Most, ponte per l’unità nazionale?

In Croazia alcuni politici locali e vari professori universitari si sono alleati e hanno creato Most, l’associazione delle liste indipendenti. Neo partito che ha sbancato alle elezioni dell’8 novembre ed ora mira ad un governo di unità nazionale

13/11/2015, Sven Milekić - Zagabria

Most-ponte-per-l-unita-nazionale

Most festeggia il successo elettorale (foto G. Vale)

Le elezioni parlamentari in Croazia, tenutesi domenica scorsa, hanno avuto un esito a sorpresa. Nonostante tutto il focus pre-elettorale sia stato sulle due coalizioni maggioritarie, quella attualmente al governo di centrosinistra, guidata dal partito Socialdemocratico e la coalizione di centrodestra, guidata dal’Unione Democratica Croata, il partito "outsider" MOST – che si presentava per la prima volta alle urne – ha ottenuto 19 seggi, cifra significativa, dei 143 disponibili nel parlamento croato. E’ sua la vittoria ed è ora sua l’ultima parola nella formazione del prossimo governo croato.

Il partito è stato registrato all’inizio del 2013 a Metković, una piccola città dalmata che sorge lungo il fiume Neretva. MOST è nato da gruppi di giovani e persone di mezza età, con la volontà di cambiare l’allora governo della città. Guidato da Božo Petrov, MOST è riuscito ad imporsi nelle elezioni locali della primavera 2013 e Petrov ne è divenuto sindaco. Si è imposto contro Stipe Gabrić – Jambo del Partito croato dei contadini (HSS), che governava dal 1997 e che aveva portato la città a gravi dissesti finanziari.

Subito dopo il cambio di governo, Petrov ha introdotto riforme radicali di risparmio, diminuendo il suo stipendio e quello della sua amministrazione all’importo minimo. Mutando radicalmente le modalità con le quali la precedente amministrazione era gestita, la città è riuscita a ricolmare il 36% dei suoi debiti in soli 7 mesi. "E quando sarà ripagato tutto il debito" hanno chiarito da MOST "lo stipendio degli amministratori ritornerà ad essere solo il 70% di quello precedente".

MOST è cresciuto con il tempo grazie a una propria rete di politici a livello locale e nazionale decisi a sfidare il predominio di HDZ e SDP. Così nella lista MOST è stato eletto parlamentare Ivan Kovačič, sindaco della città dalmata Omiš, che in modo simile a Petrov è diventato sindaco nel 2013 vincendo contro il sindaco di lunga data dell’HDZ, Ivana Škaričić. Tra le sue fila è anche stato eletto Stipe Petrina, consigliere di un piccolo comune dalmata, Primošten, conosciuto per la sua posizione eccentrica contro un compromesso con l’HDZ e l’SPD. Oltre ai politici locali vi sono poi numerosi professori universitari e MOST ha incluso nelle proprie fila anche il dissidente dell’HDZ Drago Prgomet.

Riformatori liberali

"Da domani daremo la possibilità di sottoscrivere le nostre riforme. Per adesso il posto di premier non ci interessa… per noi la cosa più importante sono le riforme!" ha dichiarato il presidente di MOST Božo Petrov, durante la notte elettorale di domenica.

Le riforme su cui insiste MOST riguardano innanzitutto la pubblica amministrazione e includono "l’ottimizzazione dei costi, l’aumento dell’efficienza, l’introduzione di strumenti per stimolare la crescita nel settore statale, la riduzione di una parte delle agenzie statali". MOST insiste anche sulla riforma della giustizia: "La depoliticizzazione della giustizia, l’aumento della sua efficienza e efficacia, la riforma delle disposizioni di diritto penale".

MOST inoltre insiste sulla riforma del sistema elettorale e fiscale, nonché sulla riduzione delle imposte, dell’Iva in particolare, e su incentivi e sgravi supplementari per le aziende. MOST ha in programma anche una liberalizzazione del mercato del lavoro, introducendo procedure flessibili di assunzione e licenziamento.

Governo d’unità nazionale?

La coalizione dell’HDZ ha conquistato 59 seggi, la coalizione dell’SDP 56: MOST è diventato quindi cruciale per la formazione del governo. Con gli 8 seggi riservati alle minoranze nazionali, il parlamento croato conta in tutto 151 seggi e per la formazione del governo è necessaria la fiducia di 76 parlamentari. Già durante la notte elettorale, il primo ministro Zoran Milanović e il presidente dell’HDZ Tomislav Karamarko hanno espresso il loro desiderio di formare una coalizione con MOST.

MOST, guidato da Petrov, mercoledì ha poi tenuto degli incontri sia con Milanović che con Tomislav Karamarko, a Zagabria. Nella conferenza stampa successiva Petrov ha annunciato che ha offerto a tutti e due i partiti un governo congiunto di unità nazionale, i cui membri sarebbero rappresentanti di MOST, SDP e HDZ.

"Pensiamo che alla Croazia in questo momento serva unità. Noi in MOST siamo riusciti a prevalere sulle posizioni individuali anche se all’inizio eravamo un gruppo eterogeneo. Noi ci aspettiamo dagli uni e dagli altri che capiscano quale sia la priorità, e cioè l’economia e che la Croazia tenti di costruire un governo congiunto. Solo in questo modo si possono fare le riforme… Pensiamo che in questo momento possiamo essere i moderatori dell’unità sia con l’HDZ come con l’SDP", ha affermato Petrov nella conferenza stampa.

Ad onor del vero un governo che includa rappresentanti sia di HDZ e SDP avrebbe probabilmente problemi a funzionare. E l’attuazione di riforme in questo contesto sembra difficile. E MOST paradossalmente ne potrebbe beneficiare: accusando gli altri per mancanza di unità, cooperazione, comunicazione e coordinamento tra HDZ e SDP.

Dal momento che Karamarko ha annunciato ufficialmente che nel governo congiunto di unità nazionale non vorrebbe includere "l’infruttuoso SDP", e che Milanović presumibilmente pensa che un governo di larghe intese costituirebbe un tradimento all’elettorato, resta molto in dubbio se MOST riuscirà alla fine a conciliare l’inconciliabile, mettendo insieme HDZ e SDP.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta