Nektaria Karantzi: la storia della musica bizantina

Dall’immacolata concezione ai salmi aramaici passando per la difficile attualità politica greca. E’ un mondo affascinante e tutto tondo quello presentato da Nektaria Karantzi. Un’intervista

29/03/2016, Gianluca Grossi -

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Nektaria Karantzi

La musica liturgica bizantina ha una lunghissima storia che si perde nei meandri del tempo. E’ prodotta senza strumenti dal canto di una sola voce. Si basa sui cosiddetti otto toni ecclesiastici, probabilmente nati in Siria prima dello scisma d’oriente, ma si differenzia dal canto gregoriano. L’ottava non viene suddivisa in 12 parti (semitoni), come accade con la musica occidentale, ma in 68. Così risultano intervalli "irregolari" che rendono l’ascolto più vario ma anche più difficile da assimilare (per un orecchio non abituato alle melodie dell’est).

Il repertorio di canti bizantini comprende odi e canoni (stile hirmologico), poemi e tropari (stile sticherarico) e alleluia (stile asmatico). L’occasione per affrontare quest’affascinante argomento è l’incontro con Nektaria Karantzi, portavoce della musica bizantina nel mondo. L’artista nasce ad Atene nel 1982. Ha ottenuto un diploma in musica bizantina e un dottorato in legge. Nel 2004 il primo concerto ufficiale. Gira il mondo anche come docente: Nektaria ha, infatti, presentato la sua opera presso l’Università della Sorbona, a Parigi, e alla Franz Liszt Academy of Music, a Budapest. Il suo ultimo disco si intitola Hymns and Song for the Mother of God.

Vorrei partire da qui. Perché un intero cd dedicato a Maria?

E’ sempre stato il mio sogno registrare un’opera dedicata alla Madonna; il minimo che potessi fare in veste di musicista che ha scelto di occuparsi di musica religiosa. Il nome di Maria si trova ovunque. La civiltà greca comprende l’innologia ortodossa, ma anche una grande varietà di canzoni popolari. Canzoni del mare, della lontananza dalla patria, dell’amore, rispondono al profondo sentimento nutrito dagli uomini verso la figura della madre di Dio. E’ stato un enorme piacere dare alle stampe la prima parte di quest’opera, voluta dalla Chiesa ortodossa greca con la benedizione dell’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Girolamo II.  

Un’opera enorme, non ancora ultimata.

Sono settanta pezzi. Finora è stato pubblicato il primo doppio cd con trenta canzoni. Seguirà la pubblicazione di altri due cd. La distribuzione avverrà in tutto il mondo.

Per la Chiesa cattolica è Maria, per la Chiesa ortodossa è Theotokos. Ci sono differenze?

La figura di Maria è famosa e comune in tutto il mondo cristiano, ma il significato che le viene dato si differenzia in base alla dottrina seguita. Io però non sono una teologa e non ho i numeri per poter rispondere adeguatamente a questo quesito. Posso solo dire che, come cristiana ortodossa, mi riferisco alla "Panaghia" (la più ampia dei cieli) considerandola sopra a ogni santo e a tutti gli angeli. La Madonna è certamente la madre di tutti noi.

 

La Chiesa ortodossa apostolica respinge la dottrina cattolica-romana sulla concezione immacolata della vergine Maria, e confessa che è stata concepita e messa al mondo per via naturale. Ne parla anche Giustino Popovic, simbolo della religiosità ortodossa. Come interpreta questa tesi teologica?

I padri della Chiesa mondiale hanno già dato il meglio di sé per venire a capo di questo tema molto complesso. [Il dogma dell’immacolata concezione è stato proclamato da Pio IX nel 1854 e da Pio XII nel 1950. Per la Chiesa ortodossa vale la "legittimità" personale: in sostanza ogni cristiano è libero o meno di accettare questo postulato teologico, ndr.]. Io posso solo parlare per la mia esperienza di cristiana ortodossa esprimendo il valore soprannaturale del concepimento di Cristo: Dio, in questo modo, ha annullato ogni legge naturale.

In termini teologici, quindi, significa accettare la venuta di un nuovo Adamo?

Certamente, la figura di Cristo coincide con la necessità di superare il peccato originale unendo di nuovo Dio all’uomo. La soprannaturalità del concepimento mariano è basilare per il prosieguo della storia di Gesù che culmina con la vittoria sulla morte e la resurrezione.

