Montenegro, il servizio pubblico ostaggio del clientelismo

Dopo la recente condanna per abuso d’ufficio del Presidente e di tre membri del Consiglio della Radiotelevisione del Montenegro (RTCG), continuano le polemiche sulla nomina di Boris Raonić a direttore dell’emittente pubblica montenegrina

22/10/2025, Zoran Radulović - Podgorica
Camion e troupe televisiva della RTCG

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© Wandering views/Shutterstock

(Originariamente pubblicato da Montenegro Media Institute, il 29 settembre 2025)

Il presidente e tre membri del Consiglio della Radiotelevisione del Montenegro (RTCG, emittente pubblica montenegrina) sono stati recentemente condannati in primo grado per abuso d’ufficio, dopo che nel giugno 2023 avevano nuovamente nominato Boris Raonić direttore della RTCG.

La sentenza, seppur non definitiva, ha suscitato grande interesse dell’opinione pubblica e reazioni piuttosto controverse.

Prima però ripercorriamo i momenti salienti della vicenda, che si protrae ormai da anni.

Il Consiglio della RTCG aveva nominato Raonić come direttore dell’emittente pubblica per la prima volta nell’agosto del 2021 a seguito di un concorso pubblico. Già allora c’era chi sosteneva che Raonić non soddisfacesse i requisiti previsti dalla legge per l’elezione del direttore del servizio pubblico. Tuttavia, la maggior parte dei membri del Consiglio aveva ignorato queste critiche, peraltro ben argomentate.

Successivamente, con una sentenza definitiva emessa sulla base di una denuncia sporta da Nikola Marković, uno dei candidati al concorso di cui sopra, la Corte suprema di Podgorica ha constatato che Raonić era stato eletto illegalmente, annullando la decisione sulla sua nomina.

“Sul piano giuridico – si legge nella sentenza – l’annullamento della decisione di nomina può portare ad una nuova procedura di selezione tra gli altri candidati che hanno presentato domanda oppure all’annullamento del concorso, nel qual caso, il convenuto [il Consiglio RTCG, ndr.] ha la possibilità di riesaminare le candidature rimanenti e di prendere una decisione in conformità alla legge”.

Nonostante il verdetto della Corte Suprema, nel giugno 2023 il Consiglio della RTCG ha nuovamente nominato Boris Raonić direttore dell’emittente pubblica. Ciò è avvenuto malgrado l’avvertimento che, dopo una sentenza definitiva, una simile decisione avrebbe potuto comportare la responsabilità penale dei membri del Consiglio.

Tali critiche si fondavano sulla posizione, ritenuta evidente, della Corte Suprema, secondo cui il Consiglio dell’RTCG avrebbe dovuto scegliere tra due opzioni: annullare il concorso del 2021 e indire una nuova procedura di selezione del direttore generale, oppure nominare uno dei candidati rimasti in lizza, ossia quelli che soddisfacevano i requisiti previsti dalla legge.
Anziché scegliere tra due opzioni indicate dalla Corte, il Consiglio RTCG ha accolto un’interpretazione secondo cui Raonić poteva essere rieletto perché nel frattempo avrebbe soddisfatto i criteri previsti dalla legge.

“L’avvocato Željko Mićović [membro del team legale della RTCG, nda.] ha affermato che Raonić ha il diritto di candidarsi e che i membri del Consiglio non hanno alcuna responsabilità penale per quanto riguarda la nomina del direttore generale”, si legge nel verbale della seduta pubblicato sul portale della RTCG.

Secondo Mićović, nella sentenza “si afferma chiaramente che tutti i partecipanti [al primo concorso del 2021] possono essere inseriti nella lista [dei candidati per la seconda nomina]. A fargli eco è stata Zorica Đukanović, avvocata di Raonić, secondo cui la denuncia contro il Consiglio RTCG non era focalizzata sull’annullamento del concorso.

Alla domanda di Noad Zorić, uno del membri del Consiglio RTCG, se un’eventuale rielezione di Raonić potesse essere considerata legittima, l’avvocato Mićović ha risposto: “Il Consiglio è esonerato dalla responsabilità penale, non avete alcuna responsabilità perché avete annullato la [prima] nomina [di Raonić del 2021]. Potete votare chi volete”.

Ma non finisce qui.

Nell’ottobre del 2024, sulla base di una denuncia sporta da Srđan Ćović, un altro candidato alla carica di direttore della RTCG, l’Alta corte di Podgorica ha emesso una sentenza analoga a quella della Corte suprema, affermando che anche la seconda nomina di Raonić come direttore della RTCG, risalente a giugno 2023, era illegittima.

Il Consiglio RTCG ha accolto la decisione dell’Alta corte, annullando la decisione di rieleggere Raonić nel 2023, però poi ha subito deciso di nominare lo stesso Raonić come direttore ad interim.

Nel frattempo, è stato organizzato un nuovo concorso e Raonić è stato eletto direttore della RTCG per la terza volta. I restanti otto candidati si sono rivolti all’Ispettorato del lavoro, sottolineando che Raonić non poteva essere eletto per la terza volta, considerato che la legge sull’emittente pubblica prevede il limite dei due mandati per la carica di direttore generale.

