizione di governo ed il blocco dell’opposizione ha causato un’escalation di tensione tanto che alcuni media kosovari hanno riportato la notizia che un mediatore internazionale potrebbe presto raggiungere il Kosovo per facilitare il dialogo.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta