Montenegro: il vaso di Pandora è aperto
In Montenegro, a prescindere da chi governa, le voci critiche vengono attaccate nel tentativo di essere messe a tacere. La società civile, però, è resiliente ed oggi si sente più libera di esprimere dissenso. Intervista a Vanja Ćalović, direttrice dell’Ong MANS

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Vanja Ćalović (Screeenshot youtube)
(Originariamente pubblicato da Monitor )
Dopo che lei ha criticato duramente l’accordo con gli Emirati Arabi Uniti, su una pagina Facebook legata al movimento Evropa sad [Europa adesso, PES] è stata pubblicata una fotografia che allude alla campagna denigratoria condotta contro di lei nel 2014 dal tabloid Informer. Come ha vissuto questa vicenda?
Penso che il PES abbia scoperchiato il vaso di Pandora dei metodi utilizzati dal regime precedente. Il problema, come ho già sottolineato subito dopo l’accaduto, non è tanto l’attacco contro di me – lanciato da un bot – quanto il ritorno, nel discorso pubblico, di quei metodi che pensavamo di aver superato dopo il cambio di potere.
Ne è prova il fatto che subito dopo l’attacco contro di me anche la moglie del primo ministro e una deputata del parlamento di Podgorica, Jevrosima Pejović, sono state vittime di insulti.
Questa retorica non fa distinzione tra partiti e schieramenti politici, colpisce indiscriminatamente, soprattutto le donne che osano alzare la voce e criticare. In precedenza erano state prese di mira altre donne, tra cui Draginja Vuksanović [già deputata del Partito socialdemocratico e candidata alle elezioni presidenziali del 2018 e 2023], Vesna Bratić [ex ministra dell’Istruzione], Danica Nikolić, caporedattrice di M Portal, per citarne solo alcune.
Il punto è che ad essere attaccate in questo modo non sono necessariamente le persone che condividono le stesse posizioni politiche o le stesse idee su determinate questioni, bensì chiunque la pensi diversamente, a prescindere dall’orientamento politico.
In passato, quando veniva attaccata una persona legata ad “uno schieramento”, l’altra parte esultava, e viceversa. Così eravamo giunti al punto in cui questo tipo di violenza era considerata normale. Tuttavia, quando al potere c’era il Partito democratico dei socialisti (DPS) più volte eravamo riusciti, come società, a superare anche le situazioni più difficili e a fermare la violenza.
Ora quei metodi terrificanti stanno riemergendo. Ecco perché la nostra società deve reagire fortemente, non solo per denunciare un attacco nei miei confronti. Dobbiamo denunciare ogni episodio di violenza. E la violenza continuerà perché si è aperto il vaso di Pandora. Questo è l’aspetto più sconfortante della vicenda. Quanto all’attacco contro di me, è solo un esempio di mancanza di argomentazioni.
L’accordo con gli Emirati Arabi Uniti è stato approvato dal parlamento di Podgorica, nonostante le forti critiche di gran parte della società civile, compresa le Rete per l’affermazione del settore non governativo (MANS) da lei diretta…
L’approvazione dell’accordo conferma la triste verità con cui più volte abbiamo dovuto fare i conti dopo l’agosto del 2020 [quando il DPS è passato all’opposizione dopo trent’anni di governo ininterrotto].
Indipendentemente dai cambi di governo, assistiamo sempre alle stesse strategie di sviluppo del paese, agli stessi atteggiamenti nei confronti della società civile e delle voci critiche, agli stessi meccanismi con cui la leadership al potere cerca di imporre i propri progetti.
L’unica differenza è che il DPS era più abile nel realizzare i propri obiettivi. Diversamente dall’attuale governo, il DPS ha sempre organizzato dibattiti pubblici, soddisfacendo criteri formali con strategie e documenti elaborati dai suoi leccapiedi.
Quello a cui assistiamo oggi è la manifestazione di un dilettantismo di quelli che non sono capaci nemmeno di seguire le procedure più elementari, e quindi adottano un approccio improvvisato che mette a nudo l’essenza delle loro intenzioni, ossia il tentativo di distogliere l’attenzione da questioni controverse e di parlarne il meno possibile.
Il DPS ha sempre cercato di distorcere la realtà al punto da spingere i cittadini a chiedersi quale fosse la verità. Hanno cercato di convincerci che le decisioni venivano prese dalle istituzioni. Certo, sapevamo che le istituzioni erano sotto il controllo di un solo uomo e che quest’uomo prendeva tutte le decisioni di peso, però dovevamo dimostrarlo ogni volta.
L’attuale governo non si sforza nemmeno di distorcere i fatti, vogliono realizzare i loro progetti da un giorno all’altro perché un uomo ha deciso che era una buona idea.
