Non dimenticate l’Abkhazia

La Georgia ha la possibilità di migliorare i rapporti con la regione indipendentista, sostenendone i progressi socioeconomici, ma sembra non cogliere l’opportunità e mantiene il blocco economico mentre l’Abkhazia continua a rivolgersi verso Mosca

28/03/2006, Redazione -

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Tbilisi (Foto: Molly Corso per EurasiaNet)

Di David Young, EurasiaNet 14 marzo 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin

Mentre la Georgia e la Russia concentrano la loro attenzione sulle tensioni crescenti nell’Ossezia del Sud, i recenti sviluppo nell’Abkhazia non dovrebbero essere sottovalutati. Il clima politico nella regione separatista sul Mar Nero sembra essere maturo per la pace. Sfortunatamente Tbilisi sembra essere troppo preoccupata per rendersene conto.

Per oltre un decennio l’Abkhazia ha risucchiato risorse e sostegni dalla Russia. Etnicamente gli abkhazi non sono più vicini alla Russia di quanta lo siano alla Georgia, ma dopo la separazione dalla Georgia l’Abkhazia aveva un disperato bisogno di una colonna cui appoggiarsi e la Russia la offriva. Le autorità abkhaze stanno lentamente migliorando l’economia e le infrastrutture della regione, sperando di accumulare sufficiente potere negoziale, così da non aver più bisogno della Russia per sopravvivere.

La Georgia, dall’altro lato, si è avviata sul cammino, per quanto lento, dell’occidentalizzazione, con tutti i vantaggi economici e politici che accompagnano questo tipo di transizione. A Sukhumi capoluogo dell’Abkhazia lo sanno, ed in particolare Sergej Bagapsh, il presidente non riconosciuto della regione, ammette che una ripresa salutare dell’economia della sua regione potrebbe essere aiutata da legami più stretti con la Georgia.

Come Bagapsh ha affermato in febbraio, parlando delle relazioni dell’Abkhazia con la Georgia, "le questioni politiche vengono risolte attraverso l’economia e la saggezza, invece di brandire le spade".
Secondo l’agenzia stampa ufficiale Apsnypress nel discorso al parlamento del 15 febbraio il leader abkhazo avrebbe anche sostenuto che abolire le sanzioni economiche della Georgia verso l’Abkhazia potrebbe facilitare la risoluzione del conflitto tra le due parti. Il miglioramento delle infrastrutture, assieme alle affermazioni di Bagapsh sul potenziale della Georgia per lo sviluppo economico, illustrano un opportunità (e forse anche un invito) per Tbilisi. Promuovere lo sviluppo economico dell’Abkhazia potrebbe contribuire ad avviare gli sforzi diplomatici volti a ricomporre il conflitto separatista.

In questa direzione alcuni passi significativi sono già stati fatti: la regione abkhaza di Gali, a maggioranza etnica georgiana è ora collegata con la città di Zugdidi in Georgia da trasporti pubblici gratuiti; dopo 13 anni di buio, quattro regioni dell’Abkhazia vengono raggiunte dall’energia proveniente dalla rinnovata sottostazione elettrica di Adzyubzha; è appena stato realizzato un accordo sulla ricostruzione dei sistemi ferroviari che collegano la Russia alla Georgia e al resto del Caucaso del sud attraverso l’Abkhazia. Alla cerimonia di riapertura dell’impianto energetico, Bagapsh ha annunciato di essere certo che altre opere saranno ristrutturate e che "nel settore dell’energia dovrebbe venire impiegata più forza lavoro".

Cogliere questa opportunità significherebbe però entrare in contrasto prima di tutto con Mosca. Uno dei vantaggi più grandi di della Russia nella regione è sempre stato il ruolo dell’Abkhazia come regione-cuscinetto – perlopiù spopolata, sottosviluppata e isolata – tra la Russia e il sud del Caucaso. Qualsiasi sostanziale sviluppo economico in Abkhazia minaccerebbe il controllo russo sull’intera regione. Mosca può tollerare gli sforzi di Sukhumi per agire come soggetto economico indipendente, ammesso che l’Abkhazia continui a minacciare violenze contro la Georgia..

Bagapsh sa di avere molta meno forza a Tbilisi senza i russi alle spalle, ma Mosca non appoggerebbe mai un tentativo del regime di abbandonarla per negoziare con la Georgia. Di conseguenza, le autorità abkhaze devono mantenere aperture sia verso la Russia che la Georgia, ma con ciascuna in maniera differente. Così Bagapsh lancia minacce militari verso la Georgia per rassicurare Mosca e parla delle aree di potenziale cooperazione economica tra Georgia e Abkhazia, compresa l’energia e i trasporti, per rassicurare Tbilisi.

Intervistato recentemente, Bagapsh ad esempio ha giurato che gli abkazi avrebbero difeso l’Ossezia del Sud (l’altra regione separatista della Georgia) se questa si fosse sentita in pericolo. Ha anche detto che alcuni comportamenti recenti della Georgia sarebbero "puro t[]ismo" ed ha avvertito che l’Abkhazia difenderebbe le proprie frontiere se le forze di interposizione russe si ritirassero. Quasi per prepararsi per un tale scenario, ha subito annunciato che più di 4.000 riservisti abkhazi sarebbero stati convocati a Sukhumi per tre giorni di esercitazioni, il 21 marzo, assieme a due brigate motorizzate, alle forze d’aviazione, all’artiglieria e ad altre unità speciali.

Le autorità georgiane non stanno cogliendo il messaggio economico da Sukhumi: sentono solo le minacce. La condanna di Bagapsh verso Tbilisi è stata tra i titoli di tutti i media georgiani e russi, mentre i miglioramenti nelle infrastrutture in Abkhazia sono stati appena notati.

E’ giunto il momento per la Georgia di ribaltare questa l’attenzione. Le autorità georgiane per anni hanno mantenuto un blocco economico verso l’Abkhazia, come espressione della loro rabbia verso la provincia separatista disobbediente. Ma nell’epoca dell’informazione i blocchi all’Abkhazia diventano sempre meno importanti e sempre più a discapito degli obiettivi della Georgia stessa, man mano che il tempo passa.

Con più sicurezza elettrica, gli abkhazi potranno ora guardare la televisione, ascoltare di più la radio, forse anche ricevere apposite trasmissioni dalla Georgia. Con migliori possibilità nei trasporti, possono avere maggiore accesso ai beni provenienti dall’Occidente e potenzialmente abbracciare la cultura occidentale. Si può fare un forte collegamento tra prosperità economica e una società aperta e democratica. Paragonata alla Russia, la Georgia è in una posizione migliore per incoraggiare questi trend; il governo georgiano ha semplicemente bisogno di scoprirlo da sé. Ma quanto più a lungo aspetta, tanto più debole sarà questo collegamento, e nel momento in cui Tbilisi aprirà finalmente le frontiere, l’Abkhazia avrà già maturato per la pratica dell’indipendenza, e non solo i principi.

* David Young è analista alla Georgian Foundation for Strategic and International Studies, si occupa di studi sulla pace e risoluzione dei conflitti.

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