Montenegro: la devastazione del Tara

Con la costruzione dell’autostrada del Montenegro si sta devastando un’area protetta dall’Unesco: l’alveo del fiume Tara. Mentre il governo tiene segreti documenti relativi al progetto l’ong MANS rivela i danni ambientali che causerebbe

03/01/2019, Zoran Radulović -

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Il fiume Tara e le montagne che lo circondano (foto di Lavinia Mazdul /Shutterstock)

(Originariamente pubblicato dal settimanale Monitor )

Chi crede di più ai propri occhi che alle parole dei politici, vede che lungo corso superiore del fiume Tara è successo qualcosa di, a dir poco, strano e brutto.

“Io non vedo nulla di strano per un cantiere di questo tipo”, ha dichiarato il ministro dello Sviluppo sostenibile Pavle Radulović dopo aver visitato il cantiere nell’alveo del fiume Tara, che dal 1976 è protetto dall’UNESCO nell’ambito del programma “L’uomo e la biosfera”.

“I lavori di costruzione dei ponti Tara 1 e Tara 2 procedono in piena conformità al Progetto definitivo revisionato sulla base del quale è stato rilasciato il permesso di costruire”, ha precisato il ministro, giustificando i controversi interventi col fatto che vengono eseguiti in una “zona transizionale del fiume Tara” dove presumibilmente è possibile distruggere e costruire “allo stesso modo in cui sul territorio di Mojkovac e Kolašin venivano costruiti viali e fortezze lungo il fiume”.

L’espressione “zona transizionale del fiume” il ministro l’ha sentita dal geologo Mihailo Burić, professore dell’Università di Podgorica. “Il tratto dell’autostrada in questione si trova lontano dal canyon del fiume Tara rigorosamente protetto”, sostiene Burić. “Dal punto di vista della tutela, il bacino del fiume Tara è suddiviso in tre grandi aree: l’area di confluenza dei fiumi Veruša e Opasnica [da cui nasce il Tara], poi la parte del bacino che ricade nel territorio dei comuni di Mateševo, Kolašin e Mojkovac (che rappresenta una zona di transito), e infine il canyon del Tara protetto dall’UNESCO. Il corso del fiume Tara a monte della zona rigorosamente protetta costituisce un’area transizionale, con un regime di tutela meno rigoroso, dove si può costruire alle condizioni stabilite dalla legge”, ha spiegato Burić, dando una lezione a tutti quei malinformati che hanno alzato la propria voce in difesa del fiume.

Ha ragione?

“Il parlamento del Montenegro rifiuta qualsiasi intervento nel canyon del fiume Tara. Come cittadini, siamo consapevoli del fatto che il Tara è il nostro futuro e ciò per cui siamo conosciuti”, si legge nella Dichiarazione sulla difesa del fiume Tara, approvata dal parlamento montenegrino nell’agosto 2004. “Qualsiasi tentativo di modificare il Tara richiede che tutti i cittadini del Montenegro si esprimano liberamente in merito e l’unico modo corretto per prendere una decisione sul destino del fiume sarebbe attraverso un referendum, sia oggi che in futuro”, si constata nella Dichiarazione, precisando inoltre che “la costruzione della centrale idroelettrica di Buk-Bijela, così come altri eventuali interventi lungo l’intero corso del fiume Tara rappresenterebbero un fattore di disturbo, non solo nella parte di canyon che verrebbe sommersa, ma nell’intera regione che per il suo sviluppo dipende dal canyon”.

L’approvazione della Dichiarazione sulla difesa del Tara ha segnato l’abbandono del progetto di costruzione della centrale idroelettrica di Buk-Bijela e una sconfitta dell’allora premier Filip Vujanović che aveva (segretamente) firmato, a nome del Montenegro, un documento che prevedeva la sommersione di quello che è probabilmente il tratto più bello del canyon del Tara, lungo circa 14 chilometri. È stata una grande vittoria dei cittadini contro la cosiddetta mafia dell’energia.

Una decina di anni più tardi, la cosiddetta mafia delle costruzioni non ha voluto rischiare. La decisione di costruire un’autostrada attraverso il bacino del fiume Tara è stata quindi presa senza alcun coinvolgimento del parlamento e dell’opinione pubblica.