Cos’altro ci rivela l’atteggiamento della leadership al potere nei confronti di una questione così importante come gli accordi con gli Emirati Arabi Uniti? Ci rivela che tantissimi cittadini si sono opposti alla decisione del governo di siglare questi accordi, cittadini che – pur avendo posizioni politiche divergenti e raramente riescono a mettersi d’accordo su questioni sociali – concordano sulla necessità di dire basta alla svendita di quello che ci è rimasto.
Questa volta hanno alzato la voce anche quelli che per decenni erano rimasti in silenzio e avevano sostenuto il vecchio potere. Parliamo di persone che anche in passato erano contrarie alla cementificazione della costa, però non osavano dirlo.
La resistenza civica è l’unico valore che i politici non sono riusciti a distruggere dopo il cambio di potere nel 2020. Oggi i cittadini si sentono più liberi di esprimere il proprio dissenso. Chi non osava opporsi durante il governo DPS, oggi riesce a farlo. Dovremmo essere felici per il fatto che sempre più cittadini sono pronti a proteggere i beni comuni che ci sono rimasti, perché solo così possiamo difendere questi beni dall’avidità che caratterizza tutti i partiti politici.
Quali sono gli aspetti più problematici dei recenti accordi tra Montenegro ed Emirati Arabi Uniti?
Questi accordi ignorano la Costituzione e le leggi montenegrine, si concentrano sulla realizzazione degli interessi di un investitore prescelto, aboliscono persino il principio di concorrenza nella gestione del patrimonio più prezioso del Montenegro e, come sta emergendo, ostacolano il processo di adesione all’UE. Ad affermarlo sono i membri del Parlamento europeo, uno schiaffo arrivato il giorno dopo l’approvazione degli accordi.
Abbiamo fatto tanto rumore per informare la popolazione locale e per presentare le nostre argomentazioni al parlamento di Podgorica. Non siamo riusciti a convincere i deputati, però almeno abbiamo attirato l’attenzione dei cittadini e dell’Unione europea.
In vista del dibattito parlamentare sugli accordi in questione, avete inviato a Bruxelles le vostre proposte e critiche. Ritiene che la reazione degli europarlamentari sia una risposta adeguata o ci possiamo aspettare una risposta più formale?
La risposta arrivata da Bruxelles è un inizio. La leadership al potere ha sempre sminuito le proposte presentate da cittadini, ma anche quelle avanzate da alcuni deputati. Quando poi è intervenuto il presidente della Repubblica, lo hanno ignorato. Così siamo giunti al punto in cui è il Parlamento europeo a difendere la nostra Velika Plaža di fronte alle azioni del nostro governo e a sostenere la strada europea del nostro paese minacciata dal nostro premier.
Mi aspetto che il presidente della Repubblica decida di rinviare al parlamento la legge sugli accordi con gli Emirati Arabi Uniti, così i deputati, prima di esprimersi nuovamente su questi accordi, avranno la possibilità di sentire cosa ne pensa l’UE.
Come commenta il fatto che siamo costretti a rivolgerci a Bruxelles per questioni così importanti come la tutela del patrimonio naturale, invece di pretendere risposte dalle nostre istituzioni?
La prassi di rivolgersi a Bruxelles è diventata una consuetudine perché le nostre élite politiche hanno dimostrato di non essere abbastanza mature per superare alcuni conflitti e divergenze e trovare un linguaggio comune sulle questioni di interesse pubblico.
Credo sia ormai chiaro a tutti che ogni partito politico pone i propri interessi al di sopra dell’interesse pubblico. Ecco perché di fronte ad un problema così serio da poter mettere in discussione il percorso europeo del Montenegro siamo costretti a rivolgerci a Bruxelles, ed evidentemente dovremo continuare a farlo fino a quando non saremo effettivamente capaci di prenderci cura dei nostri beni comuni.
Le autorità montenegrine elogiano l’Europa, ma in quale misura le loro azioni sono in linea con i principi europei?
Conosciamo bene questa storia: si riempiono la bocca parlando dell’Unione europea, mentre si arricchiscono grazie ai soldi dei cittadini. Questa è la nostra realtà da ormai trent’anni.
Credo che ogni cittadino montenegrino sia ormai capace di distinguere tra chi sostiene sinceramente il processo di integrazione europea e chi invece ne approfitta per perseguire i propri interessi.
Vi è però una costante in mezzo a tutti questi cambiamenti politici. Il sostegno dei cittadini montenegrini all’adesione all’UE non è mai diminuito. Tutti i sondaggi d’opinione dimostrano che i cittadini vogliono che il Montenegro entri nell’UE. Ecco perché i politici non fanno che parlare dell’Europa. Se i cittadini fossero contrari all’adesione, anche l’élite politica cambierebbe la retorica, perché i politici sono solo in cerca di voti.
Quindi, rivolgendoci all’Europa e a Bruxelles abbiamo la possibilità di fermare questa follia e di far capire al nostro governo di non poter portare avanti i progetti come quello che minaccia la Velika Plaža.
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