Come si è avvicinata alla cultura e alla musica sacra?

Il mio rapporto con la musica sacra è iniziato spontaneamente fin dalla tenera età. Ho avuto il privilegio di crescere vicina a una grande figura dell’ortodossia, santificato da poco, Porfyrios Kaysokalybitis. La sua opera mi ha spinto a occuparmi di musica religiosa, a cantare in chiesa e a imparare le numerose canzoni legate ai temi delle sacre scritture.

Cosa differenzia la musica sacra da quella popolare?

In Grecia siamo soliti dividere il mondo musicale in due macrocosmi: la musica bizantina e religiosa, e la musica tradizionale. Entrambe hanno avuto origine dalla musica greca antica. Hanno punti in comune, ma anche parecchie differenze. La principale diversità sta nella finalità del canto: nel primo caso lo scopo è rendere omaggio a Dio, nel secondo decantare la quotidianità e le vicissitudini degli uomini. La Grecia è ricchissima di canzoni popolari che raccontano ogni momento della vita: dalla nascita alla morte.

E quali le differenze fra il canto greco-bizantino e quello gregoriano occidentale?

Sono due mondi completamente diversi, dal punto di vista musicologico e storico.

Si sviluppano, però, parallelamente.

Sì, e in entrambi i casi la finalità è la venerazione. Ma è come se degli ostacoli avessero impedito la loro corrispondenza; così il risultato sono due formule musicali profondamente diverse.

Qualche differenza si può citare?

Il canto bizantino è monovocale, al contrario, in occidente, è plurivocale. Anche il sistema di scrittura è diverso: si usa il pentagramma in occidente, in Grecia invece si lavora con la semiologia bizantina. Anche la musica è diversa e si esprime con un utilizzo differente di toni e semitoni.

Alcuni critici parlano della musica sacra greca come dell’"eco dell’armonia e della bellezza di Dio". Le piace questa definizione?

Il suono dell’armonia e della bellezza di Dio non è appannaggio del genere umano, ma verosimilmente di entità superiori come gli angeli. Certamente, però, la musica, sia quella bizantina che quella occidentale che si rivolge con sincerità e umiltà a Dio, è in grado di "imitare" il canto più celestiale. Ma la musica perfetta non esiste in Terra, l’uomo non è in grado di realizzarla.

Qual è l’origine del canto greco-bizantino?

La bizantina deriva dalla musica greca antica. Ci si riferisce al 527 d.C. con l’elezione di Giustiniano I a Imperatore d’Oriente, ma le radici sono più remote e risalgono alla cultura ellenica. Quando la musica di Bisanzio prende piede porta con sé il seme dell’antica Grecia [ma anche della protocristiana siriaca e palestinese, ndr.].

San Giovanni di Damasco?

Proprio lui, teologo cristiano siriano (nato a Damasco nel 676 d.C.), strutturò il sistema musicale greco che s’è mantenuto fino a oggi.

Che relazione c’è con i primi canti cristiani?

All’epoca delle catacombe nacquero i primi inni sacri ispirati alla musica greca antica. Li chiamavano "canti spirituali". Il poeta e il musicista erano spesso la stessa persona. Ma il tutto si rifà all’esperienza greca e al teatro greco antico. Da qui provengono l’organizzazione del coro e l’intera liturgia della santa Messa. Tempio, altare e proscenio si fondono in un unico concetto.

Ascoltando il suo disco è facile riscontrare echi turchi. E’ possibile?

La verità è che, per chi non è abituato ad ascoltare i suoni dell’est, è facile confonderli. D’altra parte è inequivocabile che la cultura musicale turca abbia avuto una storia importante nello sviluppo di quella greca. Per quattrocento anni i turchi hanno assoggettato i greci e la storia dei due paesi va di pari passo dagli albori del tempo. Ci sono molti brani turchi e greci simili dal punto di vista musicale, ma cambiano le parole. Di sicuro però c’è una netta diversità fra il canto religioso bizantino e quello anatolico.

Nel canto liturgico occidentale predomina il latino. Qui invece pare sussistere una sorta di multilinguismo.

E’ vero. Ci sono canti bizantini in greco, ma anche russi e balcanici. Dipende dal fatto che molti popoli hanno adottato questo paradigma musicale.

Chi è Chronis Aidonidis e che ruolo ha avuto nella sua crescita artistica?