Dopo diversi accertamenti, l’Ispettorato si è espresso sulla vicenda, sostenendo che la terza nomina di Raonić equivarrebbe ad un secondo mandato.

“Si giunge alla conclusione che, con la terza nomina, a Boris Raonić è stato conferito un nuovo mandato (il secondo), mentre la seconda nomina non ha segnato l’inizio di un nuovo mandato della durata di quattro anni, bensì una continuazione del primo mandato del 2021”.

Quello di Raonić non è un caso isolato. Tra i tanti esempi di violazione del limite dei due mandati, spiccano quelli dell’ex presidente del Montenegro Filip Vujanović e quello dell’ex presidente della Corte suprema Vesna Medenica.

Torniamo però alla recente sentenza di primo grado contro quattro membri del Consiglio RTCG, accusati di abuso d’ufficio e condannati a pene detentive con sospensione condizionale della pena.

Ospite del principale telegiornale della RTCG, Boris Raonić ha commentato il verdetto, prendendo le difese dei suoi colleghi del Consiglio.

“Il verdetto contro i membri del Consiglio, oltre ad essere paradossale e vergognoso, è insostenibile dal punto di vista legale e pericoloso per l’ordinamento giuridico del Montenegro”, ha dichiarato Raonić. “Seguendo la logica di questa sentenza scandalosa, i membri di tutti gli organi collegiali potrebbero finire dietro le sbarre per le loro decisioni, anche in assenza di prove concrete”.

Raonić si è poi detto convinto che l’Alta corte possa mostrare la forza e l’integrità necessarie per “rimediare a questa ingiustizia e dimostrare che in Montenegro vige ancora lo stato di diritto”. Il direttore della RTCG ha anche accusato uno dei giudici di aver manipolato le prove a svantaggio degli imputati.

La risposta del collegio giudicante non si è fatta attendere.

“Per noi il rispetto delle istituzioni e dell’ordinamento giuridico non è una frase fatta, bensì un principio”, scrivono i giudici in un comunicato stampa. “Chi prende sul serio e rispetta questo principio, non si spingerebbe mai a definire ‘vergognosa’ e ‘scandalosa’ una sentenza che lo riguarda direttamente, e ancor meno a lanciare un attacco personale contro un giudice […] Questo non è il rispetto delle istituzioni e dell’ordinamento giuridico, e di certo non è una critica benevola, legittima e giuridicamente fondata, volta a migliorare la prassi giudiziaria e a rafforzare lo stato di diritto”.

La legge sull’emittente pubblica, all’articolo 12, obbliga la RTCG e i suoi dipendenti, tra le altre cose, a contribuire al rispetto e al rafforzamento dei diritti e delle libertà fondamentali, dei valori e delle istituzioni democratiche, del pluralismo delle idee, della cultura del dialogo pubblico, degli standard linguistici, della privacy e della dignità della persona, nonché a fornire informazioni imparziali, accurate, tempestive, comprensibili ed equilibrate sugli eventi di interesse pubblico.

Secondo il Codice etico della RTCG, peraltro adottato durante uno dei mandati di Raonić, tutti i dipendenti dell’emittente pubblica sono tenuti a rispettare i seguenti criteri etici: la legalità del lavoro, il principio di professionalità, competenza e imparzialità, il principio di integrità morale e onestà, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani, la dignità della persona, il principio di responsabilità e di trasparenza (articolo 2).

I dipendenti, nelle loro esternazioni pubbliche, devono dimostrare onestà, professionalità e moderazione, evitando di rilasciare dichiarazioni che possano essere oggettivamente in contrasto con il lavoro svolto. Tra queste rientrano le affermazioni riguardanti le questioni di interesse pubblico, comprese quelle che implicano critiche rivolte a politici, esponenti di governo, funzionari e altre personalità pubbliche, con l’obbligo del dipendente di distinguere attentamente tra fatti e giudizi di valore (articolo 15).

Infine, i dipendenti della RTCG, nelle loro apparizioni pubbliche, non possono rilasciare dichiarazioni denigratorie nei confronti di persone fisiche e giuridiche. Devono rispettare la cultura e la legalità del discorso pubblico, astenendosi dal pronunciare affermazioni che possano danneggiare la reputazione dell’emittente pubblica. Nel caso in cui un dipendente della RTCG decidesse di esprimere pubblicamente un’opinione personale, deve sottolineare che si tratta di una sua opinione, in conformità all’articolo 16 del Codice etico.

Quindi, l’etica nei media non si riflette solo nel contenuto dei programmi, ma anche nel modo in cui una testata viene gestita, così come nel rispetto delle leggi e delle decisioni dei tribunali.

Se il direttore della Radiotelevisione del Montenegro viola i principi sopra menzionati, come nel caso di Boris Raonić, è compito del Consiglio della RTCG intervenire. Tuttavia, in questo caso si crea un vero e proprio circolo vizioso, con il Consiglio stesso che da cinque anni si limita a riconfermare Raonić alla guida del servizio pubblico.

Questa pubblicazione è il risultato delle attività svolte nell'ambito del Media Freedom Rapid Response e nell'ambito di ATLIB - Transnational Advocacy for Freedom of Information in the Western Balkans, un progetto cofinanziato dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Tutte le opinioni espresse rappresentano le opinioni dell'autore e non quelle delle istituzioni cofinanziatrici.

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