Niente golf e cemento sulla collina di Dubrovnik

Una grande vittoria per i cittadini di Dubrovnik e le associazioni che li rappresentano. La magistratura ha dato loro ragione e il mastodontico progetto edilizio alle spalle della perla dell’Adriatico è stato – forse definitivamente – bloccato

23/01/2015, Marina Kelava -

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Dubrovnik (Dennis Jarvis/flickr)

(Pubblicato originariamente da H-Alter il 19 dicembre 2014, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC)

Dopo otto anni di procedure l’Alta corte amministrativa della Croazia ha abrogato il piano urbanistico della Contea Dubrovnik-Neretva che avrebbe permesso la costruzione di un campo da golf sulla collina di Srđ, sovrastante Dubrovnik. Tutte le autorizzazioni successive, che avevano fatto passare ad esempio la superficie edificabile da 100 a 340 ettari, erano legate a quel piano del 2006, che ora il tribunale amministrativo ha revocato con decisione definitiva e senza possibilità di appello.

Il progetto aveva potuto prendere proporzioni megalomani e triplicare i suoi volumi grazie alla firma di Želimir Bosnić, Commissario dell’allora primo ministro Ivo Sanader per la Contea Dubrovnik-Neretva, che però non aveva il potere di modificare il piano urbanistico, come ora conferma la sentenza definitiva del tribunale.

Il piano urbanistico ritorna quindi al 2006, limitando il progetto di Srđ a 100 ettari. Ci sono voluti quindi 8 anni per riconoscere che i cittadini raccolti nel movimento “Srđ ci appartiene” avevano ragione e per riconoscere che numerosi politici di destra come di sinistra per tutti questi anni hanno difeso un progetto illegale.

“Concretamente questo significa che tutte le decisioni che dipendevano da questa legge possono essere annullate. A seguito della legge sulla gestione del territorio i piani urbanistici locali devono essere in sintonia con quelli regionali e questi riguarda direttamente anche il piano urbanistico relativo a Srđ. Però dato che nel momento in cui la procedura giudiziaria è stata avviata il nuovo piano urbanistico relativo a Srđ e le successive autorizzazioni non erano ancora entrate in vigore, la sentenza del tribunale amministrativo non le riguarda e quindi dobbiamo avviare singole procedure contro tutte queste decisioni”, sottolinea Enes Ćerimagić, giurista di Zelena Akcija.

Erano state alcune associazioni di Dubrovnik, che hanno dato luce al movimento “Srđ ci appartiene” che nel 2006 avevano depositato una querela presso la Corte costituzionale mettendo in dubbio la legittimità del progetto. Quest’ultima aveva trasmesso dopo anni la questione al tribunale amministrativo, che è arrivato con una sentenza due anni dopo. “Il tribunale ha confermato che abbiamo ragione. Una speculazione immobiliare di quelle proporzioni deliranti, a due passi da un sito protetto dall’Unesco, non sarebbe potuta avvenire che in modo illegale”, afferma Đuro Capor, del movimento “Srđ ci appartiene”.

Le associazioni sottolineano che subito dopo la formazione del nuovo governo della Contea, dopo la fine del mandato del Commissario, organizzarono una protesta presso il municipio di Dubrovnik chiedendo il ritiro degli emendamenti al piano urbanistico sottoscritti da Bosnić. Le autorità competenti – dall’ispettorato urbanistico locale, ai vari ministeri e ministri sino ad arrivare al presidente della Repubblica Josipović – erano state tutte informate per tempo di quanto stava avvenendo ma nessuno fece nulla. Al contrario, il sindaco di Dubrovnik, Andro Vlahušić ha invitato i cittadini a non recarsi alle urne per il referendum locale promosso da “Srđ è nostra ed alcuni ministri hanno affermato che l’affare era perfettamente legale.

“La cosa più inquietante è che per otto anni noi abbiamo presentato nel dettaglio tutte le irregolarità e qualsiasi umo politico che si interessasse almeno un minimo del bene comune avrebbe dovuto prendere sul serio questi nostri avvertimenti. Non serve aver fatto studi in legge per capire che una decisione che è competenza del consiglio regionale, se è presa invece da un Commissario nominato per rimpiazzare provvisoriamente lo stesso consiglio e di gestire esclusivamente gli affari correnti, è illegale. Questa sentenza è in ogni caso un monito per tutti coloro i quali hanno rappresentato, senza scrupoli, gli interessi di un investitore privato a scapito dell’interesse generale, e sono numerosi: lo stesso sindaco, gli eletti di Alleanza per Dubrovnik, i ministri competenti, il vice-premier Branko Grčić, che sosteneva che tutto era perfettamente legale e che la città di Dubrovnik, nel caso non avesse adottato quel piano urbanistico, si esponeva a ripagare i danni con relativi interessi agli investitori coinvolti nell’affare… Sino al primo ministro Milanović, senza dimenticarsi del delegato croato presso l’Unesco Ivo Goldstein, che ha anch’egli dimenticato di difendere l’interesse generale”, commenta Enes Ćerimagić.

Si tratta della terza sentenza negli ultimi sei mesi emessa dall’Alta corte amministrativa relativa ad irregolarità riguardanti l’adozione di piani urbanistici. Lo scorso giugno lo stesso tribunale aveva invalidato il piano urbanistico del centro storico di Spalato, e qualche giorno dopo ha invalidato lo studio di impatto ambientale di un progetto di campo da golf a Motovun, in Istria. Tutte queste decisioni seguono a querele depositate da associazioni e movimenti di cittadini.

Per quanto riguarda il progetto di Srđ, un anno dopo la concessione del permesso edilizio, i lavori non sono ancora cominciati. E gli attivisti sono convinti non inizieranno mai. “Occorrerà esaminare nel dettaglio tutta la procedura della concessione edilizia, ma si tratterà sicuramente solo di uno degli ultimi passi per mettere definitivamente fine all’ormai defunto progetto di cementizzazione di Srđ”, afferma Enes Ćerimagić, fiducioso.

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