“Non ricordo che il fiume Tara sia mai stato menzionato in parlamento durante le discussioni sui contratti relativi alla costruzione e al finanziamento dell’autostrada”, dice Mladen Bojanić, allora deputato di opposizione. “All’epoca non era ancora stato deciso il tracciato dell’autostrada, per cui non era possibile sapere con certezza se e in quale misura avrebbe interferito con il fiume. Successivamente, il governo ha reso note alcune informazioni relative al progetto, ma nonostante tutti i tentativi di nascondere i principali punti di questo affare, è emerso che i nostri negoziatori erano dei dilettanti. Ora sappiamo con quanta ignoranza e improvvisazione si erano avventurati in questo progetto. Quello che ancora non si sa è quanto ci costerà la loro ignoranza”, spiega Bojanić.

I rappresentanti del potere continuano a essere riluttanti nel rendere note le informazioni sui lavori progettati, eseguiti e ancora da fare. Capita che anche i presunti esperti si trovino aggrovigliati in una rete di mezze verità e bugie, proprie e altrui.

Dopo che l’organizzazione non governativa MANS (Rete per l’affermazione del settore non governativo) ha pubblicato alcuni video che testimoniano la devastazione (ir)reparabile dell’alveo del fiume Tara nel punto dove sono in corso i lavori di costruzione dello svincolo di Mateševo (per ragioni ignote, due dei quattro svincoli previsti su questo tratto dell’autostrada sono stati progettati negli alvei dei fiumi: lo svincolo di Smokovac sul fiume Morača, e quello di Mateševo sul fiume Tara), il ministro Radulović ha dichiarato che non c’è stata alcuna deviazione del corso del fiume.

Ma i rappresentanti dell’impresa CRBC (China Road and Bridge Corporation), esecutrice dei lavori, lo hanno smentito: “Nella zona dello svincolo di Mateševo l’alveo del fiume Tara è stato spostato, come previsto dal Progetto definitivo e dal tracciato dell’autostrada. Si tratta di spostamenti provvisori e, una volta conclusi i lavori, il fiume verrà riportato nel suo alveo naturale”.

Allora il ministro si è detto “convinto” che tutto sia stato fatto secondo le regole: “Se il progetto prevede uno spostamento provvisorio [del fiume] e se l’elaborato progettuale è stato realizzato da esperti, non posso che confermare le informazioni contenute nei rapporti che ricevo”, ha dichiarato il ministro.

Nel frattempo si è saputo che i rapporti che il ministro riceve, e nasconde all’opinione pubblica, dimostrano che molte cose non vanno bene. A quel punto il ministro ha cercato di difendere la sua posizione e quella della coalizione al governo affermando che l’esecutore dei lavori si è più volte discostato dal Progetto definitivo. “Problemi simili c’erano anche prima. L’anno scorso i lavori sono rimasti bloccati per 154 giorni”, ha precisato il ministro.

Quindi, non c’è nessun problema particolare, solo quelli che “c’erano anche prima”, e non c’è nulla di strano nel fatto che i lavori siano stati bloccati per quasi sei mesi, nonostante siano già in ritardo di quasi un anno. Il quotidiano di Podgorica Dan è venuto in possesso di documenti dai quali emerge che gli ispettori ambientali hanno presentato 16 richieste di avvio del procedimento sanzionatorio nei confronti dell’impresa CRBC per “irregolarità accertate”.

“Il Tara rimarrà la lacrima d’Europa, non c’è alternativa”, ha dichiarato il ministro schiacciato sotto il peso delle prove che suggeriscono che la vicenda potrebbe non finire bene.

Non è però riuscito a convincere la direttrice di MANS Vanja Ćalović-Marković e i suoi collaboratori. “L’attenzione suscitata dalle immagini del Tara pubblicate da MANS la dice lunga sul fatto che l’opinione pubblica era pressoché all’oscuro di quello che stava succedendo nei cantieri di CRBC”, dice la Ćalović. “Solo ora abbiamo saputo che ci sono dei problemi relativi al mancato rispetto da parte di CRBC di quanto previsto nella documentazione progettuale. Finora l’opinione pubblica era al corrente solo di poche informazioni sulla costruzione dell’autostrada, perché i rapporti di monitoraggio della documentazione tecnica e dell’esecuzione dei lavori sono stati dichiarati segreti dal governo. Questo è uno dei principali motivi per cui l’opinione pubblica non ha saputo prima che il Tara viene devastato, ed è uno dei principali ostacoli che impediscono un’adeguata vigilanza pubblica sui lavori di costruzione dell’autostrada”.

