Nell’Albania di Edi Rama si strumentalizza il femminismo
L’attuale governo albanese vede una presenza femminile superiore a quella maschile: dei suoi 17 ministri 12 sono donne. Ma dietro all’etichetta dell’apparenza c’è ben altro
(Pubblicato originariamente da Kosovo 2.0 il 12 ottobre 2021)
Nel settembre 2021, l’Albania ha visto la nascita di un nuovo governo. La parola "nuovo" potrebbe confondere molti; si tratta infatti del terzo mandato consecutivo che il Partito Socialista si è assicurato in aprile, dopo essere stato al potere per otto anni.
Questo nuovo-vecchio governo domina un paese in cui il cambiamento è un semplice timbro burocratico, con un’opposizione profondamente in crisi e frammentata. In questa situazione, manca un’alternativa adeguata.
Gli ultimi anni sono stati segnati da accuse di corruzione, cattiva gestione di una crisi sanitaria ed economica, un esercizio diretto della violenza e diversi scandali. Ora, il partito che si è trovato a gestire qusti eventi disperatamente cercando di "ammorbidire" la sua immagine, presentandosi come progressista e, addirittura, femminista.
Dopo una sessione parlamentare della durata di venti ore – il 15 settembre 2021 – i deputati hanno votato un gabinetto dominato da donne, il primo in 30 anni di sistema multipartitico. Dei suoi 17 ministri, 12 sono donne. Edi Rama, il nuovo-vecchio primo ministro, si è vantato che il nuovo governo "passerà alla storia come il primo in classifica per il numero di donne". Il primo ministro ha anche rivendicato la supremazia globale del paese circa la percentuale di donne al potere.
Tutto ciò è abbastanza ambizioso per il governo di un paese di 2,8 milioni di persone che registra 16 casi di femminicidio solo quest’anno: una conseguenza della violenza patriarcale e del fallimento delle istituzioni statali nel garantire sicurezza e protezione per le donne.
La misoginia come strumento
Nel suo terzo discorso di inaugurazione, Rama ha detto che "si sente orgoglioso" che la sua maggioranza abbia spinto avanti "come mai prima d’ora" la lotta sociale per dare alle ragazze e alle donne albanesi un posto meritato all’interno della comunità.
Ha anche lamentato che "casi drammatici, non rari, di ragazze a cui è stato proibito di perseguire l’istruzione" sono all’ordine del giorno. "Ci sono ancora molte forze discriminanti ed energia negativa che vanno contro le ragazze e le donne della nostra società". Durante il discorso, ha anche parlato dell’estrema violenza che affligge le donne in Albania.
A prima vista tali osservazioni sembrerebbero degne di nota, se non venissero da Rama. Dopotutto, non si è mai distinto come qualcuno che parla molto bene delle donne.
Prima che la campagna elettorale fosse dichiarata aperta quest’anno, Rama ha attirato l’attenzione per aver usato la misoginia come strumento per combattere i suoi avversari politici. Inoltre, nel 2013, in qualità di primo ministro neoeletto, ha nominato due donne relativamente giovani e inesperte a guidare la Direzione delle Dogane e la Direzione Generale delle Imposte. Intervistato, ha spiegato di aver scelto per i lavori due "zonjusha", la parola albanese usata per riferirsi alle ragazze adolescenti o alle donne non sposate.
Ha detto che voleva che queste donne ricoprissero quei mandati perché "una [giovane donna non sposata] è la condizione più favorevole [per il posto] perché non ha figli di cui prendersi cura o uomini per cui cucinare. Non ha altre responsabilità che far progredire la propria carriera".
Inoltre, Rama è noto per aver messo alcune parlamentari in grande difficoltà, a volte fino al punto di farle scoppiare in lacrime. È il caso di Mirela Kumbaro, Lindita Nikolla e Milena Harito, tutte e tre ex ministre, due delle quali ancora presente nel governo "Rama-ter”. Sotto questo punto di vista, anche le giornaliste non sono state risparmiate. Molti ricorderanno Edi Rama, allora sindaco di Tirana, o anche più tardi, come ministro della Cultura, che si rivolgeva a giornaliste chiamandole “puttane” mentre afferrava e lanciava i microfoni sul pavimento ogni volta che si trovava davanti a domande scomode.
