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Montenegro: le libertà pubbliche ai tempi del coronavirus
Come riappropriarsi delle libertà pubbliche sospese durante l’epidemia di coronavirus? È il compito che attende i media e la società civile del Montenegro. Intervista
(Pubblicato originariamente da Monitor , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Obct)
Dejan Milovac è coordinatore dell’ong Mans, che si batte contro la corruzione ed il crimine organizzato in Montenegro.
In Montenegro funzionari del Partito socialdemocratico (DPS) nelle ultime settimane hanno percorso tutto il paese per tenere comizi e distribuire gli aiuti finanziari messi in campo dal Centro nazionale di coordinamento per le malattie infettive (NKT). Lei ha dichiarato si tratta di operazioni elettorali. Ma come è possibile controllare queste attività e l’utilizzo abusivo di fondi pubblici?
Sarebbe ingenuo credere che l’epidemia di coronavirus sarebbe corrisposta ad un potere più responsabile e trasparente, che non approfitta della distrazione dell’opinione pubblica per fare del marketing politico, servendosi ancora una volta dei segmenti della popolazione più vulnerabili.
I funzionari alla testa delle istituzioni statali stanno monopolizzando la distribuzione degli aiuti umanitari. La campagna elettorale è quindi stata lanciata. Le misure messe in vigore durante lo stato d’emergenza non sono state dirette esclusivamente a limitare la propagazione dell’epidemia ma anche a limitare in modo considerevole la libertà d’espressione. È quello che hanno fatto tutti i regimi autoritari ed è ciò che è accaduto in Montenegro.
Come valutate l’azione del Centro nazionale di coordinamento per le malattie infettive? La gestione delle sue risorse finanziarie è stata trasparente?
In questi giorni si è spesso affermato che “era venuto il tempo per i politici di ascoltare gli esperti”. Ma il NKT ed i comitati operativi sono in gran parte composti da persone che da tre decenni obbediscono senza obiezioni alle direttive emesse dai vertici dello stato, senza mai prendere in considerazione l’opinione degli esperti. Le decisioni dell’NKT sono state giustificate senza portare alcuna spiegazione nel dettaglio. Siamo stati chiamati a rispettarle, sottolineando che nel caso non lo avessimo fatto saremmo stati responsabili dell’aggravarsi dell’epidemia.
Purtroppo, oltre alle misure sanitarie necessarie, sono state prese una serie di decisioni che limitano fortemente i diritti umani e le libertà fondamentali. Per quanto riguarda ad esempio i finanziamenti, basti dire che la legge sugli appalti pubblici è stata del tutto sospesa e che i pagamenti ai fornitori vengono gestiti esclusivamente dal NKT. E nessuno spiega perché alcuni fornitori vengano favoriti rispetto ad altri. I verbali delle sedute di quest’organismo sono secretate e la presa di decisioni avviene lontano dagli occhi dell’opinione pubblica.
Avete chiesto al governo di riferire in merito ad un nuovo progetto di legge sull’accesso all’informazione…
Assieme ad attivisti della società civile e a professionisti dei media, la rete anti-corruzione Mans ha messo in rilievo che il ministero dell’Amministrazione pubblica e il governo montenegrino stavano approfittando dell’epidemia per effettuare in silenzio vari emendamenti alla legge attuale. Ma abbiamo suonato il campanello d’allarme e grazie alla mobilitazione degli organismi internazionali siamo riusciti a far spostare questo dibattito a quando sarà terminata la pandemia. Non è che un primo passo. Speriamo di avere una legge che protegga l’interesse pubblico, invece da fungere da paravento per interessi dei politici.
Gli emendamenti previsti permettevano nei fatti ai partiti di evitare qualsiasi controllo, in particolare per quanto riguarda i loro finanziamenti. Questi tentativi di modifica sono una risposta alle inchieste dei media che hanno permesso di scoprire l’esistenza di fondi neri durante le campagne elettorali. Si tratta inoltre di definire la nozione stessa di informazione, di definire ciò che sono o non sono segreti professionali e fiscali, termini ai quali si riferiscono le istituzioni per tenere nascoste informazioni che dovrebbero essere di dominio pubblico.
Secondo voi l’accesso – del resto già limitato – alle informazioni nel nostro paese è attualmente in pericolo?
La situazione attuale è un terreno fertile per gli abusi e per la limitazione dei diritti fondamentali, di cui fa parte l’accesso alle informazioni e la trasparenza su quanto fa chi è pagato dai contribuenti. Per esempio le conferenze stampa dell’NKT in tempi di coronavirus avvengono senza la presenza dei giornalisti. Oggi più che mai è necessario che i cittadini siano consapevoli di quanto decidono le istituzioni pubbliche. Al contrario, con la scusa di proteggere i giornalisti dal contagio, vengono filtrate le domande.
Il Montenegro sta cadendo nelle classifiche in merito alla libertà di stampa. Era prevedibile?
Tutti coloro i quali seguono da vicino la scena mediatica montenegrina non ne saranno certo stupiti. Da decenni i mandanti delle aggressioni ai giornalisti non vengo perseguiti dalla giustizia. A volte vengono identificati gli esecutori, ma ci si ferma lì. E non vi è la volontà politica di creare un ambiente dove i giornalisti possano lavorare liberamente.
Cosa ne è della libertà di stampa ai tempi del coronavirus?
Si tenta innanzitutto di spingere cittadini e giornalisti all’autocensura. Assomigliamo sempre più ad un regime totalitario. Non dobbiamo assolutamente permettere che queste pratiche continuino dopo l’epidemia e che lo stato possa regolare i conti con chi la pensa differentemente.
Quali le conseguenze della pandemia sulla società civile?
Tutto quello che vale per i media vale anche per la società civile. L’obbiettivo principale di Mans è di lottare per l’accesso alle informazioni, in modo da poter monitorare ciò che fanno gli organismi pubblici. In questi tempi di epidemia alcune aziende e alcuni specifici individui hanno raccolto enormi profitti approfittando delle nuove procedure, dell’assenza di gare d’appalto e lontani dallo sguardo pubblico.
Come valutate le misure adottate dal governo per rilanciare l’economia?
Le misure proposte non sono che conseguenza delle politiche economiche condotte in Montenegro da decenni. La famosa moratoria sui crediti non aiuterà i cittadini ma proteggerà le banche. Il governo spiega che i “progetti principali non si devono fermare” e questo significa che i settori dominati da qualche azienda privilegiata – le costruzioni, il commercio, il mercato della strumentazione medica – continueranno a funzionare. Non vedo del resto come, considerati gli scossoni presi dai mercati internazionali, il governo avrebbe potuto fare di più di quanto già faceva. Ma dopo l’epidemia pagheremo per le mancanze dello stato che non ha aiutato le piccole e medie imprese.