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Montenegro : una catastrofe ambientale annunciata per il fiume Tara
Stanno per iniziare i lavori per la costruzione di una centrale idroelettrica a Buk-Bijela, in Republika Srpska. Il progetto causerà lo riempimento del canyon del fiume Tara in Montenergo. Perché Milo Djukanovic si è lanciato in quest’avventura?
Un articolo di Milka Tadic-Mijovic – Monitor
Traduzione a cura di Le Courier des Balkans
Sono state avviate le procedure per la costruzione di una centrale idroelettrica a Buk-Bjiela e la conseguente inondazione del canyon del fiume Tara. Il governo del Montenegro, senza aver promosso alcun dibattito tra gli esperti in materia, e dopo negoziazioni in sordina, ha sottoscritto l’accordo sulla costruzione congiunta della centrale idroelettrica con la Republika Srpska. La centrale sarà costruita in un altro stato, appunto la Bosnia Erzegovina, ma le acque del fiume Tara e Piva inonderanno il territorio montenegrino.
Le negoziazioni sulla costruzione della centrale idroelettrica sono state avviate da anni ma, a partire dal 1998, si sono intensificate. Il climax della vicenda lo si raggiunge nell’aprile scorso quando in Republika Srpska è stata convocata una gara d’appalto alla quale sono state recapitate tre proposte per la costruzione della centrale. Solo tra sei mesi si saprà chi avrà vinto il contratto.
Ma perché Milo Djukanovic si è lanciato in un’avventura che suscita le forti critiche sia degli esperti che degli innamorati del fiume Tara?
Questi gli argomenti che fornisce il governo: il progetto Buk-Bijela è il più grosso investimento che si progetta nella regione, con un costo stimato di 300 milioni di euro; la costruzione durerà almeno cinque anni; vi saranno occupati più di 3000 operai; ne usciranno rinnovate tutte le infrastrutture del nord-ovest del Montenegro … e, questione ritenuta cruciale, la centrale avrà una produzione di 450 megawatt/ora, della quale un terzo andrà al Montenegro e contribuirà a diminuire l’attuale deficit energetico che lo caratterizza.
I vantaggi, sottolineano i responsabili governativi, sono incommensurabilmente superiori agli aspetti negativi.
Una concessione di trent’anni per il costruttore
E’ il concessionario, quello cioè che otterrà l’affare, che avrà i maggiori profitti dall’operazione. La gara d’appalto prevede infatti in cambio della costruzione una concessione trentennale, che potrà essere ridotta su accordo delle parti a vent’anni. Solo dopo questo periodo la centrale rientrerebbe nelle mani di Montenegro e Republika Srpska (BiH).
"Ma che problema c’è se Buk-Bijela non apparterrà al Montenergo per i prossimi trent’anni" si chiede Slobodan Vidmar, uno dei dirigenti della compagnia elettrica montenegrina EPCG, un fervente difensore del progetto.
In effetti in cosa consiste il problema?
Quest’ultimo consiste nel fatto che il governo da falsi argomenti quando sostiene che il Montenegro otterrà dell’elettricità. Non sarà così. Spetta infatti al concessionario, se vuole, non ne è obbligato, vendere l’elettricità al Montenegro, naturalmente ai prezzi di mercato.
Il problema consiste nel fatto che qualcuno ha osato pensare di sommergere il canyon nella Tara, ha osato offrire ad un concessionario il più bel canyon europeo, per ottenere (forse) tra mezzo secolo dell’energia … I rappresentanti montenegrini sostengono che il progetto Buk-Bjiela era "nei programmi della Banca Mondiale" fin dal 1998. E’ esatto. Dopo aver rinunciato a questo progetto negli anni ’70 il governo montenegrino ha provato a riproporlo alla Bosnia Erzegovina negli anni ’80. Ma in quegli anni nessuno aveva avuto l’idea di cedere lo sfruttamento della centrale ad un concessionario privato.
Oramai Montenegro e Bosnia Erzegovina hanno perso il sostegno della Banca Mondiale. Se il progetto fosse stato realizzato alla fine degli anni ’90 le due repubbliche ex jugoslave avrebbero probabilmente potuto usufruire di suoi finanziamenti ed essere gli unici utilizzatori dell’energia creata.
Perché Buk-Bijela?
"Non vi è nessuna necessità di sommergere il canyon del fiume Tara. Vi sono altre soluzioni possibili per produrre energia elettrica" ha dichiarato alla TV del Montenegro il professore Dusan Dragovic, da sempre contro la costruzione di Buk-Bijela. E nessuno lo ha ancora smentito. Al contrario. Le questioni sollevate sono: perché proprio Buk-Bijela e non invece il completamento della centrale di Pljevlja o una centrale elettrica sulla Moraca?
Il problema è che il governo montenegrino sta negoziando con l’entità bosniaca della Republika Srpska. I rappresentanti del governo centrale a Sarajevo hanno in più occasioni protestato per le azioni unilaterali sulla questione intraprese dalla Republika Srpska e dalla compagnia elettrica Elektroprivreda. In questo modo il Montenegro si è incuneato in una situazione bosniaca molto complessa.
Strani legami con la società britannica EFT
Ma allora perchè il Montenegro si è immischiato in questa questione?
Nel caso in cui la società britannica EFT, che ha partecipato alla gara d’appalto, ottenesse quest’ultimo la risposta è semplice. Il governo montenegrino sacrifica il fiume Tara affinché, nei prossimi decenni, EFT possa mantenere il suo monopolio sul mercato dell’energia elettrica montenegrina.
La compagnia con sede a Londra è il principale fornitore di energia elettrica nei Balcani ed il principale importatore per il Montenegro. I rappresentanti governativi a Podgorica hanno numerosi ed oscuri legami con la EFT.
A partire dal 1998, quanto il progetto Buk-Bjiela è stato rilanciato, il consulente sull’energia del Primo ministro montnegrino, allora Filip Vujanovic, era Vocina La zarevic, attuale comproprietario di EFT. Secondo alcune informazioni la compagnia EFT, oltre alla costruzione della centrale idroelettrica, ha espresso il proprio interesse nell’acquisto del Combinat dell’alluminio di Podgorica.
"Abbiamo il monopolio e lo conserveremo", ha dichiarato Vuk Hamovic, altro comproprietario di EFT. Le autorità montenegrine sembrano intenzionate a fare tutto quanto è in loro potere perché sia effettivamente così.
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