Richieste inascoltate
Tornando al suo ultimo discorso inaugurale, a chi si riferisce esattamente Rama quando parla dell’oppressione delle ragazze e delle donne albanesi? Sono d’accordo con lui quando dice che non è necessario andare in posti remoti per trovare prove di violenza contro le donne. Infatti, spesso si può semplicemente accendere la TV e ascoltare i suoi discorsi assurdi, o esaminare ogni decisione che il suo governo ha preso, anche in nome di ragazze e donne.
Ad esempio, mentre Rama lamenta di ragazze che non possono proseguire gli studi, il suo governo ha spinto per la riforma più neoliberista sull’istruzione superiore che questo paese abbia mai visto. Le sue riforme hanno reso l’Albania uno dei paesi con le tasse universitarie pubbliche più alte d’Europa, una situazione che colpisce in particolare le ragazze e le donne degli strati sociali più poveri.
Questa riforma è stata fortemente osteggiata dalla comunità accademica, culminando in massicce proteste studentesche nel dicembre 2018, che hanno costretto Rama a licenziare metà dei suoi ministri, tra cui l’allora ministra dell’Istruzione Lindita Nikolla, che ora ha riciclato come presidente del parlamento.
Non solo Rama non ha mai ascoltato gli studenti in più di cinque anni di proteste, ma ha anche sminuito le attiviste studentesche, definendole "pulcini ciarlatani" in diretta sulla TV nazionale nel 2015.
Le tasse universitarie sono un ostacolo per le giovani donne in Albania, in particolare per le ragazze provenienti dagli strati sociali più poveri, e ancora di più se sono membri della comunità LGBTQ + o appartengono alle minoranze rom. Per molte giovani donne, perseguire l’istruzione superiore significa anche scappare dalle catene della famiglia patriarcale, che spesso è tanto controllante quanto violenta.
Per queste donne, il fatto di trasferirsi nella capitale per studiare significa anche diventare responsabili, lavorare e mantenersi in modo indipendente. Studiare diventa così un primo passo che separa queste ragazze dall’economia familiare dominata dagli uomini. Un leader che afferma di essere socialista e femminista darebbe la priorità alla garanzia di un’istruzione pubblica decente e gratuita, che renderebbe più facile per le donne accedere all’istruzione.
Stampelle del patriarcato
Rama non è né un socialista né un femminista. È un leader patriarcale, neoliberista e semi-autoritario che usa le donne per avvantaggiarsi nella propria agenda. Quello che vediamo ora è semplicemente una continuazione delle sue stesse vecchie pratiche.
Edlira Gjoni, esperta di comunicazione, sottolinea giustamente che Rama "ha l’abitudine di giocare la carta del genere a ridosso delle elezioni". Ha ricordato diversi casi (soprattutto nel 2013 e nel 2017) quando Rama ha messo candidate donne in cima alle liste solo per spingerle fuori dopo poco, in alcuni casi pure brutalmente e pubblicamente. Gjoni crede che mettere le donne candidate in cima "sia solo un modo di stabilire il controllo politico, la superiorità e l’autorità assoluta nella sfera delle pubbliche relazioni".
Le donne intorno a lui tacciono quando si tratta di politiche non valide o della strumentalizzazione della misoginia. Non sfidano mai Rama, al contrario, lo glorificano. Un chiaro esempio è quello di Elisa Spiropali, ministra per i rapporti con il parlamento, che ha ripetutamente paragonato Rama a Gjergj Kastrioti Skanderbeg, una figura storica dell’Albania.
Inoltre, nelle ultime elezioni, i discorsi elettorali di queste donne sono ruotati sia attorno alla figura di Rama che alla loro gratitudine nei suoi confronti. Quando egli, in cambio, le descrisse come "madri" o "pilastri della famiglia", esse accolsero tale narrazione come un complimento. Come se ciò non bastasse, queste donne di solito abbracciano pienamente la retorica di Rama e le sue idee, cercando di spingerle un passo oltre per mostrare la loro assoluta lealtà e obbedienza.
Queste donne sono “stampelle del patriarcato”. Esse aiutano a salvaguardare questo sistema patriarcale e socioeconomico basato sull’oppressione e la violenza. Attaccarle come donne invece di criticarle come ministri e politici, non fa che approfondire ulteriormente il vortice della violenza e del patriarcato in sé.