E’ un grande cantante popolare greco. Ha raccolto e classificato molte canzoni della Tracia. Ho avuto l’onore di essere una sua alunna. Mi ha fatto conoscere il mondo della tradizione, la bellezza del canto popolare e il suo rapporto con la musica bizantina. E’ stato fondamentale per la mia carriera artistica e non finirò mai di ringraziarlo.

Cosa sono i canti “psaltotragouda”?

E’ un tipo di canto presente in Grecia nato nella Tracia dell’est. Sono canzoni che assomigliano molto agli inni bizantini che proponiamo in chiesa, ma anche a numerose canzoni popolari. I canti psaltotragouda sono la specialità di Aidonidis.

E’ stata invitata da prestigiose università, dalla Sorbona di Parigi e alla Litz Academy di Budapest, per spiegare il mondo della musica bizantina. Può dirci qualcosa di questa esperienza?

E’ sempre un onore essere invitata da importanti atenei. Nei miei discorsi racconto l’origine del canto bizantino e i nessi con la musica popolare. Ho sempre riscontrato pareri positivi e grande interesse da parte dei miei interlocutori.

Sono corsi aperti a tutti?

Certamente, anche se, nella maggior parte dei casi, incontro studiosi di musica.

Il suo ultimo appuntamento "didattico"?

Sono appena stata in Spagna all’Università di Oviedo e prossimamente farò visita a un’università svizzera.

Ha anche collaborato con un acclamato pianista e compositore, Vassilis Tsabropoulos, con cui hai girato con successo l’Europa. Ci può parlare di questo sodalizio e del futuro?

Tsabropoulos è un musicista greco di fama internazionale. Vanta un’ampia discografia e ha suonato ovunque. Possiede un livello di conoscenza musicale altissimo. Incanta al piano suonando Rachmaninof e Chopin, ma anche quando si trova a dirigere un’orchestra. Grande conoscitore della musica bizantina ha elaborato opere "avanguardistiche" come Akroasis e Chants, hymns and dances. Da tre anni proponiamo in Europa il concerto "Tra occidente e oriente", con le sue musiche aggiunte a parti vocali ispirate ai salmi di Davide. Anche quest’anno proseguiremo in questa avventura e presto uscirà un cd a testimoniare la nostra attività.

Ho trovato molto interessante il secondo lavoro, incentrato sulle traditional songs. Penso che abbiano un importante valore antropologico.

Davvero, queste canzoni sono preziose perché antichissime. Descrivono con semplicità e precisione sentimenti, idee, valori, ideali e bisogni degli uomini di un’altra epoca. Sono tesori in grado di provocare emozioni e avvicinarci alla parte più recondita del nostro animo, legata al passato, alla storia, alla nostra vera identità.

Com’è andata la collaborazione con Marta Sebestyen?

E’ stata una magica esperienza. Marta è una persona eccezionale e ha fatto tantissimo per la musica popolare ungherese. La sua voce è senza tempo e senza spazio, pare avere attraversato i secoli. E’ stato per me un onore averla nel cd e cantare al suo fianco nella basilica di Santo Stefano a Budapest insieme al Saint Ephraim male choir.

Parlando di musica greca, non possiamo trascurare un genere tornato in auge negli ultimi anni, il rebetiko. Che parere ha a riguardo?

Non è il mio genere. Se devo dirla tutta, non mi piace per niente. Piuttosto sto lavorando ad alcuni salmi antichi aramaici che mi stanno dando grande soddisfazione.

Progetti futuri?

Tra poco partirò in tour con Tsabropoulus. Annunceremo sui nostri siti le date dei vari appuntamenti. Uscirà a breve anche il cd ispirato ai salmi di Davide. In programma c’è anche una nuova opera discografica che vedrà la luce in autunno.

Cosa ne pensa della situazione economica e sociale della Grecia?

La situazione è difficile. Non possiamo nasconderlo. Ma i greci sono abituati a superare anche i momenti più complicati. Forse paghiamo i conti del passato. Ma nessun governo può davvero ristabilire la situazione: tutto dipende dalle democrazie e dai governi di altri paesi. Dobbiamo vederla in senso positivo, e comprendere che tante volte la "crisi" può suggerire nuove strategie economiche e comportamentali. Qualsiasi prova vissuta con dolore porta prima o poi alla felicità.

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