Anche Mladen Bojanić è dello stesso parere. “È quasi impossibile, ormai da tempo, polemizzare con le posizioni del governo su molte questioni, perché l’arroganza dei suoi esponenti cresce in assenza di argomenti che potrebbero giustificare le loro posizioni rigide. Questo è particolarmente evidente in relazione alla costruzione e al finanziamento dell’autostrada, ed è ancora più palese nel caso della devastazione del Tara. Quando il ministro tira fuori, come ultimo asso nella manica, alcuni documenti dichiarati segreti dal governo, allora è chiaro che la situazione è molto grave. Purtroppo non c’è responsabilità e i cittadini si sono ormai rassegnati al fatto di dover pagare ogni errore del governo”, spiega Bojanić.

Le argomentazioni del governo sono ulteriormente indebolite dal fatto che il professor Burić, uno dei più accesi sostenitori del progetto dello svincolo di Mateševo, è autore di uno studio, commissionato da CRBC, intitolato “Proposta di misure di rimedio e progetto di monitoraggio dello stato ambientale del fiume Tara”.

Da questo documento siamo venuti a sapere che il professor Burić si aspetta che la futura autostrada, compreso lo svincolo di Mateševo, renda più bello l’ambiente. “Questo progetto stradale porterà a un miglioramento del paesaggio, che sarà più bello di quello attuale. Un ambiente caotico diventerà un paesaggio coltivato”, afferma Burić, per poi concludere che “il paesaggio incontrollato e caotico di un corso d’acqua impetuoso non è da ritenersi piacevole”.

Ma non tutti sono d’accordo

“L’attuale stato idrologico del fiume Tara nel tratto compreso tra Jabuka e Mateševo, lungo più di 5 chilometri, è catastrofico”, dice Nataša Kovacević dell’associazione ambientalista Green Home. “Vediamo l’alveo del fiume devastato, l’area intorno al fiume devastata, la perdita di quella biodiversità a cui siamo abituati, la meccanizzazione pesante…”.

Ad esprimere preoccupazione è anche un gruppo di professori della Facoltà di Scienze naturali e matematiche dell’Università di Podgorica che dal 2016 monitora lo stato di salute della fauna dei fondali del fiume Tara. “La popolazione di animali che abitano il fondale si è notevolmente ridotta rispetto al 2017. Anche la diversità è diminuita in modo considerevole e la maggior parte dei gruppi di specie non è stata rilevata durante la nostra ricerca svolta nel 2018”, ha dichiarato il professor Vladimir Pešić al quotidiano Vijesti, commentando i risultati dell’ultimo monitoraggio effettuato. “Il ripristino della popolazione di fauna del fondale su questo tratto sarà un processo lungo, potrebbe durare fino a 10 anni. Tuttavia, rimane aperta la domanda se le popolazioni di alcune specie rare ed endemiche riusciranno mai a riprendersi”.

“Il canyon del fiume Tara gode di una tutela particolare in quanto parte del patrimonio mondiale dell’umanità. Su questo tratto del Tara sono consentite alcune attività, ma quello che abbiamo visto in loco non può essere definito come sviluppo economico sostenibile secondo i criteri dell’UNESCO”, dice Vanja Ćalović-Marković. E sottolinea: “Assistiamo a un totale cambiamento del paesaggio, ad interventi che hanno completamente modificato l’alveo del Tara, e i rapporti dei professori universitari parlano di devastazioni della flora e della fauna di grandi dimensioni. È allarmante il fatto che il governo sia stato informato in tempo che i lavori previsti potrebbero danneggiare quest’area protetta, e ha fatto ben poco per evitare che accadesse quello che sta accadendo”.

Poteva andare diversamente?

Abbiamo chiesto ai nostri interlocutori se l’autostrada avrebbe potuto essere realizzata senza interferire con il fiume.

“La risposta a questa domanda si nasconde nel progetto dell’autostrada, un altro documento coperto da segreto che il governo da anni tiene nascosto ai cittadini”, dice la Ćalović, aggiungendo: “Penso che oggi nel settore delle costruzioni quasi nulla sia impossibile, è solo questione di prezzo. Perché si è deciso che il Tara deve pagare questo prezzo, insieme a tutti i cittadini del Montenegro, è una domanda a cui le autorità prima o poi dovranno rispondere”.

Mladen Bojanić dice: “Non mi intendo di tracciati autostradali. Ma allo stesso modo in cui chiedo al muratore di non costruire un muro inclinato, anche se non so come si costruiscono i muri, così ho il diritto di chiedere al ministro di proteggere il Tara pur non essendo né ecologo né ingegnere. Ho il diritto di esigere il meglio per quello che pago, sia che si tratti di un muratore o di un ministro”.

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