Nel 2020, Mimi Kodheli, parlamentare del l Partito socialista, ha accusato le insegnanti di scuole femminili per lo stupro di una ragazza di 15 anni da parte di una guardia scolastica a Babrru. Secondo Kodheli la causa dell’accaduto sarebbe il fatto che tali insegnanti passerebbero il loro tempo a preoccuparsi di rossetti e minigonne invece di prendersi cura degli alunni.
Rama ha quasi rimosso gli uomini dal volto pubblico del suo governo, ma in nessun modo dalla sua cerchia decisionale. Avvolgendo queste azioni ben calcolate in una retorica progressista, egli sta cercando di mostrare ulteriormente il suo dominio, intimidire coloro che gli si oppongono (anche all’interno del suo partito) e anche impressionare i funzionari di Bruxelles che sembrano preoccuparsi della sostanza tanto quanto lui.
Rama trasmette un messaggio di paura, non di emancipazione e democrazia. I leader come lui non possono rimanere al potere senza indurre costantemente paura in coloro che li circondano, così come in un’intera nazione. Egli strumentalizza il femminismo da una posizione pienamente consapevole e potente. Questo è ciò che lo rende ancora più pericoloso dell’ex primo ministro Sali Berisha, che era ampiamente noto per il suo conservatorismo, violenza, omofobia e sensibilità per la vecchia tradizione patriarcale albanese.
Femministi veri
Rama, al contrario, si ritrae – soprattutto all’estero – come un socialista, un leader di mentalità aperta, alleato della comunità LGBTQ+ e delle donne. La sua macchina propagandistica lavora per promuoverlo come il ragazzo dalle sneakers Adidas, carismatico, alla mano, ribelle e artista. È un puro esercizio di pubbliche relazioni, pieno di parole esagerate ma zero azioni.
Gli piace vedersi come il salvatore degli albanesi, una figura paterna "costretta" a guidare aggressivamente i suoi "figli disobbedienti" per il bene dell’Albania stessa, come afferma Barbara Halla, femminista, traduttrice e pubblicista.
Nel marzo 2020, nelle prime fasi della pandemia da Covid-19, Rama ha portato in strada veicoli militari e soldati armati quando è stata registrata la prima dozzina di casi. All’epoca, gli ospedali non erano preparati e attrezzati per affrontare l’incombente crisi sanitaria. L’Albania non ha abbastanza medici, infermieri, farmaci, maschere, test, letti d’ospedale o centri medici; non ha un sistema sanitario forte. In quel momento, non c’era nemmeno abbastanza cibo per i suoi cittadini. Tuttavia, il paese era provvisto di pistole e uno spettacolo di parata militare, con il primo ministro per le strade di Tirana che fermava i cittadini e urlava loro di tornare a casa.
Nella sua Albania, le donne sopportano il peso di far funzionare la società, prendersi cura dell’intera famiglia mentre cercano di sbarcare il lunario; si prendono cura dei bambini, degli anziani, dei piatti sporchi e della biancheria intima di tutti. Alcune sono state pure uccise dai loro mariti, fidanzati o partner che, nel paradiso economico di Rama, guadagnano abbastanza da sentirsi potenti e dominanti solo di fronte alle loro mogli e figli, che possono facilmente uccidere o ferire piuttosto che sostenere.
Questi uomini non sono nati assassini, ma lo sono diventati vivendo in una società patriarcale che non è mai riuscita a educarli adeguatamente. In una società in cui, nel 2021, la maggior parte delle donne sono disoccupate o lavorano per meno del salario minimo. Quando questa società non dà loro nemmeno i soldi sufficienti per tamponi e assorbenti mensili o controlli ginecologici regolari, crescere i propri figli o presentare un divorzio contro un marito violento è impensabile.
Edi Rama non è un femminista. Il governo che rappresenta non è femminista. Non lo sono né lo stato albanese né la società. Tuttavia, ci sono femministe in Albania: un collettivo che sta crescendo in un movimento di massa e continuerà a lottare per una società equa e giusta per tutti. Quando le condizioni saranno favorevoli, il primo ad essere tolto dai "poteri discriminanti e dall’energia negativa che lavorano contro le ragazze e le donne nella nostra società" sarà Rama stesso e il suo club composto da politici misogini.
Le recenti proteste femministe in Albania e le donne coraggiose che continuano ad esporsi sono in linea con questa promessa. Alla fine della giornata, il cambiamento che tutti stiamo cercando verrà solo dal basso verso l’alto, non da un leader come Edi Rama.